ALLIATA, Betto
Uomo politico e mercante pisano. Uno dei primi e più importanti membri della famiglia pisana Alliata, che sin dalla fine del sec. XIII, risulta dotata di forti sostanze e impegnata attivamente nel commercio, specialmente in rapporto con la Sardegna. Betto, figlio di Galgano, risulta avere avuto, insieme con i figli Francesco (o Cecco) e Galgano (o Gano), e con i fratelli Filippo (o Lippo), Bindo e Gaddo, case, terre e fondaci in Castel di Castro (Cagliari) e Iglesias (Villa Ecclesiae) per lungo tempo, oltreché in Pisa e nei dintorni: cfr. in Arch. di Stato di Pisa notizie 8 dic. 1304, 22 febbr. 1308, 5 genn. 1314, 24 genn. 1322. Da Pisa e dalla Sardegna estese i suoi rapporti al retroterra toscano, sulla via delle grandi compagnie fiorentine, alla Provenza, all'Italia meridionale, all'Adriatico, all'Africa, all'Oriente. Ebbe importanti cariche pubbliche, che utilizzavano la sua competenza nei settori finanziario e amministrativo. Il suo contributo alla politica finanziaria del Comune si esercitò anche direttamente, nella partecipazione sua e dei parenti alle prestanze, all'appalto delle gabelle cittadine, al commercio del grano.
In particolare: il 3 ott. 1293 un documnto lo ricorda in Castel di Castro impegnato in "società di mare e di terra" con altri mercanti pisani (Cecco Griffi, Porro e Gaddo Gambacorta) e con Bartolommeo del fu Guglielmo Garan di Barcellona. La società durerà due anni, con capitale complessivo di duemila libbre, che verrà impegnato sulle navi in partenza da Castel di Castro per ogni destinazione, nei trasporti di cacio, lana, pepe e altre mercanzie. Il 12 giugno 1294, d'ordine dell'assessore del Comune e del popolo di Castel di Castro, Betto ottiene in proprio favore il pignoramento di due case, per il valore di 120 libbre di denari aquilini minuti pisani contro un borghese di Castel di Castro suo debitore.
Il 16 apr. 1295, in Pisa, effettuava la restituzione di mille libbre di denari pisani avute da alcuni soci, ancora in una compagnia "di mare e di terra"da lui costituita insieme col mercante pisano Buonaccorso detto Coscio del fu Giunta da Fauglia.
Un documento del 28 apr. 1298 lo ricorda in Ancona, dove assume le veci di procuratore di un suo parente, Iacopo del fu Ugolino Alliata che pure trovavasi colà.
Il 3 sett. 1299 è in Acri, e in rapporto con due mercanti fiorentini, Cambi di Cambi e Soldo Ardinghelli; per conto dell'Ardinghelli effettua un pagamento di 1839 fiorini.
Il 3 marzo 1301 è in Pisa, partecipante ad una nuova societas maris per il commercio del legname proveniente dalla Provenza, ed anche in questa società figura un mercante fiorentino: Gherardaccio di Buonaccorso. Per lo stesso affare il 10 ottobre successivo Betto e i soci richiedono da Gherardaccio di Buonaccorso la restituzione di 400 fiorini d'oro. Un'altra società in Castel di Castro alla quale partecipa Betto è ricordata il 26 apr. 1308; in essa Betto e i fratelli avevano effettuato una consegna di mercanzie per una somma di 2000 fiorini d'oro.
Il 20 ott. 1309 lo troviamo in Famagosta (Cipro). Il 30 luglio 1310, in Pisa, riscuote un pagamento di 512 fiorini d'oro dovutigli per una contrattazione precedentemente avvenuta in Tunisi. Il 2 marzo 1313 Betto è tra i rappresentanti dei cittadini di Castel di Castro che devono versare al comune di Pisa le 72 mila libbre costituenti la quota fissa proveniente dal giudicato di Cagliari. Il 23 giugno 1312 e il 27 apr. 1313 Betto si occupa ancora di questioni finanziarie di interesse pubblico: è procuratore degli Anziani e di Manfredi da Chiaromonte, vicario di Pisa per conto di Enrico VII, allo scopo di trovar gente che presti denaro al Comune.
Il 20 luglio 1315 presso il Palazzo del podestà, poiché si tratta di affari riguardanti cittadini di un Comune con cui si era in guerra, Betto effettua un pagamento di 900 libbre dovute ai figli del fu Cerchio dei Cerchi di Firenze da altri Fiorentini, che probabilmente risiedono in Pisa.
Nell'amministrazione delle prestanze di cui Betto si occupava, il 3 ag. 1317, si era verificato un ammanco. Ad un comitatinus erano state rimborsate libbre 4 e soldi 8 di denari pisani, anziché libbre 14 e soldi 8, da lui precedentemente versate. Betto viene, quindi, sottoposto a giudizio del Consiglio del Senato e Credenza, ma la conclusione è a lui favorevole. Si ammette che si era trattato di un errore dello scriba e si decide d'ufficio l'indennizzo dell'interessato.
Alle stesse prestanze Betto stesso insieme con i fratelli contribuisce (23 marzo 1319), e sempre in riferimento alla loro gestione; l'8 apr. 1320 ci risulta anche in rapporti col Comune di Iglesias (Villa Ecclesiae).
Altre menzioni di rapporti commerciali: il 29 sett. 1319 èa Nicosia (Cipro). Il 9 genn. 1321 fa effettuare un trasporto di vino greco da Napoli. In un'ultima società di terra e mare compare il 22 maggio 1320.
Tra le mansioni politiche da lui esercitate ricordiamo che il 24 ott. 1307 risulta rappresentante degli uomini di Castel di Castro presso il Comune di Pisa, il 31 luglio 1309 ambasciatore del Comune di Pisa a Giacomo II d'Aragona, il 31 maggio 1316 e il 23 ott. 1329 ambasciatore a Roberto d'Angiò, il 15 dic. 1315 castellano di Castel di Castro, carica che ha anche più tardi (8 nov. 1319, 22 febbr. 1320). Sappiamo inoltre che egli ricoprì la carica di anziano del popolo, e poi di priore degli Anziani con grande frequenza, e cioè negli anni 1295, 1298, 1300, 1301, 1304, 1306, 1308, 1310, 1311, 1313, 1317, 1322, 1324, 1326.
Come testimonianza della potenza e del prestigio di Betto può essere ricordato il suo matrimonio con una donna che apparteneva a una delle più note famiglie nobili pisane: Isabella di Giovanni di Ugolino Simondi (cfr. doc. dell'11 nov. 1315). Il fatto che alcuni dei beni sardi di Betto e fratelli vennero gradualmente venduti è probabilmente da mettere in relazione con i crescenti pericoli di natura politica e con l'imminenza della conquista aragonese (5 genn. 1314, 24 genn. 1322).
La data di morte di Betto è nota attraverso la lapide tombale che si trovava nella chiesa pisana di S. Francesco: 16 marzo 1330.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Diplomatico Alliata (ad annum), secondo lo stile pisano; Ibid., Arch. del Comune, Div. A., 85, c. 24 t e85 t; 97, c. 13; 89, c. 197 t, secondo lo stile pisano; Breve Vetus seu Chronica Antianorum Pisane civitatis, a cura di F. Bonaini, in Arch. stor. ital.,VI (1848), ad annum, sec. lo stile pisano; R. Roncioni, Delle famiglie pisane, supplite da F. Bonaini, ibid., suppl. II, Firenze 1848-49, pp. 832-841; A. Solmi, Studi stor. sulle istit. della Sardegna..., Cagliari 1917, p. 284 n. 2.