BETTISI, Leonardo, detto Don Pino
Nato a Faenza da Antonio (o Ascanio?), è uno dei maestri maiolicari più noti del movimento "compendiario" o dei "bianchi" di Faenza, con G. B. Dalle Palle, Virgiliotto Calamelli, F. Mezzarisa, D. Pirotti e altri. là citato in documenti dal 1564 (riguardante sua moglie Lutia) al 1581. Morì prima del 31 ag. 1589.
Il figlio Antonio, che però non sembra abbia lavorato direttamente, ereditò la bottega nella piazza sotto il palazzo dei Popolo, probabilmente la stessa che già nel 1516 è ricordata come appartenente a Domenico e Tomaso di Bitixi: coi quali in tal modo resterebbe confermata l'esistenza di vincoli di parentela e quindi la discendenza dei B. da mercanti più che da produttori dell'arte della maiolica.
Dalla bottega del B. escono alcuni notevoli e ricchi servizi da tavola o " credenze ": nel 1568 quella, composta di 307 pezzi dei valore di L. 285.16.8, per Francesco de' Medici; nel 1571 quella per la famiglia Michelozzi-Alberti di Firenze; nel 1574 quella donata dalla comunità faentina al cardinale Boncompagni; nel 1576 quella per Alberto V di Baviera, della quale si conservano 112 pezzi fra il Residenz Museum. ed il Museo nazionale bavarese di Monaco; nel 1578 quella pure donata dalla comunità faentina al cardinale Guastavillani. il B., "maestro delle maioliche", fornì pure maioliche per Roma a fra Sabba da Castiglione (morto nel 1554), commendatore dell'Ordine gerosolimitano a Faenza, come appare da una tarda annotazione di un credito dell'anno 1570.
Non è facile distinguere le opere dei B. da quelle degli altri maestri contemporanei: non sempre infatti le sigle che contrassegnano i pezzi, quando ne sono muniti, indicano l'intervento diretto del capobottega; si tratta piuttosto di un distintivo, di un marchio di fabbrica, contrassegnante dunque opere che possono anche essere state dipinte da mani diverse. Pezzi marcati "DO PI" [Don Pino] si trovano, oltre che a Monaco, al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza e nella raccolta Ferniani della stessa città; nei Musei civici di Milano, di Torino e di Cremona; nel Museo nazionale della ceramica a Sèvres, nel Victoria and Albert Museum di Londra, in collezioni private di Roma, Firenze, Bologna, Faenza.
Pur non mancando esemplari ornati con le decorazioni tradizionali, come il genere "alla porcellana" tardo, che si scorge su di una scodella a Roma (Ballardini, 1924, tavv. 19-20), e la "grottesca" su fondo blu che il Malagola ha veduto sulle due fiasche con lo stemma Guastavillani nella villa di Barbiano, la maggior parte delle opere note munite di marca appartengono o a pezzi totalmente bianchi o ad altri con ornato del genere "compendiario" che, cominciato verso la fine della prima metà dei Cinquecento, ebbe nella seconda metà il momento più florido e continuò poi per tutto il secolo successivo diffondendosi in molte zone d'Italia e in quasi tutta l'Europa. Caratteristica di questa maniera èuna fresca, rapida notazione riassuntiva della figurazione, lasciata quasi allo stato di schizzo, impressionistica diremmo, nei colori turchino, giallo e arancio su di uno smalto bianco brillante, spesso, coprente. Da quanto appare dal servizio di Monaco e dal piatto di Cremona, la composizione complessa, che copre tutta la superficie con più figure e paesaggio, con scene storiche e bibliche, attrae il B., che pure ha lasciato opere più semplici, nelle quali l'ornato viene limitato alla figura di un putto, di una dama, di un'impresa araldica al centro, racchiusa da motivi vegetali a corona o su fascie che lasciano campo al fondo bianco latteo dello smalto.
Bibl.: C. Malagola, Memorie istor. sulle maioliche di Faenza,Bologna 1880, pp. 158-161, 368, ss.; F. Argnani, Il Rinascimento delle ceramiche maiolicate in Faenza,Faenza 1898, pp. 238 s.;G. Guasti, Di Cafaggiolo e di altre fabbriche di ceramiche in Toscana,Firenze 1902, pp. 457-459;G. Ballardini, Note intorno ai Pittori di faenze della seconda metà del Cinquecento,in Rass. d'arte 1916,pp. 62-69;Id., Note su Virgiliotto da Faenza,in Faenza,VI (1918), pp. 34 ss.; Id., Di una scodella di maiolica faentina con la marca "Do Pi", ibid.,XII (1924), pp. 86 ss.;Id., Spigolature:…Virgiliotto e "Don Pino" da Faenza, ibid., XIV (1926), 1-2, pp. 40-42;Id., Alcuni aspetti della maiolica faentina nella seconda metà del Cinquecento, ibid.,XVII (1929), 3-4, pp. 88, 95 s.; Id.,Opere di maestri compendiari faentini al museodi Torino…,in Torino,XII (1932), pp. 37 ss.; Id., La maiolica ital. dalle origini alla fine del Cinquecento,Firenze 1937, pp. 63 ss.; A. Minghetti, Ceramisti, Milano 1939, p. 66; L. Hager, Ein Maiolika-Tafelgeschirr aus Faenza im Residenzmuseum München,in Pantheon,XXIII (1939), p. 135;L. Zauli Naldi, Una credenza di "Don Pino" per Alberto V di Baviera,in Faenza,XXX (1942), 5-6, pp. 79-89; G. Liverani, La maiolica italiana sino alla comparsa della Porcellana europea,Milano 1958, pp. 45 ss.; Id., La rivoluzione dei bianchi nella maiolica di Faenza,in Faenza,XLIV (1955), 2, p. 29; L. Zauli Naldi, Pezzi firmati di Don Pino, ibid.,XLVII,(1961), 6. p. 133.