BERTOLUCCIO (Bertolaccio)
Il suo nome compare per la prima volta in un atto di vendita del 1310,dove è ricordato come "magister Bertholacius doctor gramatice filius quondam Bondi civis Bononiensis de capella Sancti Salvatoris". Era dunque di origine bolognese e a Bologna insegnò grammatica per lo meno a partire dal 1310,Prima di essere chiamato nella città natale aveva insegnato a Padova, come si può desumere dalla collaudalio, la presentazione cioè del nuovo maestro agli scolari, che esalta in tono magniloquente la dottrina di Bertoluccio.
In stretti rapporti con il dotto cenacolo padovano stette del resto anche il fratello di B., Guicciardo, anch'egli maestro di grammatica a Bologna e a Firenze, e forse allora più famoso di B. stesso, che fu amico di Albertino Mussato.
B. possedeva una casa nel quartiere di Porta Stiera nella parrocchia di S. Salvatore, dove teneva le sue lezioni e dove aveva anche istituito un convitto per i suoi scolari. Questa casa, dopo la sua morte, fu venduta dal figlio Tommaso e dalla moglie Caterina di Corrado al lettore di grammatica Giovanni da Soncino e costituì, insieme con alcune altre case dello stesso quartiere, la sede della scuola di grammatica bolognese durante tutto il secolo XIV.
B. morì dopo il 1329 e prima del 27 sett. 1331, quando in un documento è ricordato come defunto.
Di lui si conserva un'opera intitolata Floresveritatis grammaticae, che è contenuta nel cod. 2619 della Biblioteca universitaria di Bologna, proveniente dalla Biblioteca di S. Salvatore. Del trattato, finora inedito, il Sarti (II, pp. 244 s.) pubblicò solo alcuni brani, alterando però, come dimostrò il Frati, la veste dialettale degli esempi in volgare, la quale dipende probabilmente dall'amanuense Giovanni da Spoleto. Lo stesso Frati annota che si ha ricordo anche di "unus libriculus qui vocatur Donatus Bertolucii qui incipit: Septem sunt partes orationis", che forse è da identificarsi con i Flores. Anche i Flores infatti cominciano con la lettera iniziale S, ma il confronto è reso impossibile, perché la prima parte dei cod. 2619,deturpata da un reagente chimico, è illegibile.
Fonti e Bibl.: M. Sarti-M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis professoribus, a cura di C. Albicinis e C. Malagola, Bononiae 1896, I, p. 609; II, pp. 244 s.; L. Frati, Indice dei codici latini conservati nella R. Bibl. Univ. di Bologna, Firenze 1909, p. 506; E. Levi, Cantilene e ballate dei secc. XIII e XIV, in Studi medievali, IV(1913), p. 328; G. Zaccagnini, Not. ed app. per la storia lett. del sec. XIV. Grammaticie dettatori dello studio di Bologna, in Giorn. stor. della lett. ital., LXVI (1915), p. 314; G. Livi, Dante e Bologna. Nuovi studi e documenti, Bologna 1921, pp. 71 a.; G. Zaccagnini, Lettere ed orazioni di grammatici dei secc. XIII e XIV, in Archivum Romanicum, VII(1923), pp. 520 s., 530-532; L.Frati, I "Flores veritatis grammaticae" di M° Bertoluccio, ibid., VIII(1924), pp. 317-324; G. Zaccagnini, La vita dei maestri e degli scolari nello studio di Bologna nei secc. XIII e XIV, in Bibl.dell'Archivum Romanicum, s.1, V (1926), pp. 90, 104.