BEVILACQUA, Giovanni Ambrogio, detto Liberale
Nacque quasi certamente a Milano, intorno alla metà del sec. XV, da un Pietro falegname. Immatricolato all'Arte dei pittori nel 1481, risulta fra gli artisti che lavoravano per il duca Francesco Sforza. Nella chiesa parrocchiale di Landriano (Milano) vi sono due affreschi datati 1485, uno dei quali, raffigurante S. Rocco tra i ss. Sebastiano e Cristoforo, è firmato "Ambrosius de Beacquis". Un affresco parimenti firmato e datato 1486, oggi perduto, è descritto dal Torre (1674) come esistente sulla facciata del Luogo pio di carità, a Milano; del 1487 è una citazione, per un lavoro imprecisato, in un registro di spese della fabbrica del duomo di Milano (Albuzzi, Calvi); nel 1495 il B. esegue un restauro per l'Ospedale Maggiore. Di una sua attività alla certosa di Pavia - verosimilmente accanto al Bergognone, negli ultimi anni del Quattrocento - fa cenno il Rio, ma si ignora la fonte di tale notizia. Del 1502 infine è la pala di Brera, Madonna col Bambino e santi, firmata "Io. Ambrosius de Beaquis - dictus Liberalis". Dopo il 1512, anno in cui risulta testimonio in un atto pubblico, non si hanno più notizie di lui. è infatti molto improbabile, sulla base dei responso stilistico, che l'Ambrogio da Vigevano, che nel 1514 sottoscriveva insieme con Cristoforo de' Mottis gli affreschi della "Madonnina" a Cantù, sia il Bevilacqua.
Nelle prime opere documentate, gli affreschi di Landriano, il B. appare come un pittore di livello provinciale, ma padrone di un suo linguaggio di ispirazione prevalentemente foppesca: vedi le rustiche figure dei tre santi (nell'affresco firmato) e i ritratti dei devoti (nell'altro affresco con la Vergine in trono, il Bambino, s. Giovani Battista e s. Antonio abate), affini ai Bottigella della omonima pala pavese del Foppa. Non sembra quindi, potersi definire il B. il "dolce scolaro del Bergognone" come ritiene il Malaguzzi Valeri (1902), anche se molte afinità possono riconoscersi fra i due pittori. A distanza di oltre quindici anni, la pala braidense del 1502 rivela un artista più maturo che si esprime nei modi tipici, ma più convenzionali e generici della pittura lombarda di fine secolo, non senza qualche venatura leonardesca.
Sulla base di questi pochi dipinti documentati, il Malaguzzi Valeri ha imbastito un catalogo comprendente parecchie opere, peraltro ineguali di livello e di stile, alcune delle quali possono però ragionevolmente ascriversi al B.: la Madonna col Bambino, singolare dipinto su tavola con parti ricamate e ornate di vetri e genune, della raccolta Bagatti Valsecchi di Milano; la consimile Madonna, già Piccinelli, conservata ora nel Museo d'arte antica di Milano (Castello sforzesco); il Presepio delle Gallerie di Dresda (già in S. Maria della Pace a Milano e già attribuito al Bergognone); la tavoletta della Carrara di Bergamo, con la Madonna, santi e un devoto (attribuita al B. dal Morelli). Qualche dubbio desta invece il trittico in S. Maria di Casoretto (Milano) che dovrebbe essere anteriore agli affreschi di Landriano; e ancor più il trittico di S. Vito a Somma Lombarda (Varese), piuttosto riferibile ai pavesi Chiesa.
Del fratello Filippo, annoverato dal Lomazzo tra i pittori illustri di Milano, non si conoscono opere né si hanno altre notizie.
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