BERTUCCI, Giacomo, detto Iacopone da Faenza
Ultimo dei figli maschi di Giovan Battista il Vecchio, nacque a Faenza intorno al 1502. Fa testimonianza in patria per la prima volta nel 1527. Apprese i primi rudimenti dell'arte dal padre e dallo zio Girolamo e fece forse un primo soggiorno a Roma intorno al 1520; certo è che nel 1534 pagava la sua quota all'Accademia di S. Luca.
La prima attività faentina, fra il 1534 e il 1539, è legata a rapporti amichevoli e di lavoro coi fratelli Dossi. è anche noto che nell'estate del 1537 lavorava nella "delizia" estense di Belriguardo con Battista Dossi, Gerolamo da Carpi ed altri. Appartiene forse a questa fase dossesca la tavola firmata col S. Girolamo della collezione Fischmann di Monaco di Baviera. Tra il 1540 e il 1543 fu impegnato col concittadino G. Tonducci nella decorazione della cupola di S. Vitale a Ravenna. Dal 1545 al 1551, assente da Faenza, deve ritenersi occupato a Roma, ove si trovava sicuramente nel 1546, e forse anche a Firenze. In questo periodo è da collocare l'alunnato presso di lui di Taddeo Zuccari, come dice il Vasari che era in buoni rapporti col Bertucci.
Ritornato a Faenza, il B., orientato decisamente verso la maniera romana, dipinge (1552-53) la Deposizione già in S. Rocco, ora nella Pinac. comunale. Negli anni seguenti egli si occupò anche di lavori plastici ed architettonici. Fece, su suo progetto, le parti in stucco del monumento al medico Paolo Antonio Milcetti nella chiesa degli agostiniani di Faenza (1554-55, opera perduta); nel 1556 fece un progetto per la Torre civica dell'Orologio e disegnò una pianta della città di Faenza. Del 1558 era la tavola con l'Assunzione di Maria, eseguita per la confraternita di S. Maria dell'Angelo, che andò bruciata nel 1673. Forse la migliore opera nota del B. è la grande tavola, firmata e datata 1565, con l'Intoronazione della Vergine e santi e il ritratto del committente, che fra' Giovan Battista Paravicini di Brisighella gli aveva commesso fin dal 1562 per la sua chiesa dei celestini in Faenza e che ora si conserva in quella Pinacoteca comunale. Si giunge così al 1567, anno in cui il B. e il nipote Giovan Battista, detto il Giovane, suo aiuto e collaboratore, vengono accusati di eresia e condannati dal S. Uffizio. Avendo abiurato, furono poi scarcerati e poterono riprendere la loro attività. Il B. firmò infatti con la data 1572 la tavola con la Madonna e il Bambino e i ss. Antonio e Francesco d'Assisi,giànella S. Annunziata e ora in S. Antonino del Borgo Durbecco di Faenza. Nel giugno 1573 si impegnò a dipingere una tavola col Martirio di s. Lucia per la capp. Gucci nel duomo di Faenza: firmata e datata (1574) è nella donaz. Piancastelli dei Musei civici di Forlì. Nel 1575 ricevette la commissione di eseguire, in collaborazione col nipote Giovan Battista e coi Tonducci, i pannelli dipinti del soffitto ligneo della chiesa dei camaldolesi di S. Giovanni Battista di Faenza: i vari riquadri erano stati distaccati al tempo della demolizione della chiesa, e sono poi andati quasi completamente distrutti con l'incendio della Biblioteca nella seconda guerra mondiale. I documenti ricordano la commissione al B. di altre due opere nel 1575 e nel 1576; la prima, per Antonio Dalla Cura, doveva rappresentare la Madonna col Bambino e i ss. Giovanni Battista, Girolamo e Francesco,oltre al ritratto del committente (quest'opera al tempo del Valgimigli esisteva nella chiesa del Paradiso di Faenza); la seconda, per Baldo dei Molesi, doveva raffigurare S. Girolamo fra i ss. Giovanni pontefice e Caterina e il ritratto del committente. Nel 1578 il B. era ancora vivente: pare morisse al principio del 1579.
Oltre alle opere citate si possono ricordare: la tavola con l'Assunzione nella chiesina dell'ospedale a Borgo Tossignano; altra tavola con l'Assunzione nel duomo di Imola; una grande tavola, molto guasta per ridipinture, firmata e datata 1571, già esistente presso l'Ente comunale di assistenza di Lugo ed ora non più reperibile.
Temperamento estroso, impulsivo e ricettivo, il B. passa da un iniziale michelangiolismo di stampo ferrarese-romano sul fare di Battista Dossi all'alternarsi di apparati manieristici vasariani, tardo raffaelleschi e tardo michelangioleschi, pur conservando un suo fare formalmente abbastanza corretto anche se non sempre felice nei toni un poco dolciastri.
Fonti e Bibl.: A. Bertolotti, Artisti bolognesi, ferraresi… in Roma nei secoli XV, XVI e XVIII, Bologna 1886, p. 37; G. Vasari, Le Vite…, a cura di G. Milanesi, VII, Firenze 1881, pp. 76, 420; G. C. Tonducci, Historie di Faenza, Faenza 1675, p. 632; G. Fabri, Ravenna ricercata,Bologna 1678, p. 59; F. Baldinucci, Delle notizie de Professori del disegno….VII, Milano 1811, pp. 82-84; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, V, Milano 1823, pp. 44, 72, 77-79, 80; M. Gualandi, Memorie… riguardanti le Belle Arti,I,Bologna 1840, p. 24; G. M. Valgimigli, Dei pittori e degli artisti faentini de' sec. XV e XVI,Faenza 1871, pp. 61-78; G. Martinetti Cardoni, Ravenna antica,Faenza 1879, pp. 57-59; A. Montanari, Guida istor. di Faenza, Faenza 1882, pp. 113, 151, 191, 194, 253; A. Montanari, Gli uomini ill. di Faenza, II,Faenza 1886, pp. 41-43; A. Messeri-A. Calzi, Faenza nella storia e nell'arte,Faenza 1909, pp. 9, 255, 401 s., 406, 537, 549; F. Lanzoni, La Controriforma nella città e diocesi di Faenza,Faenza 1925, pp. 200 s., 204, 230, 266; C. Ricci, Le pitture della cupola di S. Vitale in Ravenna,in Cronache d'arte,IV(1927), pp. 271-280; C. Grigioni, La pittura faentina dalle origini…,Faenza 1936, pp. 204, 328, 330, 515-18, 521-23, 527, 529, 533, 540, 557, 558, 578-639, 683, 685, 686, 688, 689, 708, 709, 726; R. Buscaroli, "Inediti" romagnoli del Rinascimento nel palazzo Piancastelli di Fusignano,in Melozzo da Forlì, I(1937), pp. 28-30 (ill.); E. Bodmer, Contributo alla biografia e allo sviluppo artistico di Jacopone da Faenza, ibid.,III(1938), pp. 125-128; A. Corbara, Aspetti del tardo manierismo faentino, ibid.,VII(1939), pp. 338-343; R. Buscaroli, Imola città e dintorni,Imola 1949, pp. 62, 63 (ill.); A. Archi, La Pinacoteca di Faenza,Faenza 1957, pp. 10, 11, 28, 30, 42; Id., Guida di Faenza, Faenza 1958, pp. 15, 78, 110; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,III, p. 519; Encicl. Ital., VI, p. 799 (nella voce sulla famiglia Bertucci).