RATEGNO, Bernardo
RATEGNO, Bernardo (in religione Bernardo da Como). – Nacque intorno al 1450 a Como. Non si conosce il nome dei genitori.
Non sappiamo nulla della sua formazione di giurista e canonista (Rovetta, 1691, p. 97, lo dice «Iuris utriusque Doctor»), se non che, già frate domenicano osservante della Congregazione di Lombardia nel 1470 fu mandato dai superiori a studiare a Pavia (Magistrorum, 1947, p. 25).
Nel 1474 fu assegnato come lettore di Sententiae nel Sacro Palazzo, a Roma, e gli fu data licenza di predicare «ubique et extra ordinem» scegliendosi un socius (7 giugno). Nel Capitolo generale dell’Ordine tenutosi a Perugia nel 1478 ebbe licenza di insegnare come lettore in tutte le università (19 maggio; Hansen, 1901, p. 280). Nel 1479 fu membro del convento di Bologna (Piana, 1963, p. 199 n. 6) e qualche anno dopo di quello di S. Giovanni Pedemonte di Como, dove predicò per la Confraternita del Rosario (1483) e divenne priore nel 1490. Il Capitolo generale del 1489, tenutosi a Napoli, gli aveva dato licenza di predicare e di confessare ovunque e gli aveva assegnato un secondo socius (14 agosto; Hansen, 1901, p. 280). Più tardi risulta priore del convento di Modena tra il 1493 e il 1494 (Modena, Biblioteca Estense, ms. lat. 1138, cod. a.K.3.1., cc. 27r, 31r), poi di Faenza (priore dal 1494 al 1496; D’Amato, 1997, p. 316) e di Cremona (priore nel 1501-02; Domaneschi, 1767, p. 427). Tornato a Como, divenne priore del chiostro nel 1506, ma prima, il 20 maggio 1505, fu nominato inquisitore contro l’eretica pravità dal Capitolo di Milano (Hansen, 1901, p. 280).
Fino a quel momento il tribunale non era esistito e Como, come vicariato dell’Officium fidei, aveva fatto parte di un vasto distretto che dipendeva dalla sede conventuale di Vercelli e includeva Novara. I giudici predecessori (l’ultimo Lorenzo Soleri) si erano distinti come feroci cacciatori di streghe, e così Bernardo non volle essere da meno. Del resto, si trovava ad agire in una delle aree in cui il mito del sabba aveva prodotto e produceva il più alto numero di roghi, in un circolo vizioso che faceva dei processi e delle confessioni estorte agli imputati la prova dell’esistenza e della reale minaccia derivante dalla presunta nuova setta che, praticando malefici, dopo un volo notturno al seguito del diavolo si radunava per compiere riti di dileggio della fede e di apostasia.
Non sappiamo molto dell’attività di giudice di Bernardo: il 30 agosto 1506 il Consiglio generale di Chiavenna chiese il suo intervento per combattere l’eresia (Giorgetta, 2003, p. 28), e più tardi nella sua opera sulle streghe Rategno stesso raccontò di avere indagato in altri luoghi, come Berbenno e Ponte in Valtellina. In quest’ultimo caso una bambina accusò una zia di averla condotta al sabba e si aprì un processo per stregoneria di cui non conosciamo l’esito. Quel che è certo è che Rategno si vantò di aver dato seguito alle disposizioni papali che esortavano gli inquisitori di Lombardia a procedere contro le streghe (Farinelli - Paccagnini, 1989, p. 50). Da quel che sappiamo, nel 1513 nel distretto di Como sarebbero state bruciate più di 60 persone (Prosperi, 1996, p. 388). Nel 1514 il numero delle vittime sarebbe salito a 300, e secondo altre fonti sarebbe stato superiore a 1000, dopo una serie di processi imbastiti dall’inquisitore e dai suoi vicari (Farinelli - Paccagnini, 1989, p. 56). Rategno risulta ancora in vita in un atto notarile rogato il 23 aprile 1511 (Giorgetta, 2003, p. 28 n. 57), ma è più probabile, come attesta Leandro Alberti (1517, c. 149r), che gran parte dei roghi fosse responsabilità del successore, fra Antonio da Casale, cui sarebbe seguito, negli anni Venti, il sanguinario Modesto Scrofeo.
Morì, molto probabilmente a Como, tra il 1511 e il 1515: quest’ultima è la data che riportò Alberti, che scrisse l’anno successivo.
Opere. Secondo Andrea Rovetta, Rategno lasciò manoscritti nel convento di Bologna una Summa casuum conscientiae, una raccolta di Sermones de tempore e un codice di Sermones de sanctis; ma la sua fama si deve alla circolazione di due opere che furono stampate dopo la morte, nel primo anno di pontificato di Pio V Ghislieri, già inquisitore di Como: la Lucerna inquisitorum haereticae pravitatis in qua summatim continetur quicquid desideratur ad huiusce Inquisitionis sanctum mumus exequendum (Mediolani, apud Valerium & Hieronymum fratres Metios, 1566, cc. 1r-90v), e il trattatello De strigibus edito in appendice alla Lucerna (cc. 90v-102v), pubblicati per iniziativa dell’inquisitore di Milano Angelo Zampa, già vicario di Ghislieri a Como.
Organizzata, come altri manuali per inquisitori e diversi testi per i confessori, in ordine alfabetico, dal lemma Abiuratio fino a quello Vicarius, la Lucerna è un trattato di procedura giudiziaria che riflette la cultura giuridica più che l’attività di Rategno. Nell’opera, che difende con vigore i poteri dell’Officium fidei (posto sopra a ogni magistratura civile e ordinaria) e dilata le fattispecie di eresia (cc. 31r-33v), di grande interesse sono le parti dedicate ai commissari e ai vicari nominati dal giudice (cc. 17r-18r), ai crocesignati (cc. 21v-22r), all’inquisitore (cc. 41r-47v), alla ‘spontanea’ comparizione (cc. 67r-69r) e alla tortura (cc. 79r-89r). Un passo, in cui si rubrica la condanna emanata nel 1511 dalla Sede Apostolica «ad instantiam patris inquisitoris Mantuani» contro la dottrina di Pietro di Lucca, che aveva predicato che Gesù fu concepito non nel grembo di Maria, ma in tre gocce di sangue vicino al suo cuore (c. 33r), permette di datare l’opera agli ultimi anni di vita di Rategno. Inoltre la menzione mette in luce i suoi legami diretti o indiretti con i confratelli Domenico da Gargnano, cacciatore di streghe a Mantova, e Girolamo Armellini, l’inquisitore che guidò i teologi riuniti a Roma per la condanna e sarà poi responsabile dei roghi di Mirandola del 1522-25.
Il De strigibus, da quel che si evince dal testo, fu scritto tre anni dopo l’assunzione di Rategno alla carica di inquisitore, nel 1508 circa. L’obiettivo era confutare con efficacia quanti dubitavano della realtà del volo notturno delle streghe, come il giurista Giovanni F. Ponzinibio e soprattutto il frate minore Samuele Cassini, autore di una Quaestio lamiarum (1505) a cui aveva già replicato il domenicano Vincenzo Dodi nel 1506 (i loro nomi comunque non compaiono). Del resto, anche l’Ordine dei predicatori si sarebbe diviso tra quanti, come Tommaso De Vio, avrebbero dubitato dei racconti delle presunte streghe e coloro che, come Silvestro Mazzolini e Bartolomeo Spina, avrebbero scritto sulla scia di Rategno per avvalorare il mito del sabba. Riprendendo le tesi del Formicarius di Johannes Nider piuttosto che le pagine del Malleus maleficarum di Heinrich Kramer (che non è citato), frate Bernardo sostenne che l’antico canone Episcopi del Decretum – che bollava come frutto di immaginazione e superstizione il racconto del volo notturno – non aveva più valore da quando era comparsa una nuova setta di streghe che i documenti dell’Inquisizione di Como (oggi perduti) facevano supporre nata intorno alla metà del XIV secolo (di ciò che riferisce Rategno su queste carte ha dubitato Norman Cohn, 1994, pp. 232 s.). Le testimonianze giudiziarie, le storie di magistrati che avevano usato stratagemmi per provarlo e la personale esperienza del giudice servono per denunciare le adunanze blasfeme del ludum (il sabba) e i malefici: delitti che meritavano il rogo, ma andavano trattati con cautela per la loro natura sfuggente e segreta.
La Lucerna e il De strigibus furono ristampati a Roma nel 1584 dal tipografo Grassi insieme al Tractatus de protestatione circa materiam fidei e al De signis pertinaciae haereticae pravitatis di Jean Gerson con un commento del canonista Francisco Peña, che li discusse nel quadro del rinnovamento delle procedure avviato dal S. Uffizio romano, sempre più restio ad abbracciare la caccia alle streghe. Peña, inoltre, scrisse nella prefazione di avere emendato il testo della Lucerna sulla base di un manoscritto dell’opera conservato all’Archivio romano dell’Inquisizione, dove oggi non ve n’è traccia. Tale edizione ebbe una ristampa (Venetiis, apud Zalterium, 1596) e insieme ad altri testi di procedura confluì nella sezione De Iudiciis Criminalibus S. Inquisitionis, curata in parte da Peña, dei Tractatus Universi Iuris (XI, 2, Venetiis 1584), la monumentale raccolta promossa da Gregorio XIII. La fortuna di Rategno fu grande e il De strigibus fu citato dai più celebri e fanatici demonologi europei (basti citare Peter Binsfeld e il De confessionibus maleficorum et sagarum, 1589). Inoltre, nel XVII secolo circolò in alcune raccolte di Mallei contro la stregoneria, come quella che apparve per i tipi di Claude Bourgeat a Lione nel 1669.
Fonti e Bibl.: L. Alberti, De viris illustribus Ordinis Praedicatorum, Bononiae 1517, c. 149r; F. Ballarini, Compendio delle croniche della città di Como, Como 1619, p. 203; A. Rovetta, Bibliotheca chronologica illustrium virorum Provinciae Lombardiae Sacri Ordinis Praedicatorum, Bononiae 1691, pp. 97, 133; J. Quétif - J. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, II, Paris 1721, pp. 22 s.; P.M. Domaneschi, De rebus coenobii Cremonensis Ordinis Praedicatorum, deque illustribus, qui ex eo prodiere, viris commentarius, Cremonae 1767, p. 427; J. Hansen, Quellen und Untersuchungen zur Geschichte des Hexenwahns und der Hexenverfolgung im Mittelalter, Bonn 1901 (rist. anast. 1963), pp. 279-284; Magistrorum ac Procuratorum generalium O.P. registra literarum minora (1469-1523), a cura di G. Meerseeman - D. Planzer, Romae 1947, p. 25; A. D’Amato, Sull’introduzione della riforma domenicana nel napoletano per opera della Congregazione lombarda (1489-1501), in Archivum Fratrum Praedicatorum, XXVI (1956), pp. 249-275 (in partic. p. 257); G. Bonomo, Caccia alle streghe, Palermo 1959, pp. 253-258; C. Piana, Ricerche su le Università di Bologna e di Parma nel secolo XV, I, Firenze 1963, p. 199 n. 6; La Stregoneria: Diavoli, streghe, inquisitori dal Trecento al Settecento, a cura di S. Abbiati - A. Agnoletto - M.R. Lazzati, Milano 1984, pp. 199-217 (trad. it. del De strigibus), pp. 361 s.; G. Farinelli - E. Paccagnini, Processo per stregoneria a Caterina de’ Medici (1616-1617), Milano 1989, pp. 50-52, 56; C. Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba, Torino 1989, pp. 44 s.; G. Romeo, Inquisitori, esorcisti e streghe nell’Italia della Controriforma, Firenze 1990, ad ind.; N. Cohn, I demoni dentro. Le origini del sabba e la grande caccia alle streghe, Milano 1994, pp. 232 s.; A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Torino 1996, pp. 386-389; A. D’Amato, I Domenicani a Faenza, Bologna 1997, p. 316; A. Errera, Processus in causa fidei. L’evoluzione dei manuali inquisitoriali nei secoli XVI-XVIII e il manuale inedito di un inquisitore perugino, Bologna 2000, ad ind.; G. Giorgetta, Processi dell’Inquisizione in Valtellina e Valchiavenna nel XV secolo: dalla ‘buona società’ alla stregoneria, in Streghe, diavoli, sibille. Atti del Convegno, a cura di F. Cardini - G. Invernizzi, Como 2003, pp. 21-29; T. Herzig, R., B., in Encyclopedia of Witchcraft, a cura di R. Golden, Los Angeles 2006, pp. 951 s.; G. Giorgetta, Inquisitori e giudici laici nel territorio dell’antica diocesi di Como, in Caccia alle streghe in Italia tra XIV e XVII secolo, a cura di G.M. Panizza, Bolzano 2007, pp. 95-126 (in partic. pp. 112 s.); M. Tavuzzi, Renaissance inquisitors. Dominican inquisitors and inquisitorial districts in Northern Italy, 1474-1527, Leiden-Boston 2007, pp. 220 s.; P. Portone, Como, in Dizionario storico dell’Inquisizione, a cura di A. Prosperi - V. Lavenia - J. Tedeschi, Pisa 2010, pp. 355-357; M. Duni, Un manuale inedito per cacciatori di streghe: il “Formularium pro exequendo inquisitionis officio” di Modesto Scrofeo, in Archivio storico italiano, CLXXI (2013), pp. 339-358, passim.