AUERBACH, Berthold
Scrittore tedesco, nato il 28 febbraio 1812 da modesta famiglia ebrea a Nordstetten nella Selva Nera, morto a Cannes l'8 febbraio 1882. Il giudaismo e ancor più l'ambiente contadinesco del villaggio nativo furono le principali fonti d'ispirazione della sua opera letteraria. I suoi avrebbero voluto farne un rabbino e lo mandarono alla scuola talmudica di Hechingen. Da questa passò al liceo di Karlsruhe, dove strinse amicizia con un lontano parente, Jakob Auerbach, col quale tenne per 50 anni un intimo carteggio così ricco e vivace, che, pubblicato dopo la sua morte dall'amico fedele, sostituisce quasi quell'autobiografia di cui l'A. abbozzò soltanto i primi capitoli (B. Auerbach, Briefe an seinen Freund J. A. Ein biographisches Denkmal, Francoforte sul Meno 1884; 2 voll.). Da Karlsruhe si trasferì a Stoccarda; e nel 1832 s'inscrisse all'università di Tubinga, dove fu scolaro di D. F. Strauss e di L. Uhland. L'anno dopo passò a Monaco, e vi ebbe lieta accoglienza dallo Schelling; ma incominciarono allora per lui, che aderiva al liberalismo radicale della gioventù universitaria, quelle persecuzioni poliziesche che resero ancor più difficile la sua vita di studente povero. Cacciato da M0naco, dopo varie vicende ottenne di riprendere gli studî a Heidelberg, dove seguì il corso dello storico Schlosser e compilò per guadagno una Storia di Federico il Grande (1834-36). Ritornato a Stoccarda nel 1835 per conchiudervi gli studî, dovette rinunziare all'idea di farsi rabbino, perché le superiori autorità della chiesa israelitica gli negarono per motivi politici l'ammissione all'esame. Non gli restava che dedicarsi alla professione di libero scrittore. Incominciò nel 1836, mentre la polemica sulle tendenze della "Giovine Germania" occupava i circoli letterarî e politici, con un vivace saggio critico sui rapporti fra la letteratura contemporanea e le idee e gl'interessi degli ebrei: Das Judentum und die neueste Literatur. Frattanto, mosso da profonda simpatia verso Spinoza, pensò di consacrare un libro al grande filosofo olandese, che rimase per tutta la vita il suo maestro ideale; e nel 1837, scontata con due mesi di arresti nella fortezza di Hohenasperg l'adesione al moto liberale, pubblicò un romanzo storico: Spinoza (Stoccarda 1837); ma il libro, sebbene tutto pervaso d'entusiasmo per la persona e l'opera del filosofo, è poco più di una piacevole raccolta di aneddoti, che rivela la naturale inclinazione di A. a ritrarre ambienti, tempi e costumi. Lo stesso si dica dell'altro romanzo Dichter und Kaufmann (Stoccarda 1840), che è quasi una continuazione del precedente. L'A. aveva una grande idea: voleva seguire gli ebrei in tutte le fasi del loro sviluppo, in tutte le modificazioni del loro carattere. Li aveva raggruppati nel '600 intorno a Spinoza; li accozzò nel'700 intorno a un oscuro poeta ebreo, Moses Ephraim Kuh. Ciò che ha rilievo e pregio è la felice pittura d'usi e costumi ebraici, quale fu vagheggiata anche da Heine nel Rabbi von Bacharach. Ma in entrambi i romanzi dispiace il frequente e prolisso moraleggiare, e l'inserzione nel racconto di riflessioni e sentenze, che rompono la cornice del romanzo storico. Dopo la grande edizione delle opere di Spinoza tradotte in tedesco (B. v. Spinozas sämtliche Werke. Aus dem Lateinischen mit dem Leben Spinozas von B. A.; Stoccarda 1841, 5 voll.; 2ª ed. 1871, 2 voll.), una felice ispirazione suggerì all'A. di lasciare gli ebrei per i contadini della Foresta Nera così legati ai ricordi della sua infanzia. Per essa nacquero le Schwarzwälder Dorfgeschichten (Novelle rustiche della Selva Nera), che, accolte con straordinario favore dai contemporanei, sazî dei romanzi da salotto della "Giovine Germania", fecero di lui uno scrittore popolare non soltanto in patria, ma in tutta l'Europa. Quattro volumi ne pubblicò l'A. fra il 1843 e il 1854, a cui altri seguirono (8 voll. nell'ed. 1871; 10 in quella postuma, completa, del 1900). Le più pregevoli artisticamente sono le prime: piccoli quadretti di genere, aneddoti alla maniera di Hebel, ampliati a novelle (La pipa di guerra, Tonia, I fratelli nemici, ecc.), brevi romanzi biografici (Ivo, Floriano e Crescenza, ecc.), scritti con franchezza e freschezza, in una lingua agile e colorita, graziosamente sparsa di modi e parole del dialetto svevo. Gran fama ebbero pure La signora del professore (1846; drammatizzata da Charlotte Birch-Pfeiffer col titolo Dorf und Stadt "Villaggio e città" 1847), e uno studio di carattere disegnato con vigorosa maestria, Diethelm von Buchenberg (1853), che è un vero capolavoro. Nelle novelle posteriori, più ampie che le precedenti, in Barfüssele (La piccola scalza, 1856), che tratta un tema simile a quello di Hermann und Dorothea di Goethe, in Joseph im Schnee (Giuseppe nella neve, 1860), in Edelweiss (1861) e soprattutto nelle novelle di Nach dreissig Jahren (Dopo trent'anni, 1876) si manifesta sempre più la tendenza dell'A. a idealizzare la vita dei contadini, a prestar loro tenerezze e sensibilità di origine letteraria, a metter sulla bocca dei suoi ingenui personaggi le sue proprie considerazioni e omelie di verboso moralista democratico; cosicché la cultura assume la maschera della natura semplice e schietta, e la verità diventa nuovamente menzogna. Ciò nondimeno A. fu stimato per decennî il creatore e il tipico rappresentante del racconto rustico, e la sua rosea e idilliaca pittura dei contadini della Selva Nera, rispondente allo spirito sentimentale e liberaleggiante del tempo, fu presa per una rivelazione e gli procurò trionfi che rimasero invece negati ad artisti come Immermann e Gotthelf. La tendenza, per così dire, pedagogica che è nei racconti dell'A., fa tutt'uno con la sua costante aspirazione a mettere il popolo e il medio ceto a contatto con la cultura contemporanea per mezzo di pubblicazioni periodiche. Qui basti ricordare che in Schrift und Volk (La letteratura e il popolo, 1846), movendo da una caratteristica del poeta J. P. Hebel, l'A. espose le sue teorie sulla letteratura per il popolo, che poi attese a tradurre in pratica nell'almanacco Der Gevattersmann (Il compare, 1844-48), nel Calendario per il popolo tedesco (1858-1859), in Unterwegs (Strada facendo, 1879), nei Libri popolari tedeschi illustrati (1881) e altrove. Molto inferiori alle novelle sono i lunghi romanzi sociali, in cui l'A. introduce certi personaggi che non hanno legame con l'azione e mostrano un viso troppo simile al suo, a caldeggiare le teorie politiche e filosofiche che avevano ispirato le sue opere giovanili. Il primo di questi romanzi, Neues Leben (Vita nuova, 1852), inverosimile e confuso, non incontrò il favore del pubblico; piacquero invece Auf der Höhe (In alto, 1865; traduzione italiana di E. De Benedetti, 2ª ed., Roma 1875), più ricco di contenuto poetico e fantastico, e Das Landhaus am Rhein (La villa sul Reno, 1869), più realistico e più vicino al mondo e al tempo dell'A., quantunque anche in esso la sua mania filosofico-pedagogica soverchia l'intreccio e toglie vita al racconto. Più languida ancora è l'azione in Waldfried, eine vater ländische Familiengeschichte (Valfredo, storia patriottica d'una famiglia, 1874; traduzione italiana di E. Leone, Roma 1876), prolisso romanzo ispirato dalla guerra del 1870, in cui si passa in rassegna tutto lo svolgimento politico della Germania dal 1848 in poi e si propugna la conciliazione fra il nord e il sud dei nuovo impero. L'Auerbach volle provarsi anche nel dramma (Andreas Hofer, 1850; Der Wahrspruch, Il verdetto, 1854, pubblicato nel 1859), ma vi riuscì assai male e non ebbe plausi neppure ai tempi della sua fama. Buona è l'edizione delle Opere dell'A. curata da A. Bettelheim, Lipsia 1913, 4 voll.
Bibl.: A. Bettelheim, B. Auerbach, der Mann, sein Werk, sein Nachlass, Stoccarda 1907; E. Roggen, Die Motive in Auerbachs Dorfgeschichten, Berna 1913; A. Weber, B. Auerbachs Weltanschauung, Zurigo 1922. Molte novelle sono state tradotte in italiano.