BERTRANDO
Le sole notizie sicure che si hanno di B. risalgono al pontificato di Onorio III.
Nulla sappiamo, infatti, di lui per gli anni che precedettero il 1217; nientre resta pur sempre soltanto un'ipotesi non suffragata da prove concrete la tesi, avanzata da alcuni studiosi, secondo cui B. sarebbe da identificarsi con il cardinale Bertramus (o Bertinus o Benno) di S. Giorgio in Velabro che - secondo il Potthast - sottoscrive in Curia dal 15 marzo 1212 al 4 nov. 1213; l'Eubel pone la sua morte nel 1216, in base alla sottoscrizione, in una bolla del 19 febbraio di quell'anno, di un cardinale Gregorio come titolare di S. Giorgio in Velabro. èstato tuttavia supposto per B. un trasferimento di titolo, per il fatto che l'ascesa al pontificato di Cencio Savelli - Onorio III - rendeva vacante quello di SS. Giovanni e Paolo; ma questa ipotesi, oltre a non aver alcun dato concreto in suo appoggio, non tiene conto dello spazio di tempo intercorrente fra la sottoscrizione del cardinale Gregorio e l'elezione di Onorio, che è del 18 luglio. La difficoltà sollevata da una sottoscrizione, in una bolla datata 18 genn. 1217 (Potthast, 5420 e p. 678; Eubel, p. 42; cfr. Pressutti, n. 252) di un Giovanni cardinale prete di SS. Giovanni e Paolo (difficoltà che, unita alla mancanza di sottoscrizioni a documenti pontifici da parte di B., ha indotto l'Eubel ad espungerlo dalla lista dei titolari di questa Chiesa per accogliervi invece Giovanni), rimane marginale, date le esplicite e numerose menzioni che compaiono nel registro di Onorio III su B. quale cardinale di quel titolo a partire dal 7 genn. 1217; e la mancanza di sue sottoscrizioni a documenti pontifici è pienamente spiegata dalla legazione nella Francia meridionale per la lotta contro l'eresia albigese, legazione che lo tenne sino al 1200 lontano dalla Curia. Senza alcuna conferma rimane infine la notizia del Ciaconius-Oldoinus che B. fosse romano, della farniglia dei Savelli, e nipote di Onorio III.
Del 19 genn. 1217 è la bolla con cui il pontefice annuncia l'invio di B. come legato nella Francia meridionale, con pieni poteri per provvedere a estirpame l'eresia albigese. Possiamo ricostruire le vicende principali di questa legazione, oltre che dalle numerose lettere del registro pontificio, anche mediante le fonti narrative della crociata albigese. Il cisterciense Pietro di Vaux-Cernay, che scriveva contemporaneamente agli avvenimenti stessi (1213-1218), assertore entusiasta della causa dei crociati, nella sua Historia Albigensis dà rilievo al ruolo di consigliere e guida autoritaria del legato presso Simone di Montfort, e ai pericoli da lui ripetutamente corsi, per l'accanimento degli eretici contro la sua persona. L'anonimo autore della provenzale Chanson de la croisade Albigeoise, di parte decisamente tolosana, si serve della figura del legato per delineare un personaggio che incarna le posizioni del più spinto fanatismo: più volte l'autore fa ritornare sulla bocca di B. il motivo dell'esortazione alla guerra con esclusione del diritto di asilo nei luoghi sacri; ed è proprio sui propositi di massacro totale dei Tolosani da parte dei cardinale romano che la Chanson siinterrompe. Un ruolo di sollecitatore a oltranza nei riguardi di Simone di Montfort attribuisce a B. anche Guglielmo di Puylaurens, ostile agli eretici ma meridionale, che scrive in un periodo posteriore agli avvenimenti, ma che fa in rapporto con un protagonista, Folco di Tolosa.
Secondo Pietro di Vaux-Cernay, la legazione di B. iniziò con un soggiorno a Orange (il cui principe, Guglielmo di Baux, era favorevole alla causa dei crociati). Fin dal principio il cardinale legato ebbe a subire il rifiuto dì obbedienza da parte di Avignone, St.-Gilles, Beaucaire e Tarascona, cui egli replicò con la scomunica. A Marsiglia Onorio III si rivolgeva il 27 febbraio con pesanti rimproveri ed esortazioni ad un pronto ravvedimento dando mandato in caso contrario a B. di colpirla con la scomunica: il che in effetti avvenne. Le ingiurie che dovette subire da parte degli Avignonesi, di cui B. si lamenterà con il papa, sono esemplificate in termini vivaci da un'aggiunta all'Historia di Pietro di Vaux-Cernay, che riporta una risposta ironica ed arrogante del console di Avignone Audebert de Morières al rimprovero del legato.
Il 10 febbraio il pontefice aveva dato a B. il compito di esaminare ed eventualmente confermare l'elezione all'arcivescovato di Arles di Ugo vescovo di Gap. Il 7 marzo gli affidava l'incarico di risolvere il vecchio e accanito contrasto esistente fra l'arcivescovo di Narbona, Arnaldo, e Simone di Montfort, a proposito dei diritti sulla città. Una nuova bolla lo incaricherà in seguito, nel settembre di quell'anno, di ingiungere alle due parti di presentarsi a Roma, personalmente (l'arcivescovo) o per procura (il conte); nonostante l'intervento pontificio, tuttavia, il contrasto resterà aperto sino alla morte di Simone. In una lettera del 15 marzo, inoltre, il pontefìce, dichiarando a B. la sua preoccupazione per la situazione di Narbona, ormai smantellata delle sue difese, gli affidava la protezione dell'arcivescovo e dei suoi beni.
Alla metà di luglio B. s'incontrò con Simone di Montfort a Pont-St-Esprit: risultato di questa conferenza fu la decisione di portare la guerra.sulla riva sinistra del Rodano, dove operavano Raimondo il Giovane, figlio di Raimondo VI di Tolosa, e Ademaro di Poitiers: decisione di cui Pietro di Vaux-Cernay attribuisce l'iniziativa e la responsabilità a B., "de cuius voluntate et mandato comes omnia faciebat". Con Simone, dunque, B. ripassò il fiume. Ma la rivolta di Tolosa, che nel settembre aveva accolto di nuovo entro le sue mura Raimondo VI, obbligò ben presto il conte di Montfort a lasciare la regione dei Rodano, per accorrere, accompagnato dal cardinale legato, in quella della Garonna, e porre a Tolosa un assedio che, dall'ottobre 1217, sarebbe durato sino al luglio dell'anno successivo.
Il 21 ottobre il pontefice scriveva a B. per commiserarlo delle tribolazioni che la sua legazione gli imponeva e delle insidie che, "ad gentem fallacern missus", si trovava a dover affrontare. Lo stesso giorno, con una nuova bolla, gli conferiva il potere di disporre, nel territorio della sua legazione, dei benefici vacanti spettanti alla S. Sede. Il 23 dello stesso mese Onorio gli affidava inoltre la missione di intervenire presso Giacomo d'Aragona per sollecitarlo a non violare la tregua nei confronti di Simone di Montfort, impegnato nella crociata contro gli eretici tolosani. I cronisti attribuiscono a B. l'iniziativa della missione di Folco vescovo di Tolosa nella Francia del Nord per predicare la crociata e chiedere rinforzi; la Chanson parla anche dei viaggio compiuto nella Francia settentrionale dalla contessa di Montfort, Alice, che in effetti si trovava a Parigi nel novembre 1217. Alla fine di dicembre Onorio III si impegnava in una azione su molteplici fronti per sostenere l'impresa del Montfort. Oltre a scrivere direttamente ai Tolosani e agli Avignonesi per invitarli a stipulare la pace, usando di B. come mediatore nel confronti del conte, il pontefice riprendeva Giacomo d'Aragona ed il reggente don Sancio per aver dato sostegno ai Tolosani, nonostante il precedente intervento del legato. Contemporaneamente, il 30 dicembre, il papa si rivolgeva a Filippo Augusto, per esortarlo a un intervento in favore dei crociati, e ai vescovi francesi, perché sostenessero Simone e B. nella loro impresa; mentre alcuni giorni dopo (13 genn. 1218) inviava lettere di incoraggiamento a quei signori della Francia meridionale che sostenevano la causa di Simone. Ciò nonostante l'Iassedio si protrasse senza successo, e il 25 giugno 1218 lo stesso Simone era ucciso. Su iniziativa, secondo la Chanson,di B., Amalrico, il figlio, ricevette il giuramento di fedeltà dai baroni presenti ed assunse il comando dell'impresa; ma dopo il fallimento di un ultimo attacco, compiuto alla fine di luglio, Amalrico si risolse a togliere l'assedio per ritirarsi a Carcassona. B. aveva nel frattempo inviato i vescovi di Tolosa, Tarbes e Comminges, con la contessa Alice, a chiedere soccorso al re di Francia. Nel settembre anche Onorio III interveniva nuovamente presso Filippo Augusto e decideva di trasferire alla crociata albigese la ventesima sui redditi del clero francese destinata alla crociata di Terra Santa, nominandone B. collettore ed affiministratore insieme con Amalrico. Il 28 novembre il papa affidava inoltre a B. l'incarico di esortare il vescovo di Albi, Guglielmo (che aveva consegnato ai Tolosani il castello di Lescure, feudo della Chiesa romana), a cedere l'episcopato, e, in caso di rifiuto, di istruire un'inchiestanei suoi riguardi le cui risultanze avrebbero dovuto esser trasmesse in forma riservata a Roma: incerte sono tali risultanze, e le conseguenze immediate, ma Guglielmo mantenne la sua sede fino al 1227.
Rispondendo alle sollpcitazioni del pontefice, il figlio di Filippo Augusto, il futuro Luigi VIII, preparava intanto una spedizione contro Tolosa; ma in Onorio nasceva d'altra parte il timore che questa spedizione potesse servire di pretesto per occupare anche il Poitou e la Guascogna, domini dei re d'Inghilterra, il minorenne Enrico III: in una lettera del maggio 1219 metteva a parte B. di queste preoccupazioni, ingiungendogli di sorvegliare ed ammonire Luigi. Alla metà di giugno il principe giungeva sotto Tolosa, insieme con Amalrico e con B., ma ai primi di agosto l'assedio era stato già tolto.
Diversi cronisti riferiscono sospetti di tradimento, ed il Brial - in una nota alla lettera cftata di Onorio III, nel Recueil del Bouquet-Delisle - coinvolge in questi sospetti anche la persona dei legato papale, che avrebbe agito contro gli interessi di Luigi, per timore che questi, in baso di vittoria, continuasse la sua impresa militare, a spese dei diritti inglesi: ponendo. in rapporto di causalítà questi fatti con la successiva sostituzione di B. nella legazione, avanza l'ipotesi che, proprio a seguito di lagnanze da parte di Luigi, il papa avrebbe rimosso B. dal suo incarìco; bisogna tuttavia osservare che nelle fonti a noi note non vi è traccia alcuna di lagnanze da parte del principe, né prove di eccessivo zelo del legato nel far sue le preoccupazioni del pontefice. Del resto, l'attività di B. in Francia continuò ancora per diversi mesi.
Nel luglio 1219 Onorio aveva inviato a B. due lettere: una per raccomandargli di sorvegliare e proteggere anche le terre ed i diritti di Giacomo d'Aragona contro ogni tentativo di violarli sotto il pretesto della crociata; un'altra, per invitarlo a recarsi a Limoges per procedere alla riforma - già iniziata dal vescovo di Caliors - del monastero di S. Agostino, in rovina per la negligenza dell'abate Ugo. Il 3 settembre B. presenziò e sottoscrisse un accordo fra il vescovo di Agde e il conte di Montfort. Ancora al seguito del conte si trovava il 2 gennaio 1220, quando apponeva il suo sigillo ad un accordo fra questi ed il visconte di Narbona; ma fin dal dicembre, come appare da una lettera del pontefice del giorno 13, era stato nominato legato in Francia il cardinale Corrado vescovo di Porto, già abbate di Cîteaux e in possesso di una notevole esperienza della situazione francese e inglese, che troviamo attivo in Francia dal giugno del 1220. Fino al dicembre 1221 comunque B. continua a essere nominato, come vivente, in varie bolle pontificie, in relazione sempre ad atti compiuti durante la sua legazione; ma non risultano altre notizie su di lui, né sue sottoscrizioni a documenti pontifici.
Fonti e Bibl.: A. Potthast, Regesta Pont.Rom., I, Berolini 1874, pp. 466, 678; Delectusex epistolarum Honorii pp. III libris decem de rebus Gallicis,in M. Bouquet-L. Delisle, Recueil des historiens des Gaules et de la France,XIX,Paris 1880, pp. 626 s., 628 s., 637 s., 641 s.,643 ss., 648 s., 670 ss., 678, 687; Regesta Honorii pp. III, a c. di P. Pressutti, Romae 1888-1895, ad. Ind.; Chronica Albrici monachi Trium Fontium,a c. di P. Scheffer-Boichorst, in Mon. Germ. Histor., Script.,XXIII, Hannoverae 1874, pp. 905, 909; Guillelmi de Podio Laurentii Historia Albigensium, in M. Bouquet-L. Delisle, Recueil…,XIX, pp. 212-214; Histoire de la guerre des Albigeois écrite en languedocien par un ancien auteur anonyme, ibid., pp.180-189; Petri Vallium Sarnaii monachi Historia Albigensium, a cura di P. Guébin e E. Lyon, II, Paris 1930, pp. 283 ss., 287 ss., 296, 301, 305, 309, 319, 320 ss.; III, ibid. 1939, pp. XIII, XXIII, 183-188, 190; Pierre de Vaux-de-Cernay, Histoire Albigeoise,a cura di P. Guébin e H. Maisonneuve, Paris 1951, pp. XVII, 224-229, 234; La Chanson do la croisade albigeoise,a cura di E. Martin-Chabot, II-III, Paris 1957-1961, ad Indicem; A.Ciaconius-A. Oldoinus,Vitae Pontificum Romanorum et S.R.E. cardinalium,II,Romae 1677, coll. 36, 59 s.; C. Devic-J. Vaissete, Histoire génér. de Languedoc,Toulouse 1879, VI, pp. 480 ss.; VII, p. 287; VIII, pp. 578, 728, 731; A.Clément, Conrad d'Urach…, légat en France et en Allemagne,in Revue bénédictine,XXIII (1906), pp. 64 s.; C. Eubel, Hyerarchia cathotica…, I, Monasterii 1913, pp. 4, 5 n. 42, 50, 103; H. Zimmermann, Die päpstliche Legation inder ersten Hälfte des 13. Jahrhunderts,Paderborn 1913, pp. 72 s. e ad Ind;; L.De Lagger, L'Albigeois pendant la crise de l'Albigéisme,in Revuo d'hist. ecclés.,XXIX(1933), pp. 866 s.; P. Belverron, Lacroisade contre les Albigeois, Paris 1945, pp. 325-349; Diction. dHist. er Géogr. Ecclés.,VIII, coll. 1078 s.