BEVIGNATE (Benvegnate)
Benedettino silvestrino, nato a Cingoli (Macerata), fu attivo come architetto, e forse scultore, da circa la metà del sec. XIII ai primi decenni del XIV per un vasto raggio dell'Umbria, tra Perugia e il suo territorio, Gubbio ed Orvieto. Collaborò sin dall'inizio al grande acquedotto che dal monte Paciano convoglia l'acqua a Perugia; nel 1277 ricevette gli ultimi pagamenti per un'altra opera grandiosa già compiuta, il ponte presso Deruta (doc. nell'Arch. di Stato di Perugia, pubblicato in Nicco Fasola, 1951). Dal citato archivio risulta pure che a B,. erano affidati il progetto ed il disegno della fonte maggiore di piazza, che è appunto la mostra con cui termina l'acquedotto. Infatti nella prima e più alta iscrizione sull'orlo della tazza di bronzo, riferentesi all'anno 1277, è ricordato come autore dell'opera congiuntamente a Buoninsegna da Venezia, mentre la fusione della tazza, del gruppo delle ninfe, del coronamento con i grifi e leoni è di un Rubeus. identificato con il Rosso Perugino.
Il fatto che solo questi tre nomi compaiano nella scritta relativa al fastigio della fonte, e la considerazione che la data 1277 è anteriore all'arrivo a Perugia di Nicola e Giovanni Pisano, portano a concludere che anche il trasferimento dal modelletto ai modelli esecutivi, fatti in cera su armatura di legname (dato che lo stile delle figurazioni è ad evidenza assai superiore alle possibilità del Rosso e chiaramente differenziato da quello dei Pisani e di Arnolfo), va riportato allo stesso B., che così può essere considerato anche scultore.
D'altra parte l'anteriorità della data, rispetto a quella sottostante del 1278, iscritta nel bacino mediano, dove si dà memoria del compimento dei lavori, riprova che l'intera fonte, nel suo complesso organico, era già costruita prima dell'arrivo dei Pisani e che la parte alta in bronzo era stata già non solo modellata e fusa, ma pure messa in opera sul fulcro poligonale di sostegno, in attesa di montarvi successivamente attorno le lastre e i cantonali scolpiti, costituenti i due degradanti bacini. Nella lunga e ben più famosa iscrizione sul secondo bacino B. torna ad essere con molti elogi ricordato come "operis structor" e "per omnia ductor"; e, proprio perché ad ognuno fosse attribuito il suo, di Búoninsegna si dice ancora che è il "ductor aquarum", e si aggiungono i nomi degli scultori Nicola e Giovanni. Non si deve ignorare o contraddire una così inoppugnabile testimonianza sugli autori e sulla successione dei tempi nell'opera: non si vede quindi che credito possa ancora darsi al Vasari, che forse non poté leggere l'iscrizione sul bronzo o di proposito trascurò d'interpretarla onde, con partigianeria regionale, attribuire ai due Pisani l'architettura, oltre che tutte le sculture, della fonte.
Nell'archivio perugino B. è ricordato di nuovo nel 1277, quando gli fu dato l'incarico di richiedere a Carlo d'Angiò l'opera di Arnolfo, che giunse a Perugia solo nel 1281, per occuparsi di una più piccola fontana poi demolita, certo in collaborazione con lo stesso Bevignate. Nel 1281 B. è, infatti, occupato a perfezionare i due grandi bronzi, il grifo e il leone, già collocati in relazione con questa fonte minore e poi, forse nel Quattrocento, sistemati sulla facciata verso la piazza del palazzo comunale, dove ancor oggi si vedono.
Dopo una lacuna nei docurnenti perugini, corrispondente con probabilità a viaggi per opere fuori città e ad un soggiorno più continuato a Gubbio, per la costruzione del convento e della chiesa di S. Francesco, B. ricompare a Perugia e, come nel tempo precedente, dimostra sempre godere di preminente autorità direttiva ed esecutiva nelle maggiori intraprese e deliberazioni del Comune. Nel 1284 infatti deve organizzare i riattamenti del palazzo papale, per accogliervi Martino IV, nel 1287 è posto come "superstans, factor et actor" del monumento funebre di quel pontefice, monumento poi demolito, e di cui restano solo alcune lastre riattate nei pulpiti del duomo. Nell'ultimo decennio del sec. XIII è di nuovo fuori Perugia, a Gubbio, dove ancora la fabbrica di S. Francesco non è ultimata (documenti in Lucarelli, 1888), e soprattutto ad Orvieto. Qui l'Archivio dell'Opera testimonia la priorità e l'importanza basilare dei suo intervento nel duomo orvietano. Nel 1295 e poi nel 1300 B. viene confermato nell'ufficio di soprastante alla fabbrica, a cui aveva atteso sin dall'inizio: onde è pienamente giustificata l'assegnazione a lui della struttura delle navate e del primo ordine della facciata. Un progetto complessivo di terminazione monocuspidata della facciata medesima, tracciato in un grande foglio di cartapecora, è conservato nel Museo dell'Opera. Assai differente nello stilee nell'intento da altro foglio più tardo (che viene assegnato al Maitani), esso è da attribuirsi a B.: vedendovisi alcune sculture in site nei pilastri centrali e sopra le porte, ne viene la conferma che l'artista aveva già ideato e, in parte, compiuto la decorazione scultorea prima dell'arrivo del Maitani, all'opera ed alla scuola del quale essa viene nella sua totalità indebitamente assegnata.
Nel 1300, allontanatosi da Orvieto, B. viene incaricato della nuova fabbrica del duomo di Perugia, che egli non poté ultimare, ma a cui certamente dette, iniziandola dalla parte del coro, quell'interessante impianto di Hallenkirche,che aveva già sperimentato nel S. Francesco di Gubbio, e che fu conservato anche quando la costruzione fu ripresa, lui già morto, nel 1342. L'ultimo documento riferibile a B. lo ricorda, nel 1305, nella carica di direttore di ogni intrapresa del Comune perugino, che egli aveva già tenuto e che dovette conservare sino all'ultimo, meritando la riconoscenza dei concittadini.
Oltre a quelle già citate e documentate, altre fabbriche gli sono attribuite dal Cellini, ma di esse nessuna rimane, per cui possa essere precisata ed approfondita la conoscenza del suo stile. Si può leggere invece assai bene nei valori architettonici della fonte maggiore, del S. Francesco di Gubbio, ed in quanto a lui si deve del duomo di Orvieto. Il problema critico, ravvivato dall'impostazione del de Francovich (Lorenzo Maitani scultore…,in Boll. d'Arte,VI [1928], pp. 339-372),ha appassionato e trascinato in accesa polemica molti studiosi, tra i quali la Nicco-Fasola, il Carli e il Bonelli.
Più approfondite analisi portano ormai a conoscere anche più addentro la formazione del B., e soprattutto un'ampia prospettiva storica lo colloca nel giusto ruolo che gli compete, di primo animatore, fra i secc. XIII e XIV, di una corrente architettonica umbra, di significato ben distinto da quella toscana, e di maestro di tutta una generazione di grandi architetti pre-rinascimentali, tra cui Matteo Gattaponi e Angelo da Orvieto. Il riferimento poi delle sculture di Orvieto, Todi (Cellini, 1958)e Perugia all'opera e alla direzione di B., autorizzato da un'attenta interpretazione dei documenti, è soprattutto originato dalla doverosa esigenza di enucleare e valorizzare i caratteri finora misconosciuti della scultura umbra, assai notevole ed originale nel contesto dell'arte gotica italiana.
BIBL.: C. Crispolti, Perugia Augusta,Perugia 1648, pp. 19, 58; P. Penini, Historia di Perugia,I, Venezia 1664, pp. 286, 292; L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed architetti perugini,Roma 1732, pp. 17-21; A. Mariotti, Lettere pittoriche perugine,Perugia 1788, pp. 22-28; J. Meyer, Allgem. Kúnstler-Lexikon,III,Leipzig 1885, p. 775; O. Lucarelli, Memorie e guida stor. di Gubbio,Città di Castello 1888, pp. 585-588 (con rifer. ai manoscritti nella Bibl. Sperelliana e negli Archivi Lucarelli e Ranghiasci di Gubbio); L. Fumi, Il Duomo di Orvieto e i suoi restauri,Roma 1891, p. 177 (docc. VIII e IX, dall'Archivio del Comune di Orvieto); A. Rossi, Fra' Bevignate architetto Perugino,in IlVecchio Grifo (Perugia 1891), I, pp. 2 s.; II, p. 4; III, pp. 3 S.; P. Cellini, Appunti orvietani,II,in Riv. d'Arte,XXI(1939), pp. 238 s.; R. Bonelli, Il problema critico dei disegni per la facciata del Duomo di Orvieto,in Boll. dell'Istituto stor. artist. orvietano,III,(1947), 1, pp. 1-5; E.Carli, Le sculture del Duomo di Orvieto,Bergamo 1947, pp. 10 s., 21 s.; G. Nicco Fasola, La fontana di Perugia,Roma 1951, pp. 8-10, 12-14, 19, 35 (docum. dell'Archivio di Stato di Perugia, pp- s6-62); P. Toesca, IlTrecento,Torino 1951, p. 47; P. Cellini, Della Fontana Maggiore di Perugia,in Paragone,II(1951), 15, pp. 17-22; L. Bianchi, La Fontana di Perugia e il suo architetto,Firenze 1956, pp. 10, 13, 16 s., 22-24, 27, 29; P. Cellini, Appunti orvietani, III…,in Paragone,IX (1958), 99, pp. 3-16 (con bibl.); J. White, The reliefs on the facade of the Duomo at Orvieto,in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes,XXII(1959), pp. 254-302; P. Cellini, Giuochi d'acqua a Perugia: fra' Bevignate e la fontanina di Arnolfo,in Paragone,XI(1960), 127, pp. 3-34 (con altra bibl.); G. Previtali-P. Ceschi, in G. Vasari, Le Vite…,I,Milano 1962, pp. 250, 339; M. Papi, IlPoema figurativo di fra' Bevignate,Roma 1965, p. 24 n. 14 (rif. a doc. dell'Arch. di Monte Fano); U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,III, p.559; Enc. Catt.,II,col. 1531.