bestia
Quasi sempre in senso generico: Cv II VII 4 lo pensiero è propio atto de la ragione, perché le bestie non pensano, che non l'hanno: e non dico pur de le minori bestie, ma di quelle che hanno apparenza umana e spirito di pecora o d'altra bestia abominevole; e così anche in III II 13, VII 9, IV XV 7, XXII 5; If XIII 114, XXX 24, Pg XX 11, XXIV 83, 85 e 135, XXVI 84; inoltre Fiore LXI 8, Detto 299. Altrove (Cv IV X 4, If II 48; Pg VIII 102 'l dosso / leccando come bestia che si liscia) il vocabolo è usato al singolare, con valore collettivo.
In altri luoghi, D., sdegnato della viltà e malvagità dei suoi simili, li paragona alle b., sia nella forma propria della comparazione (Rime CVI 23 omo no, mala bestia ch'om simiglia; Cv I VI 4 cotali [uomini] sono quasi bestie; III III 10 l'uomo... ama secondo la sensibile apparenza, sì come bestia; VII 6; IV XV 14 Costoro sempre come bestie in grossezza vivono), sia facendo un nesso strettissimo uomo-b., senza termini di paragone: chi da la ragione si parte... non vive uomo, ma vive bestia (II VII 4); è morto [uomo] e rimaso bestia (IV VII 14; così la lezione Busnelli-Vandeili; nell'edizione Simonelli viene eliminata l'integrazione chiarificatrice uomo).
È usato in senso figurato in If XV 73, dove le bestie fiesolane sono i Fiorentini, discendenti dai Fiesolani; e in Pd XIX 147, dove la bestia per la quale si lamenta il popolo di Cipro è Arrigo II di Lusignano.
In Pd XXI 134 s. Pier Damiano inveisce contro il lusso dei prelati del tempo di D.: quando essi cavalcano, e i loro ricchi manti li coprono insieme coi palafreni, costituiscono con questi ultimi un'unità: due bestie che van sott'una pelle.
Sull'interpretazione della parola in If XXIV 126 son Vanni Fucci / bestia, un certo numero di commentatori (Lombardi, Andreoli, Del Lungo, Porena, Sapegno, Chimenz) propende a credere che, più che epiteto ingiurioso, si tratti di un vero e proprio soprannome dato al personaggio dai suoi concittadini. Questa interpretazione trova sostegno nelle chiose del Buti (" Si nomina per lo nome in quanto dice Vanni, e per lo soprannome in quanto dice Fucci e per lo nomignolo in quanto dice bestia ") e dell'Anonimo (" e perché egli era bestiale, fu chiamato Vanni Fucci bestia "). Il Barbi (in " Bull. " XXV [1918] 55, riedito, con ulteriore precisazione, in Problemi I 273-274) ritiene molto probabile si tratti di un soprannome, in quanto era ed è tuttora tipica usanza toscana il giustapporre il soprannome al nome; è inoltre del parere che D. non voglia qui giudicare Vanni Fucci, ma gli faccia pronunciare tali parole autobiografiche per essere riconosciuto.
V. BESTIALE.
In alcuni casi il vocabolo ha un valore concreto, riferito a un animale determinato: in If I 58, 88 e 94 indica la lupa; in XII 19 il Minotauro; in XVII 30 la bestia malvagia è Gerione.
Il diminutivo ‛ bestiuola ' si incontra una sola volta, in Cv IV V 9, come epiteto rivolto agl'ignoranti presuntuosi, con valore chiaramente spregiativo: oh stoltissime e vilissime bestiuole...!