BERNSTORFF, Christian Günther, conte di
Nato a Copenaghen il 3 aprile 1769, morto a Berlino il 28 marzo 1835. Figlio di Andreas Peter Bernstorff (v.), all'età di 20 anni fu nominato segretario di legazione presso l'ambasciata danese a Berlino, due anni dopo ne aveva la direzione, e nel 1795, col grado di ambasciatore, fu inviato a Stoccolma, uno dei posti più importanti per la politica danese. Il B. mostrò di possedere le qualità di un buon diplomatico: duttilità, facoltà di osservazione, sicurezza di giudizio, esperienza e tatto nelle relazioni mondane. Nel 1797, alla morte del padre, gli successe nel ministero degli esteri, ma benché dirigesse di fatto la politica estera danese, solo nel 1803 gli fu riconosciuto il titolo di ministro. Fu un periodo calamitoso per la Danimarca quello del suo ministero; e ciò contribuì in certa misura ad influire sul giudizio che i posteri diedero sulla politica e sulla personalità del B. Questi indubbiamente non fu un uomo di stato della statura del padre; gliene mancava non solo la prudenza e la tenacia nel lavoro, ma anche la prontezza nelle decisioni. Per conseguenza, tutta la sua politica porta l'impronta d'una certa trascuratezza.
Lo scopo principale della sua politica fu il mantenimento della neutralità in mezzo alle grandi guerre dell'epoca napoleonica. La situazione del paese era peraltro estremamente difficile, poiché, mentre da un lato la Danimarca dipendeva dall'Inghilterra per il suo commercio estero, dall'altro correva il rischio di essere invasa dalle truppe francesi. La situazione divenne critica dopo l'estate del 1800, quando la flotta inglese obbligò il governo danese a rinunziare al diritto di scortare i suoi bastimenti mercantili con navi da guerra. Il B. si accostò alla Russia e concluse con essa l'alleanza proposta dall'imperatore Paolo (1800). Per tutta risposta gl'Inglesi aggredirono la Danimarca e, dopo la battaglia navale presso Copenaghen (2 aprile 1801), costrinsero il governo danese a sciogliere l'alleanza con la Russia. In seguito, il B. riuscì a mantenersi neutrale almeno di fatto fra i due gruppi antagonistici, sebbene le sue simpatie personali andassero sempre più verso l'Inghilterra. In questo tempo il B. visse quasi sempre a Kiel, dove s'era installato il principe reggente di Danimarca. Si lusingava di aver calmato il governo inglese con le assicurazioni, di tanto in tanto rinnovate, di neutralità inviolabile. Quando Canning, ai primi sentori del trattato franco-russo di Tilsit (1807), volle l'adesione completa e immediata della Danimarca alla politica inglese, il B. rimase disorientato. Le richieste umilianti presentate dagl'Inglesi, fra le altre la consegna della flotta danese, impedirono ogni soluzione di compromesso. Copenaghen fu bombardata, la flotta danese sconfitta e i navigli superstiti presi e trasportati in Inghilterra. Il governo danese non vide la salvezza che in un'alleanza con Napoleone, decisione che gli costò la perdita della Norvegia. La politica del B. finiva così con uno scacco completo, che ha trovato negli storici moderni giudici più benevoli disposti ad assolvere, almeno in parte, il B., riconoscendo che l'agire del Canning non poteva condurre la Danimarca che nelle braccia della Francia. L'alleanza con Napoleone obbligava la Danimarca a rinunziare alla neutralità, in contrasto con la politica fino allora seguita dal B. Perciò egli, nella primavera del 1810, si dimise dall'ufficio e l'anno dopo andò ambasciatore a Vienna. Rappresentò poi il suo paese al congresso di Vienna, ove, malgrado la sua reputazione personale, non riuscì ad addolcire le dure condizioni di pace. Nel 1817 passò ambasciatore a Berlino, ove l'anno seguente gli fu fatta la proposta, lusinghiera per il suo buon nome diplomatico, d'entrare al servizio della Prussia. La possibilità di un'attività più vasta indusse il B. a lasciare, col consenso del re, la Danimarca. Nel 1818 fu nominato ministro degli esteri in Prussia.
Il periodo prussiano del B. è stato giudicato, in genere, più severamente e il Hardenberg fu biasimato dai suoi contemporanei per avere affidato la politica estera a un uomo che non s'era mai distinto per qualità di uomo di stato. Nella sua nuova carica, il B. si mostrò partigiano fedele dei principî della Santa Alleanza e seguì ciecamente le direttive della politica russa, senza comprendere che la situazione assegnava alla Prussia una parte più importante e indipendente in Germania. Egli fu zelante partigiano della reazione anche nella politica interna. Verso la fine del 1820, una malattia impedì al B. di occuparsi assiduamente del suo ufficio, e, sebbene il re di Prussia lo consultasse anche dopo il suo definitivo ritiro (1832), la sua vita politica fini in quell'anno.
Bibl.: Allgemeine deutsche Biographie, II (1875); Danskt biografiskt Lexikon, II (1888). Sull'attività politica del Bernstorff in Danimarca, v. E. Holm, Danmark-Norges udenrigske istorie i Aarene 1800 til 1814 (La storia estera della Danimarca e Norvegia dal 1800 al 1814), voll. 2, Copenaghen 1912.