ARNIM, Bettina von (Bettina Brentano)
Poetessa, nata a Francoforte sul Meno il 4 aprile 1785 dal ricco droghiere italiano Pietro Antonio Brentano e da Massimiliana Laroche, figlia di quella letterata gentildonna, Sofia Laroche, che fu l'amica del Wieland e ospite gradita del Goethe giovane. Ebbe numerosi fratelli e sorelle, tutti vivaci e intelligenti; piú di tutti Clemente, il poeta, che a Bettina fu legato da intima tenerezza. Rimasta orfana, visse ora presso la nonna, ora presso l'uno o l'altro dei fratelli e delle sorelle, vagabonda e sognante, accostando gli uomini più insigni del suo tempo (basti ricordare il Goethe e il Beethoven), finchè nel 1811 sposò il poeta Achim von Arnim (v.) con cui visse felice per venti anni e a cui diede sette figli.
Rimasta vedova, volle "imbalsamare nell'arte i ricordi della sua vita". Così nacquero i suoi tre romanzi epistolari: Goethes Briefwechsel mit einem Kinde, 1835 (Il carteggio del Goethe con una bimba) in cui rivive il suo gentile idillio col Goethe, e "brillano di immortale luce" le figure del Goethe, della madre di lui e del Beethoven, come pure le minori figure del principe ereditario di Baviera, dei romantici Tieck e Jacobi, di Andrea Hofer, ecc.; la Günderode (1840), che rievoca in una maliosa cornice di poetici ricordi la giovane poetessa Caroline von Günderode, suicida per amore; Frühling-skranz, 1844 (La corona primaverile), dedicata alla memoria di Clemente e ai ricordì dell'infanzia e dell'adolescenza.
Intanto, in parte sotto l'influenza dello Schleiermacher e dei fratelli Grimm, l'attività instancabile di Bettina si volgeva alla filantropia e alle questioni sociali e religiose. Il suo Das Buch gehört dem König, 1841 (Libro per il Re), tutto pervaso di un caldo spirito umanitario, precorre le concezionì sociologiche dei tempi nuovi.
Le opere di Bettina furono accolte con larghissimo favore, specialmente la prima, che si divulgò rapidamente per tutta l'Europa, suscitando vero entusiasmo. Ella morì nel 1859 a Berlino, ammirata e rimpianta. L'atteggiamento della critica davanti alla sua opera subì quattro fasi diverse: dapprima seguì l'onda dell'universale ammirazione; in un secondo tempo, si preoccupò dell'autenticità degli epistolarî, e, avendola scoperta assai malsicura, tacciò l'autrice di falsaria; poi, intorno al 1880, il Loeper e altri scoprirono che molte lettere (specialmente di B. al Goethe e del Goethe a B.) erano autentiche, e ne intrapresero, con questo criterio, la riabilitazione; ora Bettina vien considerata non più come una pubblicatrice dì epistolarî, ma come una poetessa; e se ne riconosce il valore morale e artistico, la vivace fantasia, la squisita originalità, e la forza nel creare i suoi miti. Le resta, a buon diritto, il titolo che le diedero i contemporanei, di "Sibilla del Romanticismo".
Ediz.: Schriften (11 voll.), Weimar 1853, e S. W. per cura di W. Oehlke, Berlino 1922. Epistolarî autentici: con Goethe (curato dallo Steig e dal Bergemann), Lipsia 1922; con Achim von Arnim (curato dallo Steig), Berlino e Stoccarda 1913; con la Günderode (curato dal Geiger), Stoccarda 1895.
Bibl.: W. Oehlke, Prefazione alle S. W., cit.; id., B. v. Arnims Briefromane, Berlino 1905; W. Frels, B. v. Arnims Königsbuch, Lipsia 1912; K. Escher, B. Weg zu Goethe, Berlino 1922; B. Allason, Bettina Brentano, Bari 1927; L. Vincenti, I. Brentano, Torino 1927.