BETTOLI (Betolli, Bettolli)
Famiglia di maestri muratori e architetti originari della Lombardia e operosi a Parma dall'inizio del sec. XVII. Nella famiglia si ripetono gli stessi nomi attraverso le generazioni ed è quindi molto difficile stabilire le parentele.
Cristoforo, detto il Trivellino, nel 1711 è operoso nella chiesa e nel convento dei teatini (S. Cristina) di Parma. Nell'Archivio della Steccata l'11 marzo 1719 egli è richiesto come capomastro a sostituire Carlo Bettoli di Giuseppe; avrebbe quindi lavorato alla torre dí Guastalla terminata nel 1732. Nell'Archivio del battistero di Parma sono registrati come figli di Cristoforo di Giovanni Battista, che potrebbe essere il Trivellino, Maria nata nel 1701, Giovanna Margherita Susanna nata nel 1702 e Giuseppe nato il 10 dic. 1704, che probabilmente è il Giuseppe che sarà capomastro della Steccata dal 1743 in poi.
Un Carlo, che potrebbè essere quello sostituito da Cristoforo nel 1719 alla Steccata, ricompare nell'Archivio della stessa chiesa nel 1733 (13 aprile), quando chiede l'approvazione dei suoi conti. Nello stesso anno firma la perizia di una casa e insieme con un Paolo è operoso al chiostro e alla chiesa dei serviti (ricevute del 1738-40; cfr. Scarabelli-Zunti). Nel 1769 vince un appalto per lavori di riattamento alle case Pij e Magavoli (Archivio di Stato, sez. I, serie XIV, Congregazione edili). Un Carlo di Cristoforo architetto è padre di Antonio Umberto (3 nov. 1766 - 17 ott. 1855), dottore in medicina e latinista, del quale, nel catalogo della Biblioteca palatina di Parma, figurano numerosi opuscoli medici, orazioni funebri, inscriptiones, carmina, ecc., che vennero pubblicati tra il 1792 e il 1844.
Secondo il Donati, Carlo era fratello di Antonio Maria del quale si conserva una perizia del 29 ott. 1733 (Archivio di Stato, sez. IV, serie LX, Racc. autografi. 4393), e che nel 1739 fu testimonio alle nozze di Giovanni Battista Bettoli e Lucia Lucci. Antonio Maria diede il disegno per l'ampliamento della chiesa dello monache teresiano (eseguito da Ottavio Bettoli) e, secondo lo Scarabelli-Zunti, in documenti relativi a questo lavoro viene definito architetto del marchese Alessandro Pallavicini di Roma. Nel 1754 era "ta, su disegno di A. Dalla Nave, la chiesa di S. Rocco: secondo il Donati (p. 103) Antonio Maria vi avrebbe lavorato coi fratello Carlo; in una lista dei maestri muratori e garzoni "che lavoravano al nuovo campanile…" del 9 maggio 1757 (Scarabelli-Zunti, ms. 106) Antonio Maria figura come capomastro. Il 17 genn. 1769 firma una supplica per "servire la comunità" come capomastro muratore e nello stesso anno riceve lavori e appalti; nel 1777 partecipa a una seduta dei capimastri muratori della chiesa collegiata parrocchiale di S. Pietro (Archivio di Stato, sez. I, serie XIV, Congregazione edili).
Un Ottavio si firmava "detto Trivelini", rivelando quindi una discendenza da Cristoforo. Nel 1739 diresse i lavori di ampliamento della chiesa delle teresiane su disegno di Antonio Maria: sorsero questioni con le suore e Ottavio scelse come perito della sua parte Adalberto Dalla Nave. Diede il disegno della chiesa parrocchiale della villa dei Tre Casali, alla cui esecuzione sovrintese Giovanni Battista: i lavori furono iniziati nel 1740 e compiuti nel 1766-67. Giovanni Battista, figlio di Angelo Francesco, si era sposato nel 1739 con Lucia Lucci (Luzzi). Con Ottavio firma una ricevuta per lavori alla chiesa di S. Pietro del collegio di S. Girolamo il 24 dic. 1760; Ottavio nel 1764 firma una ricevuta per le monache di S. Antonio abate e nel 1766 una perizia per il padre inquisitore (Scarabelli-Zunti). Secondo la guida dei Touring Club Italiano (Emilia e Romagna, Milano 1957, p. 320) la chiesa di S. Antonio abate, iniziata nel 1712 su disegno di Ferdinando Bibiena, fu compiuta nel 1766 con una cupola a doppia volta ideata da Giovanni Battista. L'11 apr. 1769 Ottavio concorre a un appalto (Archivio di Stato, sez. I, serie XIV, Congregazione edili). Il 20 luglio 1777 Giovanni Battista figura tra i capimastri muratori della chiesa collegiata parrocchiale di S. Pietro insieme con altri Bettoli, tra i quali un Francesco che, essendo qualificato "anziano", possiamo pensare sia Angelo Francesco padre di Giovanni Battista e probabilmente anche di Ottavio. Nell'Archivio di Stato di Parma (Rescritti, 20 sett. 1781) è conservata una lettera dalla quale risulta che Giovanni Battista fece il disegno e la stima di una casa "posta in Sissa e acquistata dalla reale ducale camera", disegno attualmente introvabile.
Giovanni Battista e Lucia Lucci ebbero vari figli, tra i quali Giuseppe, nato il 12 luglio1740, Cristoforo nato l'8 maggio 1745, Alessandro nato il 16 ott. 1747 e Pietro nato L'11 maggio 1750.
Un Giuseppe, allievo della scuola di disegno di G. Baldrighi, fu premiato dall'Accademia di Belle Arti nel 1764 per un disegno di nudo. Nel 1767 fu escluso dal premio Fiori dell'Accademia Clementina di Bologna per l'architettura e quadratura (cfr. Atti d. Acc. Clem. 1767, c. 63). Nel 1772, insieme con Pietro Martini, si recò a Parigi essendo "reale miniatore", nel 1774 fu nominato miniaturista e disegnatore del Regio servizio (Archivio di Stato, Rescritti, 2 marzo 1774) e l'anno seguente fu acclamato accademico d'onore dell'Accademia di Parma. Secondo il Thieme-Becker nel castello di Laxenburg presso Vienna vi era un acquerello su pergamena rappresentante un gruppo di personaggi della famiglia ducale, eseguito nel 1776 e firmato "Fr. Bettoli", ma è attualmente irreperibile.
Della stessa generazione dei Bettoli attivi nella prima metà del sec. XVIII era Pier Maria,della cui attività di architetto abbiamo notizia solo dallo Scarabelli-Zunti, che lo definisce "accurato disegnatore d'architetture" e dice di aver visto una pianta del palazzo dell'università da lui firmata. Suo figlio era Domenico, che il 14 sett. 1734 firmava una perizia definendosi capomastro e perito in arte (Archivio di Stato, sez. IV, serie LX, Raccolta autografi, 4396) e che ricevette un pagamento nel 1744 (14 luglio: cfr. Scarabelli-Zunti) per la porta di S. Lazzaro. Un Domenico figura nel 1757 tra i garzoni e muratori del nuovo campanile della chiesa di S. Rocco. Secondo lo Scarabelli-Zunti morì nel luglio 1766, essendo capomastro muratore della Comunità di Parma; certo morì prima dell'8 dic. 1786, dato che la Congregazione degli edili (Archivio di Stato, sez. I, serie XIV) in quella data deliberò di concedere una pensione alla vedova Lucia Poma, dalla quale aveva avuto due figli, Cristoforo (battezzato il 15 apr. 1753) e Pietro (battezzato il 4 maggio 1755)
Alla stessa generazione appartengono quindi Cristoforo di Giovanni Battista, nato 118 maggio dei 1745, e Cristoforo di Domenico; a questi va aggiunto Cristoforo di Arternio, che dagli atti di morte dell'Archivio del Comune di Parma appare morto il 2 maggio 1811 all'età di sessantatré anni: sarebbe quindi nato nel 1748; nel registro degli atti di morte egli è qualificato quale architetto, ma non sappiamo se.anche Cristoforo di Giovanni Battista e Cristoforo di Domenico lo fossero. Secondo il Testi, un Cristoforo avrebbe rifatto la volta della crociera meridionale del duomo. Dall'Archivio di Stato di Parma (sez. I, serie XIV, Congregazione edili) risulta che il 14 apr. 1769 un Cristoforo concorre tra gli altri per i lavori di riattamento delle case Pij e Magavoli. Nell'Archivio dell'Accadernia di Belle Arti si conserva un disegno rappresentante un "albergo reale" col quale Cristoforo vinse il primo premio di architettura nel concorso dell'Accademia del 1774 (10 luglio). Sempre dai documenti della Congregazione degli edili risulta un Cristoforo tra i capimastri muratori della chiesa collegiata di S. Pietro che partecipano alla seduta del 20 luglio 1777. Nel 1780 un Cristoforo è nominato "capomastro delle reali fabbriche" (Scarabelli-Zunti); in un'altra seduta (8 dic. 1786) della Congregazione degli edili Cristoforo viene eletto infermiere, nel 1787 è qualificato "anziano dei muratori di Parma" e nel 1789è "primo compagno". Dall'Archivio di Stato di Parma (sez. IV, serie LX, Raccolta autografi, 4395) risulta che Cristoforo architetto e capomastro costruisce la "porta nuova" e il 9 luglio 1810presenta una nota spese (perizia il 28luglio dello stesso anno). Il Donati (p. 74)attribuisce a Cristoforo la porta di S. Uldarico (che è appunto la "porta nuova", ora demolita), ma Scarabelli-Zunti sostiene che il disegno sia di Domenico Artusi. Dagli atti di morte dell'Archivio del Comune di Parma risulta che, Cristoforo di Artemio, architetto, sposò una Paola (morta nel 1839), dalla quale ebbe numerosi figli, tra i quali Ottavio (1784-1812), Pietro (1791-1852) e Giovanni Battista (1794-1816), che negli atti di morte o censimenti risultano architetti.
Contemporaneo di Cristoforo era Pietro Ilarione, che lo Scarabelli-Zunti dice succeduto nel 1766 a Domenico come capomastro della Comunità di Parma. Nel 1767 è perito della Congregazione degli edili (Archivio di Stato, sez. I, serie XIV, 22 sett. 1767) e nel 1768, secondo Scarabelli-Zunti, "venne chiamato ad ugual ufficio presso la real corte". Ma dall'Archivio di Stato (Rescritti, 19 nov. 1778) egli appare nominato capo soprastante in luogo di S. Sellier solo nel 1778, contemporaneamente con il figlio Antonio, il quale ne doveva fare le veci in caso di assenza. è introvabile una "relazione di visita fatta alla cupola della nuova chiesa di S. Liborio a Colomo", che, sempre secondo lo Scarabelli-Zunti, egli avrebbe redatto nel 1779 insieme con Raffaele e Fortunato Cugini. All'Archivio, di Stato (Rescritti, 15 maggio 1784) si trova la sua perizia a una casa Bonardi; in una riunione della Congregazione degli edili (Archivio di Stato, sez. I, serie XIV) dei 1789 Pietro Ilarione è inferiniere. Da Margherita Guarnieri Pietro Ilarione ebbe il figlio Antonio (nato il 17 giugno 1762), che a soli sedici anni riceveva la nomina acapo sovrastante aggiunto con l'incarico di sostituire in caso di assenza il padre, il quale aveva ricevuto la nomina nello stesso anno. Nell'anno 1782 Antonio dirige i lavori di riparazione al monastero di S. Caterina (Archivio di Stato, S. Caterina, filza XXX, Cancell., F.n. 39, 10 dic. 1782). Nel 1784 presenta al concorso dell'Accademia di Belle Arti un disegno di una biblioteca pubblica che viene molto lodato. Nello stesso anno le monache benedettine gli affidano il rifacimento della facciata della chiesa di S. Alessandro (Donati). Tale costruzione di carattere neoclassico incontra il favore delle monache di S. Paolo che gli commissionano la facciata della chiesa di S. Ludovico (Bertoluzzi, p. 144). Nel 1786 muore sua moglie Giulia Cervetta; secondo il Donati (p. 164), Antonio morì nell'amo 1789.
Un Giuseppe è capomastro alla Steccata negli anni 1743, 1757, 1759, 1761, 1762 (Arch. della Steccata e Testi, 1922). Lo stesso nome compare nella lista degli operai attivi al campanile di. S. Rocco nel 1757.
Un Carlo presenta nel 1778 un disegno al concorso dell'Accademia di Belle Arti e pur essendo definito "valoroso giovane" non vince alcun premio. Egli è probabilmente lo stesso Carlo di Giuseppe che nel 1784 chiede di essere assunto come capomastro della Steccata in sostituzione del fratello Francesco "divenuto di mente scemo" (notizia, senza indicazione del nome del fratello nell'Archivio delle Steccata, ad annum), che risulta capomastro nel 1775 e 1777. Carlo l'8 dic. 1786 è eletto cancelliere della Congregazione degli edili e conserva tale carica nel 1789(Archivio di Stato, sez. I, serie XIV). Nel 1786 fu eseguita (Bertoluzzi; Scarabelli-Zunti) la facciata della chiesa di S. Tommaso su suo disegno, nel 1787 egli è definito muratore e architetto dell'ordine costantiniano (Archivio della Steccata, 8 maggio 1787, lettera del marchese Caracciolo). Questo stesso Carlo è probabilmente il capomastro e perito della Steccata (nei cui archivi appare nel giugno e luglio 1816 e il 7 luglio 1821) che secondo il Testi "dopo la bufera napoleonica" provvede ai riattamenti e lavori di conservazione di dubbio gusto. Nel gennaio 1833 era morto.
Un Luigi compare nel 1777 in una seduta della Congregazione degli edili, in quella dell'8 dic. 1786 egli è eletto "anziano" e lo è anco ra nel 1789 (Archivio di Stato, sez. I, serie XIV, Congregazione degli edili). Non sappiamo nulla della sua attività. Giacomo di Luigi (battezzato il 4 luglio 1784) è capomastro della Steccata nel 1823 (Archivio della Steccata, 8 maggio 1823) e suo fratello Nicola (1780-1854), il personaggio più illustre della famiglia, appoggia in una lettera del 31 genn. 1833 (Archivio della Steccata) la sua sostituzione come capomastro al cugino Carlo che era già defunto, sostituzione che Giacomo aveva già chiesto il 10 dic. 1827.
Un altro architetto di cognome B., Francesco, secondo lo Scarabelli-Zunti, nel 1863 era accademico d'onore dell'Accademia di Belle Arti e nello stesso anno ebbe la medaglia di bronzo all'esposizione industriale di Parma per il disegno di un monumento e la pianta di una caserma per tremila uominì (ma il catalogo ufficiale, a p. 94 del quale lo Scarabelli-Zunti ha preso la notizia, è introvabile).
Fonti e Bibl.: Fonte principale, dove sono riportati anche documenti originali, è il ms. dei sec. XIX, conservato nella Galleria Naz. di Parma di E. Scarabelli-Zunti, Doc. e mem. di Belle Arti Parmigiane, VII(1701-50), pp. 15, 17, 18, 19, 20, 21; VIII(1751-1800), pp. 32, 33, 34, 36, 37 e passim; ma sono stati consultati, a Parma, anche l'Archivio del Battistero, i Registri degli Atti di Morte del Comune, l'Archivio della Steccata. P. Donati, Nuova descrizione… di Parma, Parma 1824, pp. 22, 55, 74, 75, 103, 164; G. Sertoluzzi, Nuovissima guida…, Parma 1830, pp. 2; 144, 170, 179; L. Testi, S. Maria della Steccata…., Firenze 1922, ad Indicem; A. Ghidiglia Quintavalle, La chiesa di S. Pietro Apostolo a Parma nella storia e nell'arte, Parma 1948, pp. 24, 25, 40; G. Allegri Tassoni, Mostra dell'Accademia (catal.), Parma 1952, ad Indicem; U.Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III ,pp. 547 s.