BERNARDO
Di questo vescovo di Bologna, vissuto nella seconda metà del sec. XI, non si conosce né la data di nascita né la famiglia da cui proveniva. Originario probabilmente di Bologna o degli immediati dintorni, fu canonico dalla cattedrale; il suo episcopato ha inizio in un anno imprecisato tra il 1090 e il 1096.
A Bologna, subito dopo l'elezione dell'antipapa Guiberto, al vescovo ortodosso era stato contrapposto un vescovo scismatico; da principio anzi era questo che aveva potuto prendere il sopravvento, insediandosi, fra l'altro, nella cattedrale di S. Pietro. Vi furono due vescovi in città dal 1080 per almeno tredici anni, e forse più lungamente, che si succedettero parallelamente senza interruzioni. I nomi dei vescovi, tanto di quelli ortodossi, quanto di quelli scismatici, sono riportati nel cosiddetto Elenco Renano del sec. XIV (per il quale v. Tomba, pp. 5-6, e Casini, in L'Archiginnasio, XI[1916], p. 226): prima Gerardo e Sigifredo, poi B. e Pietro. La lista dell'Elenco Renano appare tuttavia piuttosto approssimativa nel contrapporre così nettamente le due coppie di vescovi: in realtà il vescovo scismatico Sigifredo morì nel 1085, mentre Gerardo fu vescovo almeno fino al 1089, secondo quanto risulta da un documento dell'8 novembre di quell'anno, in cui egli concedeva a S. Giorgio Maggiore di Venezia la chiesa di S. Stefano in Torre, presente fra i testimoni un Bernardo, che non è escluso possa identificarsi col nostro. Di lui si sa che era già vescovo nel 1096, ma è impossibile stabilire in che anno fosse stato eletto. Frattanto la situazione era cambiata a Bologna, come nel resto dell'Italia; nel 1093 la fortuna di Enrico IV aveva subito un sensibile arresto ad opera degli eserciti della contessa Matilde; nello stesso tempo il suo prestigio veniva ancora sminuito dalla ribellione del figlio Corrado, e dalla sua alleanza con Matilde: a Bologna le ripercussioni furono notevoli, la parte papale poté riprendere lentamente il sopravvento, che però fu definitivo solo dopo la morte di Guiberto nel 1100. Non si sa se Pietro tenne il suo posto fino a quell'anno o se già nel 1093 avesse lasciato Bologna; certamente non fu vescovo oltre quella data.
Il primo riferimento che ci resta relativo a B. vescovo è in una lettera del 19 sett. 1096, inviata da Urbano II al popolo di Bologna: il vescovo B., da lui eletto, viene raccomandato ai Bolognesi perché lo venerino e gli ubbidiscano.
La lettera di Urbano II mostra, nonostante l'intonazione ottimistica, uno stato di cose non ancora del tutto chiarito; infatti il pontefice loda il popolo bolognese perché, pur nelle difficoltà dei tempi, si è mantenuto fedele alla Chiesa di Roma e si compiace di vedere che anche coloro che erano caduti nell'errore si sono ricreduti. Ma tutto ciò appare più un'esortazione che una constatazione; del resto a Bologna gli imperiali erano stati numerosi e fortissimi, e sicuramente non erano già tutti estinti nel 1096. La situazione era ancora molto instabile, e la lettera del papa, con l'accenno alla crociata, argomento di sicuro successo popolare, appare più che altro un'abile mossa diplomatica, scritta forse in occasione della elezione di B., sebbene la parte che lo riguarda non abbia sufficiente rilievo per giustificare da sola questa ipotesi.
B. si trovò, agli inizi del suo episcopato, in questo stato di transizione, e i problemi che dovette affrontare erano gravi e irti di pericoli: l'imperatore era contro di lui, la cittadinanza divisa e incerta, il clero scarso e in stato di grande disordine. Tuttavia B. affrontò almeno quest'ultimo problema con senso della realtà e intuito politico: si rivolse infatti al papa, chiedendo l'autorizzazione ad ammettere al culto alcuni sacerdoti ordinati dai vescovi scismatici. La situazione era di grave emergenza ed egli aveva bisogno di loro; si trattava comunque, secondo lui, di persone particolarmente religiose, e che erano state Sottoposte contro la loro volontà, anzi addirittura con la violenza, all'ordinazione per mano di simoniaci. La risposta di Urbano II, del 17 apr. 1097, invitava B. alla cautela; gli ricordava le decisioni prese dal concilio di Piacenza, nel 1095, riguardo alle ordinazioni fatte dall'antipapa Guiberto e dai falsi vescovi da lui creati: queste erano state considerate nulle.
Il papa tuttavia permise a B. di scegliere tra il clero scismatico quegli elementi che per qualche motivo si potessero ritenere esonerati da questa condanna, raccomandandogli la più grande prudenza in tutta l'azione e severità con quelli che erano perdonati, perché la Chiesa di Roma non apparisse troppo debole in questo frangente. Anche il tono di questa seconda lettera di Urbano II lascia chiaramente capire che la posizione della Chiesa e del vescovo rispetto al clero e al popolo bolognese, per quanto notevolmente migliorata, non poteva ancora considerarsi né stabile né esente da pericoli.
Con la contessa Matilde, artefice principale di questo cambiamento, B. aveva probabilmente dei rapporti personali, e ne è un indizio un documento del 9 ag. 1098: si tratta di una donazione da parte di Matilde di terre e possedimenti all'Ospedale di S. Michele, che si trovava a Piano della Corte, sul Reno, e B. era presente alla cerimonia.
Di altri episodi della sua vita fino all'anno della morte mancano ulteriori testimonianze. Morì il 15 apr. 1104, e fu, sepolto nella chiesa di S. Stefano, dove ancora oggi si può leggere il suo epitafio.
Fonti e Bibl.: Migne, Patr. Lat., CLI, coll.483, 500; Ph. Jaffé-S. Loewenfeld, Reg. Pontif. Rom., I, Lipsiae 1885, nn. 5670, 5694; P. F. Kehr, Italia pontificia, V, Berolini 1911, pp. 248 s., 272; F. L. Savioli, Annali bolognesi, Bassano 1784, I, p. 160; II, pp. 134 s., 137-140; F. N. Tomba, Serie cronologica di vescovi ed arcivescovi di Bologna, Bologna 1778, pp. 37-39; F. Lanzoni, S. Petronio vescovo di Bologna nella storia e nella leggenda, Roma 1906, pp. 201-215; A. Hessel, Geschichte der Stadt Bologna, Berlin 1910, p. 36; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens…, Berlin und Leipzig 1913, p. 165; T. Casini, Diocesi, Pievi e vicariati foranei nel territorio bolognese, in L'Archiginnasio, XII(1917), pp. 150 s.; A. Sorbelli, Storia di Bologna, II, Bologna 1938, pp. 358-370.