SABADINI (Sabadino, Sabatini, Sabbadini, Sabbatina), Bernardo
SABADINI (Sabadino, Sabatini, Sabbadini, Sabbatina), Bernardo. – Poco si sa circa le origini di questo compositore, dal profilo biografico sfuggente fino al 1681.
È detto «veneziano» nel libretto dell’oratorio I disegni della divina sapienza sul peccato de l’umana natura (poesia di Carlo Francesco Belli Badia; Venezia, S. Maria della Fava, 1698). Forse maestro di strumenti e coadiutore di Johann Rosenmüller all’Ospedale della Pietà di Venezia dal 1662 al 1672, la sua nascita va collocata intorno al 1640. Consacrato prete, può essere identificato nel «D. Bernardino Sabatini» che nel 1673 prestava servizio come cantore nel duomo di Urbino (Ligi, 1925).
La sua carriera si stabilizzò con l’assunzione alla corte di Parma, sotto il duca Ranuccio II Farnese e, dal 1694, sotto il fratello e successore Francesco. Dal 1° luglio 1681 tenne il ruolo di organista, sotto il magistero di cappella di Giuseppe Corsi, detto il Celano, indi gli subentrò il 1° marzo 1689. Aveva nel frattempo ottenuto anche il ruolo di organista e vicemaestro nella basilica di S. Maria della Steccata; a metà del 1692 fu promosso maestro e il 2 gennaio 1711 fu provveduto di una prebenda. La sua presenza artistica si estendeva al duomo, come quando il 27 settembre 1694, per le esequie del vescovo Tommaso Saladini, vi fece cantare propria «musica di pellegrina e non più udita invenzione» (Allodi, 1856). Fu uno dei dodici compositori coinvolti – con Attilio Ariosti, Antonio Caldara, Francesco Gasparini, Antonio Lotti, Giuseppe Maria Orlandini e Francesco Antonio Pistocchi tra gli altri – nel memorabile ottavario celebrato a Novara, nella basilica di S. Gaudenzio, dal 13 al 21 giugno 1711. Un certo Gasparo Sabadini, forse un parente, fu organista nella stessa corte ducale dal 19 luglio 1696 al 15 gennaio 1707.
Per quasi trent’anni Sabadini fu il compositore di riferimento per gli spettacoli della corte farnesiana e in generale per le scene di Parma e Piacenza, dove collaborò in modo continuativo con i poeti Lotto Lotti (fino al 1687), Aurelio Aureli (fino al 1694) e Giovanni Tamagni (1699-1700), lo scenografo Ferdinando Galli, detto il Bibiena e cantanti quali Anna Maria Torri, Pistocchi e Antonio Predieri; in numerosi casi rielaborò con Aureli drammi per musica altrui, spesso già applauditi sulle scene di Venezia.
Per Piacenza, Teatro Ducale, pose in musica Furio Camillo (1686), Didio Giuliano e Zenone il tiranno (1687), L’Ercole trionfante (un adattamento dell’Ercole in Tebe di Giovanni Andrea Moniglia, 1661, già riattato nel 1671 per Giovanni Antonio Boretti a Venezia) e Ierone, tiranno di Siracusa (1688), Amor spesso inganna e Teodora clemente (1689; l’uno rielaborazione dell’Orfeo di Antonio Sartorio, poi ripreso con questo stesso titolo a Roma, Teatro della Pace, 1694; l’altra, rielaborazione di Teodora augusta con poesia di Adriano Morselli e musica di Domenico Gabrielli), Pompeo continente (1690), Diomede punito da Alcide e La pace fra Tolomeo e Seleuco (1691; quest’ultima, rielaborazione da Morselli e Carlo Francesco Pollarolo), Circe abbandonata da Ulisse (1692), Talestri innamorata d’Alessandro Magno (1693), Demetrio tiranno (1694) e La virtù trionfante dell’inganno (1697; rielaborazione di Eraclea o Il ratto delle sabine di Giulio Cesare Godi e, forse, Sabadini stesso: Venezia, Teatro di S. Salvatore, 1696). Per Parma, Teatro Ducale (salvo altra indicazione), Olimpia placata (1687; rielaborazione di Olimpia vendicata di Domenico Freschi), Teseo in Atene (1688; rielaborazione di Medea in Atene di Antonio Gianettini), Il Vespesiano (1689; rielaborazione da Giulio Cesare Corradi e Carlo Pallavicino), La gloria d’Amore e Il favore degli dei (1690, rispettivamente alla «gran peschiera» appositamente scavata nel giardino ducale e nel Teatro Farnese, per le nozze del principe ereditario Odoardo II con Dorotea Sofia di Neuburg; il secondo spettacolo – una fantasmagoria di soggetto ovidiano – durò all’incirca otto ore), Il Massimino (1692; rielaborazione di Massimo Puppieno di Pallavicino), un secondo Furio Camillo (1697; rielaborazione da Matteo Noris e Giacomo Antonio Perti), Il Ruggiero (1699, sede incerta, per una visita di Rinaldo d’Este, duca di Modena), L’Eraclea (1700; rielaborazione da Silvio Stampiglia e Alessandro Scarlatti) e La virtù coronata, o sia Il Fernando (teatrino di corte, 1714).
Solo alla metà della propria parabola di compositore teatrale cominciò a presentare lavori al di fuori del ducato, affrontando i relativi viaggi.
Per Torino, Teatro Regio, pose in musica Il riso nato fra il pianto (Aureli; 1694). Per Roma, Teatro Capranica, L’Aiace e L’Eusonia overo La dama stravagante (1697; l’uno rielaborazione da Pietro d’Averara e Carlo Ambrogio Lonati, Paolo Magni e Francesco Ballarotti; l’altra, con il radicale intervento di un secondo poeta forse da identificare nel cardinale Pietro Ottoboni, ha alla base il Licinio imperatore di Noris per Pallavicino). Per Genova, Teatro del Falcone: L’Alarico e Il Domizio (1698, sede presunta; il secondo, rielaborazione da Corradi e Marc’Antonio Ziani), Alessandro amante eroe (rielaborazione dell’Amante eroe di Domenico David e Ziani) e Annibale (1706). Per le scene di Pavia, l’atto III del Meleagro (1705; i primi due atti furono composti da Antonio Francesco Martinenghi e Magni, rispettivamente).
Sul finire del 1696, mentre si trovava a Roma, e sino all’inizio del 1700, si vide affidato dal cardinale Francesco Maria de’ Medici il contralto Giovanni Battista Tamburini, affinché lo perfezionasse nello studio e ne dirigesse l’avvio di carriera: la qualità degli ingaggi dimostra sia il talento di Sabadini come maestro, sia la sua influenza nel mercato teatrale coevo; il carteggio tra compositore e mecenate, a sua volta, fa fede dell’intraprendenza e delle strategie del maestro di cappella, oltre che della sua prontezza nel ritoccare le partiture altrui per adattarle ai mezzi dell’allievo (Fantappiè, 2009). Con lettera da Piacenza dell’8 novembre 1703 raccomandò il violinista Giuseppe Bergonzi a Giacomo Antonio Perti, conosciuto a Parma durante l’apprendistato con il Celano (1681-82; Bologna, Museo della musica, P.146, c. 13).
Formalmente ancora in servizio, morì a Parma il 26 novembre 1718.
Un ritratto settecentesco di Sabadini è nel Museo della musica di Bologna.
Della copiosa produzione operistica non rimane alcuna partitura intera, ma arie singole o in raccolta, conservate a: Bologna, Museo della musica (L’Aiace e L’Eusonia); Modena, Biblioteca Estense (Zenone il tiranno, Olimpia placata, L’Ercole trionfante, Teseo in Atene, Ierone, Teodora clemente, Pompeo continente, Diomede punito da Alcide, La pace fra Tolomeo e Seleuco, Circe abbandonata da Ulisse e Il Massimino: le numerose acquisizioni si devono al musicofilo duca Francesco II d’Este); Madrid, Biblioteca nacional (Alessandro amante eroe e Annibale); Münster, Diözesanbibliothek, collezione Santini (La pace fra Tolomeo e Seleuco, L’Aiace e L’Eusonia); Londra, British Library (Teodora clemente, La pace fra Tolomeo e Seleuco, L’Aiace e L’Eusonia) e Westminster Abbey Library (L’Aiace e L’Eusonia); Oxford, Bodleian Library (L’Aiace e L’Eusonia); Parigi, Bibliothèque nationale (il primo Furio Camillo, Il riso nato fra il pianto e L’Aiace); Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana (Amor spesso inganna, L’Aiace e L’Eusonia) e Biblioteca dei Lincei e Corsiniana (La pace fra Tolomeo e Seleuco, L’Aiace e L’Eusonia). Tra gli altri lavori notevoli del compositore si conoscono le serenate Po, Imeneo e Citerea (partitura a Bologna, Museo della musica) e I sogni regolati d’Amore (Parma, 1693), nonché le introduzioni al balletto Italia consolata (poesia di Tamagni; Parma, teatrino di corte, 1696) e Gli amori d’Apollo e Dafne (poesia dello stesso; Parma, teatrino di corte, 1699), entrambi su versi di Tamagni. Accanto a ulteriori arie sciolte e cantate, la produzione sacra è testimoniata dalla sola lamentazione per il venerdì santo Lamed: Matribus suis dixerunt (Bologna, Biblioteca della Congregazione dell’Oratorio).
Fonti e Bibl.: F.G. Ruggero, Dichiarazione della eccellente musica seguita in Novara coll’intervento de primi Virtuosi d’Itaglia nell’occasione del famoso trasporto del sagro corpo di s. Gaudenzio primo vescovo, e protettore di detta città, Vercelli 1711, p. 8; G.M. Allodi, Serie cronologica dei vescovi di Parma, II, Parma 1856, p. 304; L. Balestrieri, Feste e spettacoli alla corte dei Farnesi: contributo alla storia del melodramma, Parma 1909, pp. 65, 88; B. Ligi, La cappella musicale del duomo d’Urbino, in Note d’archivio per la storia musicale, II (1925), p. 116; N. Pelicelli, Storia della musica in Parma dal 1400 al 1860, Roma 1936, p. 103 s. (estr. da Note d’archivio per la storia musicale, IX, 1932, p. 222; X, 1933, pp. 122-125, 241, 245, 316; XI, 1934, p. 48); C. Molinari, Le nozze degli dèi: un saggio sul grande spettacolo italiano nel Seicento, Roma 1968, pp. 202-205; L. Bianconi, “L’Ercole in Rialto”, in Venezia e il melodramma nel Seicento, a cura di M.T. Muraro, Firenze 1976, pp. 259-268; C. Sartori, B. S. smascherato, in Nuova Rivista musicale italiana, XI (1977), pp. 44-49; M. Viale Ferrero, La scenografia dalle origini al 1936, Torino 1980, pp. 57, 59-61, 69; A. Chiarelli, I codici di musica della raccolta estense, Firenze 1987, ad ind.; F. Carboni - T.M. Gialdroni - A. Ziino, Cantate ed arie romane del tardo Seicento nel Fondo Caetani della Biblioteca Corsiniana, in Studi musicali, XVIII (1989), pp. 49-192 e passim; F. Carboni, Incipitario della lirica italiana dei secoli XV-XX: Fondo Chigi. Parte terza: Componimenti musicali, Città del Vaticano 1994, ad ind.; P. Besutti, Giostre e tornei a Parma e Piacenza durante il ducato dei Farnese, in Musica in torneo nell’Italia del Seicento, a cura di P. Fabbri, Lucca 1999, pp. 78 s.; R. Lasagni, Dizionario biografico dei Parmigiani, IV, Parma 1999, s.v., http://www.parmaelasuastoria.it/ita/Il%20dizionario%20dei%20parmigiani.aspx?idMostra=38&idNode=216 (26 aprile 2017); L. Bianconi - J. Williams Brown, S., B., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXII, London-New York 2001, pp. 60 s.; F. Fantappiè, Dalla corte agli impresari. Giovan Battista Tamburini: strategie di carriera di un contralto tra Sei e Settecento, in Musica e storia, XVII (2009), pp. 293-352.