BERNARDO
Nacque nella seconda metà del X sec. da Marino, duca di Gaeta, e fu zio del successore di questo, Giovanni IV; avviato alla carriera ecclesiastica, venne eletto vescovo di Gaeta prima del maggio 997: in questo mese, infatti, nell'atto di locare a privati beni della Chiesa gaetana, si dichiara "clericus… quia debeo ad ordinem episcopatus adtingere" (Codex diplomaticus,I, p. 179). Nel settembre dello stesso 997 era già consacrato e concedeva una chiesa in Gaeta a tre ecclesiastici romani; a Roma veniva verso la fine del 998 per partecipare al sinodo tenuto in S. Pietro da Gregorio V a proposito di questioni relative alle diocesi di Francia.
Una delle prime e più costanti preoccupazioni di B. - che ci appare più nelle vesti di abile e potente signore che non in quelle di pastore - fu costituita dalla situazione patrimoniale della mensa vescovile: nei preamboli di due documenti, da lui emanati rispettivamente nel marzo 1003 (non 1002, come data l'editore) e nel dicembre del 1012 (ibid., pp. 207-209, 237-239), B. enunciò i tre principi cui intendeva informare l'amministrazione dei beni della sua Chiesa: provvedere ad aumentame il patrimonio e i redditi acciocché agli ecclesiastici non mancasse mai il necessario; condurre gli eventuali scambi in modo vantaggioso; curare sempre che la Chiesa restasse in possesso della necessaria documentazione scritta relativa alle diverse proprietà.
In questa opera di riorganizzazione e di espansione patrimoniale, B. venne ben presto a scontrarsi da una parte con i primi aneliti di libertà dei suoi coloni, desiderosi di cambiare stato giuridico e condizione, dall'altra con gli interessi dei minori feudatari laici del territorio gaetano, riuscendo però a prevalere sugli uni e sugli altri mediante il potente appoggio ora di Ottone III, ora della cognata Emilia, che governava il ducato di Gaeta come reggente del figlio Giovanni.
Al fine di riordinare il patrimonio fondiario della sua Chiesa, B. nel 998 circa, riprendendo un uso dei suoi predecessori, aveva convocato a rapporto tutti i "famuli" della mensa vescovile; ma alcuni di costoro, e precisamente i figli di Passero Capruca, rifiutarono di presentarsi, affermando di essere uomini liberi e non servi; contro di loro - evidentemente sostenuti dagli altri coloni - B. ricorse all'imperatore, che inviò come suo rappresentante il cappellano Notcherio; costui, nel marzo del 999, convocò a giudizio le parti in Gaeta e, poiché i coloni non erano riusciti a produrre documentazione attestante il loro stato di liberi, li invitò a sostenere la loro tesi mediante il giudizio di Dio, e cioè con un duello "ad spatham"; i coloni, naturalmente ("pro magno pavore" annota il rogatario dell'atto), rifiutarono tale prova e furono costretti a riconoscere il loro stato di servi e a promettere di rinunciare ad ogni altra rivendicazione per il futuro; assistettero al giudizio - cui evidentemente da ogni parte si annetteva grande importanza - i due consoli e duchi di Gaeta, Giovanni padre e figlio, il duca di Fondi, il conte di Traetto, altri notabili e tutto il popolo della città. Appena un mese appresso B. aveva ragione, sempre con l'appoggio di Ottone III e mediante i giudizi dell'accorto Notcherio, anche di Dauferio conte di Traetto, costretto a restituire metà di un casale alla Chiesa gaetana.
Oltre a quello dell'imperatore e del suo cappellano, prezioso doveva essere stato per B. l'appoggio della potente "senatrix et ducissa" Emilia, che doveva considerare l'arricchimento del patrimonio amministrato dal cognato vescovo come un diretto rafforzamento della potenza familiare; e infatti nel maggio del 1002 B. donò ad Emilia un appezzamento di terra "propter magnum adiutorium quod in sacro nostro episcopio exibuistis ad recolligendum res ipsius nostri episcopii" (Codex diplom., I, p. 198): è un documento che ci fa intravedere quanto stretta, attraverso la persona di B., fosse allora in Gaeta l'alleanza fra governo ducale ed episcopio, uniti nell'amministrazione della città e del ducato e nella lotta contro i coloni e contro i feudatari minori.
B. curò anche, e con molta passione, la costruzione di nuovi edifici sacri nella sua città; già nel 999 restaurava il palazzo vescovile (ibid., p. 991),e nel 1003 iniziava i lavori per la costruzione del nuovo battistero di S. Giovanni, di cui nel 1008 doveva ancora essere elevata la scalinata (ibid., pp. 207-209, 219-221); esso fu certamente completato durante il suo pontificato, ma fu poi abbattuto nel sec. XVI e oggi ne rimangono soltanto alcuni resti.
Nella sua politica di espansione patrimoniale accadde a B. di venire a conflitto anche col monastero di Montecassino: ma contro così potenti avversari neppure l'aiuto dei duchi (cioè di sua cognata e di suo nipote) poté evitargli la sconfitta: ché anzi Emilia e Giovanni furono nell'aprile dei 1009 costretti a dichiarare in giudizio il torto di B., "cognatus et thio nostro", condannandolo a restituire ai monaci cassinensi il monastero di S. Scolastica.
Pochi documenti rimangono degli ultimi anni di governo di B. e si tratta di atti scarsamente significativi; l'ultima memoria sicuramente databile a lui relativa è del 1032 (lo stesso anno in cui per l'ultima volta è ricordata Emilia.). Segue il silenzio, interrotto soltanto da un documento che gli editori del Codex diplomaticus Caietanus vorrebbero attribuire al maggio del 1047, ma che resta di assai dubbia datazione (I, pp. 358 s.). Con sicurezza si sa soltanto che nel luglio dei 1049 era successo a B. il vescovo Leone.
Fonti e Bibl.: J. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio,XIX,Venetiis 1774, coll. 227; Codex diplomaticus Caieranus, I, Montis Casini 1887, pp. 116, 179-184, 188-192, 199 s., 207-209, 219-225, 237-239, 243-245, 255-257, 315-320, 358 s., 369, 376; I placiti del Regnum Italiae, a c. di C.Manaresi, II,1,Roma 1957, in Fonti per la storia d'Italia, XCVI, pp.426-432; S. Ferrero, Memorie religiose e civili della città di Gaeta, Napoli 1903, pp. 143 s., 199, 206 s.; P. Fedele, Il ducato di Gaeta all'inizio della dominazione normanna, in Arch. stor. per le prov. napoletane, XXIX(1904), pp. 55 s.; F. Schupfer, Gaeta e il suo territorio,in Mem. dell'Accademia dei Lincei, classe di scienze morali, storiche e filol., s. 5, XV (1915), pp. 169 s.