BERTO di Giovanni
è ignoto l'anno di nascita di questo pittore perugino, figlio di Giovanni di Marco, che troviamo menzionato per la prima volta in un atto notarile dei 3 genn. 1488. Il suo nome figura nella Matricola dei pittori per Porta Sole tra il 1497 e il 1507. Generalmente chiamato Berto, e così si iscrisse alla Matricola, alcuni documenti notarili lo nominano Alberto o Ruberto. Da un documento del 14 ott. 1495. Si può dedurre che in quell'epoca era scolaro o aiuto del Perugino; nel maggio del 1496 viene nuovamente ricordato per aver preso in affitto una bottega a Porta Eburnea nella parrocchia di S. Maria dei Mercato per esercitare la pittura insieme con altri: Sinibaldo Ibi, Eusebio di San Giorgio, Ludovico d'Angelo e Lattanzio di Giovanni. Nel 1497 e nel 1500 è ricordato in pagamenti per la pittura di pennoni di trombe. Nel 1499 è nominato per la prima volta camerlengo dell'Arte, nel 1502 riceve vari pagamenti insieme con Eusebio di San Giorgio e Nicolò da Cesena per l'affresco (ora scomparso) di una camera destinata al vescovo nella canonica del duomo. Nel 1504 è di nuovo camerlengo; solo a tale anno appartengono le prime opere conservate, affrestate per il palazzo Alfani, poi Connestabile, in Perugia: una Madonna adorata da due angeli, un S. Ercolano ed uno stemma sorretto da due angeli. Gli affreschi, staccati e trasportati su tela, si trovano nella coll. Budini-Gattai a Firenze e mostrano influssi di Raffaello, del quale in seguito B. fu anche collaboratore. Datata 1507 è la Sacra conversazione (Londra, Buckinghain Palace), la cui predella (Natività della Vergine, Assunta, Sposalizio della Madonna) si trova a Brera.
La pala (commissionata nel 1506 per la chiesa di S. Francesco a Mantova e pagata nel 1507) mostra un prevalente influsso peruginesco con qualche ricordo della pala Ansidei di Raffaello, mentre le tre tavolette della predella sono copiate con minime varianti dalla predella della pala del Perugino nella chiesa di S. Maria Nuova a Fano.
Nell'anno 1508 B., in collaborazione con Sinibaldo Ibi, s'impegna, a dipingere per la Confraternita di S. Agostino la Madonna in trono tra, i ss. Agostino e Sebastiano (datata 1510; Perugia, Galleria Nazionale), goffa nella composizione e sovraccarica di dorature. Nel 1508 è incaricato di dipingere il refettorio del pal. dei Priori a Perugia. Rieletto camerlengo nel 1514, con Sinibaldo Ibi pronunciò un lodo su alcune pitture di Lattanzio di Giovanni. Nel maggio del 1516, su incarico delle suore di Monteluce, si recò a Roma per sollecitare da Raffaello la tavola con l'Incoronazione della Vergine (commissionata nel 1505 a Raffaello e a B. stesso); nel mese di giugno venne stipulato un nuovo contratto per cui Raffaello doveva eseguire la pala e B. la predella; infine, morto Raffaello, l'esecuzione della pala fu affidata (giugno 1523) a Giulio Romano e a Francesco Penni (Roma, Pinacoteca Vaticana).
Nella predella (Perugia, Gall. Nazion.) B. rappresenta la Natività (datata 1525), lo Sposalizio e la Morte della Vergine, oltre alla Presentazione al Tempio, che gli venne commissionata nel 1524 insieme con un S. Francesco e s. Chiara. Nelle quattro scene della predella i forti contrasti di colore mostrano la netta influenza di Giulio Romano.
Datata 25 luglio 1517 è l'Incoronazione della Vergine e santi (per le francescane di S. Agnese a Porta S. Angelo; Perugia, Gall. Naz.) per la quale, durante il suo soggiorno a Roma, B. probabilmente ebbe il disegno dalla bottega di Giulio Romano o del Penni; ma non riuscì a tradurlo sapientemente in pittura e rese mediocremente con colori piatti i volti scialbi e inespressivi; nell'Adorazione dei Magi della predella egli ripete con lieve variante quella di Raffaello nell'Incoronazione vaticana del 1503. Nella Galleria Nazionale di Perugia si trova un S. Giovanni evangelista in Patmos con lunetta con l'Eterno e predella con Storie del santo che B. eseguì per le cisterciensi di S. Giuliana a Perugia. Mentre nella tavola - è da notare la goffa figura dell'evangelista ripresa dal Pitagora della Scuola di Atene - e nella lunetta segue ancora lo stile a tinte piatte dell'Incoronazione, nella predella si rileva un forte incupimento dei colori ravvivato solo da qualche lumeggiatura.
Nel 1519 e nel 1520 B. è ricordato per aver dipinto armi per il Comune; nel 1522, rieletto camerlengo, dipinse con Domenico Alfani le armi di Adriano VI. L'ultima opera certa conservata di B. è un gonfalone fatto dipingere nel 1526 in occasione della peste e conservato nel duomo di Perugia, sopra un altare nella navata sinistra, opera che mostra l'allontanamento dalle fonti figurative di Berto. Ancora nel 1527 egli fece parte del Consiglio della città e sempre con Sinibaldo Ibi pronunciò un lodo su di una pittura di Giannicola di Paolo. Mori il 14 ottobre del 1529.
La personalità di B., pur non estendo di alto respiro poetico, presenta un certo interesse, sia per le fonti spesso illustri alle quali si ispira, sia per il variare di stile e di valore delle opere, e aiuta a intendere come l'arte del Perugino e di Raffaello abbia notevolmente influito sulle minori personalità umbre. Nell'ultimo periodo, attratto da Giulio Romano e dal Penai, si abbandonò a una tecnica manieristica di tocco duro, con forti risalti chiaroscurali, ben lungi dalla precedente morbidezza di colorito delle piccole tavole.
Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 502 s., e in U. Gnoli, Pittori e miniatori dell'Umbria, Spoleto 1923, pp. 73-77, v. F. Gualdi, Contributi a B. di Giovanni pittore perugino, in Commentari, XII(1961), pp. 253-267 (compendio delle fonti anche figurative di Berto). Cfr. inoltre: G. B. Cavalcaselle-G. Morelli, Catal. delle opere d'arte nelle Marche e nell'Umbria (1861-62), in Le Gallerie Nazionali Italiane, II, Roma 1896, pp. 289 s.; L. Fumi, Inventari e spogli dei registri della Tesoreria Apostolica di Perugia e dell'Umbria, Perugia 1901, pp. 117, 121; O. Sirèn, Dessins et tableaux de la Renaissance Italienne dans les collections de Suède, [Stoccolma] 1902, pp. 51 s.; G. B. Cavalcaselle-G. Crowe, Storia della pittura in Italia…, X, Firenze 1908, pp. 141-144; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, 2, Milano 1913, p. 748; E. Jacobsen, Umbrische Malerei des XIV., XV., XVI. Jahrhunderts, Strassburg 1914, pp. 136 s.; U. Gnoli, Docc. ined. sui pittori Perugini, in Boll. d'arte, IX(1915), p. 123; Id., Raffaello e l'Incoronazione di Monteluce, ibid., XI(1917), pp. 133-154; O. Fischel, Die Zeichnungen der Unibrer, II, in Jahrbuch der königlich. preuszischen Kunstsammlungen, XXXVIII(1917), p. 152; Enc. Ital., VI, p. 791.