BERTOLDO di Andechs, patriarca d'Aquileia
Figlio di Bertoldo IV di Andechs, duca di Merania e marchese d'Istria, fu eletto, verso i 25 anni, vescovo di Kalocsa in Ungheria, dignità che perdette nel 1213, quando fu assassinata la sorella Gertrude, moglie di Andrea re d'Ungheria. Alla morte del patriarca Wolfger (23 gennaio 1218), i voti del capitolo aquileiese si divisero fra lui e il canonico Wodolrico. Onorio III, dopo una certa esitazione, nominò di sua autorità Bertoldo a patriarca (27 marzo 1218). Nel patriarcato fronteggiò vittoriosamente, con l'aiuto di Padova e dei suoi ministeriali, una ribellione di liberi signori friulani, alleatisi col comune di Treviso (settembre 1219); finalmente una sentenza arbitrale del cardinale Ugolino d'Ostia (30 agosto 1221) pose fine alla contesa. Sceso in Italia Federico II nel 1220, Bertoldo si pose al suo seguito, e gli rimase lunghi anni fedele. Si adoperò per la conclusione della pace di S. Germano (1230) e più tardi riconciliò l'imperatore col figlio Enrico, che poi, ribelle una seconda volta nel 1235, fu dato in consegna per qualche tempo al patriarca. Nell'aprile 1245 non volle prender parte alla dieta di Verona, mentre fu presente al concilio di Lione (giugno 1245), dove Federico II fu solennemente scomunicato e deposto. Questo distacco dall'imperatore portò a un ravvicinamento di Bertoldo con Venezia e col duca di Carinzia e a una guerra contro Ezzelino da Romano e il conte di Gorizia; dopo un vano tentativo di arbitrato nel 1249 il patriarca si collegò coi guelfi della Marca Trevigiana, provocando rappresaglie imperiali; egli perciò ricercò nuovi aiuti e l'8 gennaio 1251 costrinse alla pace Mainardo di Gorizia. Il 23 gennaio 1251 Bertoldo moriva lasciando alla sua chiesa il possesso di Windischgrätz in Carniola. Ultimo patriarca ghibellino, Bertoldo portò il patriarcato alla sua massima potenza e rese forte il suo dominio anche sull'Istria; favorì pure l'incremento di Aquileia e promosse la prosperità della comunità di Udine.
Bibl.: De Rubeis, Monum. Eccles. Aquil., col. 677 segg.; Memorie Storiche Forogiuliesi, XV-XVI (1919-1920); XXI (1925), p. 179 segg.