BERNARDO Parenzano (Parentino)
Lorenzo da Parenzo, in religione Bemardo, nacque intorno al 1437.
Fu monaco agostiniano. Nella sua opera di pittore è evidente una notevole molteplicità d'interessi che abbracciano il mondo mantegnesco e quello nordico, nonché gli ambienti pittorici veronese e ferrarese, lombardo e senese.
G. Fiocco (in Thieme-Becker) avanza l'ipotesi ch'eghi fosse figlio di un Giovanni Parentino iscritto dal 1441 alla Fraglia pittorica dì Padova; secondo il Brandolese "è verisimile che uscisse dalla Scuola dello Squarcione", mentre il Berenson (1932) lo ritiene probabile discepolo di Giovanni Storiato e influenzato da Ercole de' Roberti, Domenico Morone e F. Bonsignori, nonché seguace dei Mantegna; il Coletti finalmente accenna ad accostamenti col Butinone e coi nordici (soprattutto M. Schongauer) e ritiene i "richiami di Ercole de' Roberti probabilmente mediati attraverso la bonaria interpretazione di Liberale da Verona", aggiungendo inoltre l'ipotesi che il B. abbia avuto contatti con Sano di Pietro e con Luca Signorelli.
Tra le opere di B. è importante, in quanto firmato con la scritta "Bernardin(us) Parencan(us) Pi(n)sit", il dipinto della Gall. Estense di Modena rappresentante Cristo portacroce tra i santi Gerolamo e Agostino: l'artista qui è memore dei vigore plastico mantegnesco, ma ne attenua la severità e la forza riducendo i volumi a una dimensione quasi gotica, mentre una curiosità e una minuzia da fiammingo lo fanno indugiare nella descrizione del paesaggio.
Altra importante opera sono gli affreschi del chiostro di S. Giustina in Padova - di cui restano oggi soltanto alcuni frammenti - con episodi della Vita di s. Benedetto; secondo il Brandolese vi si leggevano le date 1489 e 1494, nonché la firma: "Opus Parentini". Secondo il Michiel B. li affrescò prima di entrare in religione.
Dei cinquanta riquadri dedicati alla vita e ai miracoli del santo, dodici erano di Bernardo. Il Fiocco ha pubblicato (1932) il frammento con S. Benedetto a scuola (Londra racc. Louis Morand) e lo definisce "il più bell'affresco del sottile, arzigogolato maestro"; certo è che l'intonazione generale chiaramente classicheggiante ci porta ancora una volta al mondo di Andrea Mantegna, mentre, considerando l'attività in S. Giustina nel suo complesso, gli sfondi paesaggistici sempre analiticamente concepiti ci riportano a quella tendenza descrittiva già notata nel dipinto della Galleria Estense.
Un momento molto importante nel curriculum di B. è costituito dagli episodi della Vita di s. Antonio abate alla Galleria Doria di Roma; assieme ai richiami di Ercole de' Roberti si nota qui la suggestione del mondo nordico, pervenuta probabilmente attraverso le incisioni di M. Schongauer, presente in particolare nel dipinto con le Tentazioni di s. Antonio, che ha motivi lugubri e raccapriccianti, inconsueti al sereno mondo classico dell'arte italiana.
Il ricordo di Ercole de' Roberti si manifesta anche nell'Adorazione dei Magi del Museo del Louvre, arricchito in certi particolari dal contatto col Butinone, mentre l'amore per la farsa caricaturale e felicissima trionfa nei cosiddetti Zingari di Berlino-Dahlem (nn. 1628 e 1628 A).
Partendo dal Cristo portacroce dell'Estense A. Venturi ha attribuito (1914) a B. la Caduta di s. Paolo del Museo di Verona e la Cattura di Cristo della collezione Borromeo di Milano; il Coletti d'altra parte, pensando che l'artista abbia soggiornato a Siena e che abbia fatto parte del gruppo dei miniatori padani con Liberale da Verona e Gerolamo da Cremona, ha arricchito il suo catalogo con il trittichetto del Presepe di palazzo Venezia a Roma e con il S. Girolamo del Museo di Toledo (Ohio) già attribuito a Gentile Bellini.
La critica più recente sta cercando di chiarire l'attività miniaturistica di B.: l'Uffiziolo della Vergine nell'Archivio della Badia di Montecassino, del 1469; forse il frontespizio del cod. Plut. 53.2, alla Laurenziana, del 1474 (Salmi, 1954); l'incunabolo del 1483, stampato a Venezia, oggi nella Pierpont Morgan Library di New York. Ricordiamo inoltre i suoi disegni (al British Museum, al Kupferstichkabinett di Berlino, a Dresda, ecc.) ed infine due dipinti giovanili: il S. Sebastiano di Hampton Court, una delle opere più mantegnesche, probabilmente dei settimo decennio, anche se resa con un linearismo nuovo rispetto all'arte del Mantegna, e la problematica Madonna che appare sulle nubi del Gardner Museum di Boston, attribuitagli dal Berenson (1932), anche se il confronto con l'unico quadro firmato, il Cristo dell'Estense, non prova agevolmente la legittimità di tale attribuzione.
B. morì a Vicenza il 28 ott. 1531.
Fonti e Bibl.: [M. A. Michiel], Notizia d'opere di disegno… pubbl. e ill. da D. Y. Morelli, a cura di G. Frizzoni, Bologna 1884, pp. 27 s.; P. Brandolese, Pitture, sculture, architetture… di Padova, Padova 1795, pp. 99 s., 197, 291; A. Venturi, Un quadro di B. P. nella Gall. del Louvre, in L'Arte, XI (1898), p. 357; S. Colvin, Drawings of the Old Masters in the Univers. Galleries and in the Library of Christ Church Oxford, II, Oxford 1907, tav. 29; A. Muñoz, Dipinti di B. P. nel Museo Civico di Vicenza, in Bollett. d'arte, II(1908), pp. 7-10; L. Cust-T. Borenius, Notes on pictures in the royal collections. XVI, St. Sebastian, by B. P., in The Burlington Magazine, XVII(1910), pp. 213 s.; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VII, 3, Milano 1914, pp. 273-290; C. J. Holmes, Recent acquisitions for Public collections. VI, The National Gallery, B. da Parenzo, in The Burlington Magazine, XXXIII(1918), pp. 195 s.; A.Venturi, B. P. e alcuni suoi dipinti ignoti, in Atti e Mem. d. Soc. istriana di archeol. e storia patria, XXXVIII, 1 (1926), pp. 25-32; A. Alisi, Un Pittore istriano a Londra, in Il Piccolo della sera, Trieste, 22 genn. 1930; L. Venturi, Eine Historienfolge des Scipio Africanus von B. P., in Pantheon, VII(1931), pp. 204-207; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, pp. 428 s.; G. Fiocco, Un affresco di B. P., in Bollett. d'arte, XXV(1932), pp. 433-439; M. Boato, Un frammento di B. P., ibid., XXVIII(1934-35). pp.510-515; R. Pallucchini, I dipinti della Galleria Esteme di Modena, Roma 1945, pp. 161 s.; R. Marini, Mostra della pittura istriana a Trieste, in Arte venera, IV(1950), pp. 176 s.;L. Coletti, Pittura veneta dei Quattrocento, Novara 1953, p. XLV; G. Muzzioli, Mostra stor. nazion. della miniatura (catal.), Firenze 1953, p. 384; M. Salmi, Aspetti della cultura figurativa di Padova e di Ferrara nella miniatura del primo Rinascimento, in Arte venera,VIII(1954), pp. 132, 133; R. Pallucchini, La Pittura venera del Quattrocento, II, Università di Padova, anno accademico 1957-58 (dispense), pp. 45-53; B. Berenson, Pitture ital. del Rinascimento - La scuola veneta, Londra-Firenze 1958, tav. 206; E. Ruhmer, B. P. und der Stecher PP,in Arte veneta,XII (1958), pp. 38-44; M. Salmi, Riflessioni sulla civiltà figurativa di Ferrara nei suoi rapporti con Padova durante il primo Rinascimento, in Riv. d'arte,XXXIV(1959), pp. 19-48; M. G. Rutteri, Contributo a B. P.,in Acropoli, I(1960-61), pp. 108-119; M. Bonicatti, Aspetti dell'Umanesimo nella pittura venera dal 1455 al 1515,Roma 1964, pp. 26-42; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,XXVI, pp. 231 s.(sub voce Parentino Bernardo, con ulteriore bibl.); Encicl. Ital., XXVI, p. 323 (sub voce Parenzano, Bernardo).