BESTUŽEV-RJUMIN, Aleksej Petrović, conte
Diplomatico russo, cancelliere dell'imperatrice Elisabetta, uno dei più eminenti rappresentanti di quel nuovo gruppo di uomini di stato russi, che uscirono dalla scuola di Pietro il Grande. B. nacque nel 1693. Nel 1707, insieme col fratello Michele, più tardi noto come diplomatico, fu mandato a studiare a Copenaghen e a Berlino. Nel 1713, col permesso dello zar, entrò al servizio dell'elettore di Hannover Giorgio Ludovico, che divenuto re d'Inghilterra (Giorgio I), lo condusse a Londra. A questo quadriennale soggiorno inglese fu dovuta probabilmente la sua posteriore anglofilia. Alla fine del 1717 B. ritornò in Russia, e nel 1721 cominciò la sua carriera diplomatica, come ministro residente alla corte danese. Da allora fino al 1740 B. rimase all'estero, passando 15 anni in Danimarca, dal 1721 al 1731 e poi di nuovo dal 1735 al 1740; nell'intervallo ebbe incarichi diplomatici ad Amburgo e in Sassonia. Il Bestužev-Rjumin, pieno com'era di ambizioni, sentiva il peso delle parti di second'ordine e mirò incessantemente a ritornare in Russia, per partecipare a quella lotta per il potere, che era cominciata dopo la morte di Pietro il Grande. Nel 1740, infatti, fu chiamato a Pietroburgo dal favorito dell'imperatrice Anna, Biron, al quale egli qualche anno prima aveva reso un importante servizio, durante la lotta sostenuta dal partito curlandese contro quello dei Holstein. Biron preparava evidentemente in B. un successore all'Ostermann, il quale stava a capo in quel tempo della politica estera russa.
Ma nel 1741, morta la zarina e caduta l'effimera reggenza del Biron, il B. fu arrestato ed esiliato. La salita al trono dell'imperatrice Elisabetta (novembre 1741) aprì finalmente al B. la via alla direzione della politica estera. B. propugnò in questo periodo una reazione nazionale contro gli stranieri. L'esilio dell'Ostermann lo liberò dell'unico avversario serio nel campo diplomatico. Elisabetta non amava B. e poco si fidava di lui; ma benché da principio fosse solo vice-cancelliere, tuttavia diresse di fatto la politica estera e cominciò subito a mettere in pratica il suo sistema politico che egli (con dubbio fondamento) chiamava "il sistema di Pietro il Grande". Questo sistema derivava dalla concezione di una radicale antitesi tra gl'interessi della Russia e quelli della Francia, in particolare in Turchia, in Polonia e in Svezia; perciò riteneva necessario appoggiarsi ad un'alleanza con le "potenze marittime", l'Inghilterra specialmente, l'Olanda, e anche con l'Austria; poiché sostenere gli Asburgo gli sembrava condizione indispensabile per conservare l'equilibrio politico sul continente europeo. Nei suoi rapporti all'imperatrice, il B. richiamava anche l'attenzione sul grande pericolo che i piani di conquista di Federico II di Prussia, allora alleato della Francia, rappresentavano per l'Europa in generale e per la Russia in particolare. Nei suoi sforzi di realizzare questo sistema B. incontrò grandi difficoltà, soprattutto per la francofilia dell'imperatrice. Dovette sostenere un'aspra lotta con l'ambasciatore francese a Pietroburgo marchese de La Chétardy che aveva forte influenza su Elisabetta.
La posizione di B. in questi anni non fu molto ferma. Dovette acconsentire alla conclusione dell'accordo del 1743 con la Prussia, nella cui durata del resto non credeva, e al matrimonio dell'erede al trono Pietro Fedorovič (il futuro Pietro III) con Sofia Augusta, principessa di Anhalt-Zerbst, la futura Caterina II, raccomandata da Federico. Ma nel 1744 gli riuscì finalmente di riportare una vittoria definitiva sul La Chétardy, essendosi procurati dei rapporti, nei quali il La Chétardy si esprimeva poco rispettosamente verso Elisabetta. Poco dopo dovette lasciar la Russia anche la madre di Caterina, la quale era stata sorpresa in intrighi politici a favore della Prussia.
Nel 1744 B. fu nominato finalmente cancelliere. Il decennio seguente fu il periodo della sua maggiore potenza. Nel 1746 portò a conclusione un'alleanza difensiva e offensiva tra la Russia e l'Austria e nel 1747 un accordo sussidiario con l'Inghilterra, secondo il quale quest'ultima si obbligava a finanziare la partecipazione, che in pratica ebbe solo valore dimostrativo, della Russia alla guerra per la successione austriaca. Durante gli anni seguenti, sotto la guida di B., si ebbe un'accanita lotta diplomatica con la Francia in Svezia, in Polonia e in Turchia e nello stesso tempo si preparò una nuova coalizione contro Federico.
Al sistema del B. e alla sua influenza fu dato un colpo mortale da quel mutamento nei reciproci rapporti fra le nazioni europee, che si andò preparando negli anni dopo il'50 e si manifestò definitivamente solo nel 1756. L'accordo di Westminster nel gennaio del 1756 tra l'Inghilterra e la Prussia, e, nel maggio, il primo accordo di Versailles tra la Francia e l'Austria, resero molto difficile la posizione di B. Attenendosi ostinatamente al suo sistema, egli voleva nello stesso tempo lottare con Federico, continuare la lotta con la Francia e conservare l'alleanza con l'Inghilterra. Il partito contrario, al quale appartenevano anche suoi ex-partigiani - suo fratello Michele e il vice-cancelliere conte M.J. Voroncov - prese tuttavia il sopravvento e l'orientamento filofrancese trionfò. Sentendosi isolato, B. si avvicinò in quest'epoca a Caterina, che cercava a sua volta alleati nella lotta col partito di corte a lei avverso. A questo avvicinamento è legato l'episodio, ancora oscuro, relativo alla campagna di Stefano Apraksin nel primo periodo della guerra dei Sette anni. Si devono respingere le accuse, perché fondate su elementi insufficienti e poco attendibili, secondo le quali B. si sarebbe venduto alla Prussia. A quanto pare B. e Caterina veramente cercarono di rimandare l'inizio della campagna di Apraksin, ma per considerazioni di carattere politico interno; desideravano cioè di avere a propria disposizione una forza armata sulla quale appoggiarsi (Apraksin era loro partigiano), al momento, previsto vicino, della successione. La parte avversa, tuttavia, ne approfittò per accusare Apraksin e B. di tradimento. Nell'aprile 1759 B. fu condannato ed esiliato.
Nella caduta di B. rappresentò, a quanto pare, una parte rilevante anche l'erede al trono Pietro Fedorovič, mal disposto contro B. a causa del suo atteggiamento nella questione del Holstein (B. s'era opposto alle pretese dell'erede sul Holstein, ritenendo che esse avrebbero complicata inutilmente la politica estera della Russia). Nel 1762, salita al trono Caterina II, B. poté ritornare dall'esilio e fu coperto di favori. Uno speciale manifesto dell'imperatrice dipingeva B. come condannato per un "errore involontario". Da allora fino alla morte, avvenuta nel 1766 B. fu il primo dignitario alla corte di Caterina, ma la sua influenza politica fu in realtà nulla. Aveva più di settant'anni e, secondo le testimonianze dei contemporanei, era già fisicamente e spiritualmente un uomo finito.
Dagli storici, la figura del B. è valutata assai diversamente: in modo recisamente negativo dagli storici francesi (Vandal, Waddington, Waliszewski), altamente apprezzata dall'inglese Bain e da alcuni russi (Bilbasov, Čečulin).
Non c'è dubbio che B. ricevette grandi somme di danaro dagli Inglesi e dagli Austriaci. Ma non si può dire che, da questo punto di vista, egli rappresentasse un'eccezione sul fondo generale dei costumi diplomatici dell'epoca, né che questo sia decisivo per spiegare il suo atteggiamento politico.
Bibl.: D. Bantus-Kamenskij, Slovar' dostopamjatnych ljudej russkoj zemli (Dizionario degli uomini eminenti della terra russa), mosca 1836; Solev'ev, Istorija Rossii (Storia della Russia), Mosca 1851-79, IV-VI; Presnjakov, A. P. Bestužev-Rjumin, in Dizionario biografico russo; Ščepkin, Russko-avstrijskij sojuz vo vremja Semiletnej vojny (L'alleanza russo-austriaca al tempo della guerra dei Sette anni), Pietroburgo 1902; Feoktistov, Otnošenija Rossii k Prussii v carstvovanie Elizavety Petrovny (Rapporti della Russia con la Prussia durante il regno di Elisabetta Petrovna), Mosca 1882; Bilbasov, Istorija Ekateriny II (Storia di Caterina II), I; Čečulin, Vnešnaja politika Rossii v navale carstvovanija Ekateriny II (La politica estera della Russia al principio del regno di Caterina II), Pietroburgo 1896; id., Ekaterina II v borbe za prestol (Caterina II in lotta per il trono), 1924; A. Rimbaud, Russes et Prussiens, Guerre de sept ans, Parigi 1895; A. Vandal, Louis XV et Elizabeth de Russie, Parigi 1882; R. Waddington, Louis XV et le renversement des alliances, Parigi 1896, K. Waliszewski, La dernière des Romanov, Parigi 1902.