MICHELOZZI, Bernardo
– Figlio dello scultore e architetto Michelozzo di Bartolomeo e di Francesca Galigari, nacque prima del 13 ag. 1455, data in cui il suo nome venne annotato nel Registro dei battezzati dell’Archivio dell’Opera del duomo di Firenze; la data trova conferma nelle bocche dichiarate sia dal padre nella portata al Catasto del 1457 (dove compare il figlio «Bernardo d’anni 2 ½») sia dal fratello Niccolò nella portata al Catasto del 1480: «ser Bernardo prete, mio fratello, d’età anni 25» (è dunque errata la dichiarazione di Michelozzo nella portata al Catasto del 1469: «Barnardo mio figliuolo d’anni 12»). Il M. si avviò presto alla carriera ecclesiastica: il 29 nov. 1474 era già chierico e rettore della parrocchia di S. Pietro in Frassina (Arezzo), beneficio che, a quanto emerge da una lettera del 30 dic. 1474 del vescovo Gentile Becchi al fratello del M., Niccolò, gli fu presto tolto. Nel 1489 divenne canonico della cattedrale. Fu priore di S. Maria di Petrazzi, piovano di Sovara in diocesi di Città di Castello dal 1487 al 1491 (dopo Giovanni de’ Medici) e abate di S. Abundio e Abundanzio di Croce.
Legato a Marsilio Ficino, il M. frequentò lo Studio di Firenze in qualità di «studens in humanis litteris» e vi conseguì il dottorato in diritto canonico il 16 luglio 1482. Durante questi anni ricorse frequentemente al prestito di volumi latini e greci dalla biblioteca di Lorenzo il Magnifico: nel 1482 «Quinterni sciolti di Eustathio sopra Homero» (forse l’attuale Plut., LIX, 43 della Biblioteca Medicea Laurenziana), quindi «Euripide e parte di Pindaro e parte di Homero [ …] Apuleio in lettera longobarda e Silio Italico»; nel 1484 «Cleomede et Euclide in papiro de’ libri furon di Demetrio [scil. Calcondila]», dove per il Cleomede si rinvia al Plut., XIX, 13 della Laurenziana; nel 1486 un cospicuo gruppo di libri appartenuti al Filelfo: Antemio, De machinamentis; Erodiano, De varietate linguarum; la Repubblica di Platone; gli Opera di Senofonte; la Metafisica di Aristotele. Non mancano opere di carattere sacro, come, nel 1490, i Sermones di Gregorio Nazianzieno, e gli Opera di Dionigi Aeropagita. Sin dall’estate del 1479, con l’acuirsi dei contrasti tra la moglie di Lorenzo il Magnifico, Clarice Orsini, e il Poliziano (Angelo Ambrogini), al M. fu affidata l’educazione dei figli Piero e Giovanni de’ Medici. Il 22 maggio il Poliziano scrisse a Lorenzo lamentandosi che i volumi di Omero, Platone, Demostene e molte altre cose che aveva lasciato a Cafaggiolo si trovassero nelle mani del M.; il 5 giugno Lorenzo sollecitò presso sua moglie l’invio dei libri, meravigliandosi che «messer Bernardo» non vi avesse già provveduto. Tuttavia la decisione pareva ancora in bilico se il 18 luglio il Poliziano aveva ancora modo di esprimere le proprie perplessità in una lettera a Lucrezia de’ Medici: «Intendo però è in casa messer Bernardo, fratello di ser Nicolò: pur non so come si ragguaglierà el suo tessuto col mio». Col ritorno del Poliziano, Piero fu riaffidato alle sue cure, mentre Giovanni continuò a beneficiare dell’insegnamento del Michelozzi. I rapporti tra il M. e il Poliziano furono, tuttavia, di reciproca stima: il M. appare menzionato molto onorevolmente nel capitolo XXIII dei Miscellanea; dal canto suo, in una lettera a Francesco Pucci allora a Roma (1484-85), il M. elogia senza riserve il Poliziano.
Nel medesimo periodo si infittiscono le relazioni con altri umanisti; lo testimoniano i carmi laudativi a Jacopo Volterrano, al cardinale Giovanni de’ Medici, a Michele Verino, a Zanobi Pace e a Bartolomeo Ridolfi; il M. contribuì anche alla breve antologia poetica in morte dell’umanista Teodoro Gaza. Fonte primaria per la biografia del M. è la sua corrispondenza epistolare: nel dicembre del 1489 Ficino gli chiese conto di un manoscritto con le traduzioni del De daemonibus di Psello e del De somniis di Sinesio fatto approntare per Piero de’ Medici da Filippo Valori e poi scomparso (l’attuale Biblioteca apost. Vaticana, Ott. lat., 1532). Pucci gli fece richiesta dei «Quintiliani commentaria» per rimpiazzare quelli in suo possesso, «quibusdam in locis mutila [ …] et manca, ubique vero parum fidelia»; e in un’altra lettera, che risale probabilmente al 1490, mosse puntute critiche nei riguardi del Poliziano, rintuzzando, a distanza di tempo, l’antico elogio del Michelozzi. Non sorprende che fosse proprio il M. uno dei primi ad apprendere della morte del Poliziano, annunciatagli da un certo «Benedictus» (forse Riccardini) il 29 sett. 1494 (è invece certamente Riccardini che dedicherà al M. la sua edizione di Valerio Flacco, Argonauticon, Firenze, F. Giunta, 1503). Tra il luglio 1497 e il novembre 1498 il M. compì un lungo viaggio in Levante insieme con Bonsignore Bonsignori. Oltre all’itinerario redatto da Bonsignori, ne sono puntuale e dettagliato resoconto le lettere indirizzate dal M. al fratello Niccolò, in cui, fra l’altro, non mancano i riferimenti ai libri: scrivendo da Pera il 20 marzo 1498, per esempio, il M. annunciava al fratello l’arrivo di 15 dei 17 manoscritti acquistati a Costantinopoli; fra i numerosi titoli spiccano le opere di Basilio, Simplicio, Oribasio, Aristide, Giorgio Scolario, Giovanni Crisostomo, di Cabasilas.
Rientrato in Italia, dal 1502 al 1504 il M. ospitò in casa propria Bonsignori desideroso di erudirsi nelle lettere latine e greche. I contatti epistolari proseguirono con frequenza periodica anche dopo l’approdo di Bonsignori presso la Curia di Roma. Spicca la lettera del 24 genn. 1506 in cui Bonsignori fornì, a distanza di soli dieci giorni, una dettagliata relazione sul ritrovamento del celebre gruppo scultoreo del Laocoonte.
L’elezione al soglio pontificio di Leone X (Giovanni de’ Medici), nel 1513, segnò una svolta anche per il M., che presto dovette trasferirsi a Roma, dove nel marzo di quell’anno lo si ritrova ospite di Lorenzo Lenzi, nipote di Bonsignori. Papa Leone X lo nominò prima suo cameriere segreto e poi referendario. Nel 1516 giunse finalmente la nomina a vescovo di Forlì, ottenuta, ancora una volta, grazie all’intervento di Bonsignori, che riuscì a intervenire tempestivamente presso il papa, battendo sul tempo gli altri aspiranti alla sede. La nomina a vescovo costituì il coronamento di una lunga fedeltà alla causa medicea; una posizione di prestigio (come testimonia, fra l’altro, la dedica da parte di Eufrosino Bonini delle Orationes di Aristide, Firenze, F. Giunta, 1517), che il M. mantenne sino all’anno della morte.
Il M. morì il 7 marzo 1519.
Fonti e Bibl.: M. Ficino, Opera, Basileae 1576, p. 882; A. Poliziano, Prose volgari inedite e poesie latine e greche edite e inedite, a cura di I. del Lungo, Firenze 1867, pp. 72-74; E. Piccolomini, Delle condizioni e delle vicende della Libreria Medicea privata dal 1494 al 1508. Ricerche, in Archivio storico italiano, s. 3, 1875, t. 21, pp. 283-290; M. Martelli, Lettere inedite di Francesco Pucci «Librero Major» nella Biblioteca Aragonese, in La Bibliofilia, LXV (1963), pp. 225-237; T. De Marinis - A. Perosa, Nuovi documenti per la storia del Rinascimento, Firenze 1970, pp. 37 s., 79-81, 86-93, 783 s.; L. de’ Medici, Lettere, II, 1474-1478, a cura di R. Fubini, Firenze 1977, pp. 33 s., 94 s.; A. Poliziano, Liber epigrammatum Graecorum, a cura di F.M. Pontani, Roma 2002, p. XII; Biblioteca Medicea Laurenziana, Catalogus codicum manuscriptorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae, a cura di A.M. Bandini, II, Florentiae 1775, pp. 572 s., 635 s.; A.A. Renouard, Notice sur la famille des Junte, in Id., Annali delle edizioni aldine con notizie sulla famiglia dei Giunta e repertorio delle loro edizioni fino al 1550, Paris 1834, pp. 34 scheda 6, 41 scheda 95; A. Lazzari, Ugolino e Michele Verino, studi biografici e critici. Contributo alla storia dell’umanesimo in Firenze, Torino 1897, p. 119; A. Della Torre, Storia dell’Accademia Platonica di Firenze, Firenze 1902, pp. 715, 774 s., 782 s.; G.B. Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano 1928, pp. 49 n. 47, 54 n. 72, 252; Biblioteca apostolica Vaticana, I due primi registri di prestito della Biblioteca apostolica Vaticana: codici Vaticani latini 3964, 3966 …, a cura di M. Bertola, Città del Vaticano 1942, p. 48; T. De Marinis, La biblioteca napoletana dei re d’Aragona, I, Milano 1947, pp. 186, 193 n. 53, 254 s.; G.B. Picotti, Ricerche umanistiche, Firenze 1955, pp. 45, 53, 134; R. Avesani, Quattro miscellanee medioevali e umanistiche. Contributo alla tradizione del Geta, degli Auctores octo, dei Libri minores e di altra letteratura scolastica medioevale, Roma 1967, p. 96 e n. 2; E. Borsook, The travels of B. M. and Bonsignore Bonsignori in the Levant (1497-1498), in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XXXVI (1973), pp. 145-197; D. Decia - R. Delfiol, I Giunti tipografi editori di Firenze, I, Firenze 1976, schede nn. 6 e 101; A. Verde, Lo Studio fiorentino, 1473-1503. Ricerche e documenti, III, Firenze 1977, pp. 184 s.; Marsilio Ficino e il ritorno di Platone (catal.), a cura di S. Gentile - S. Niccoli - P. Viti, Firenze 1984, pp. 130 s. (scheda 100/I e II); S. Carrai, Le muse del Pulci, Napoli 1985, pp. 198 s. nn. 22-24; P.O. Kristeller, Marsilio Ficino and his work after five hundred years, Firenze 1987, p. 23; M. Ficino, Lettere, a cura di S. Gentile, Firenze 1990, pp. LXXII, CXXXI; J. Hankins, The myth of the Platonic Academy of Florence, in Classical Quarterly, XLIV (1991), pp. 449, 453 n. 80, 470; V. Fera, Il dibattito umanistico sui «Miscellanea», in Agnolo Poliziano poeta scrittore filologo. Atti del Convegno internazionale di studi, Montepulciano … 1994, a cura di V. Fera - M. Martelli, Firenze 1998, pp. 355 s.; A. Perosa, Sugli epigrammi greci del Poliziano, in Studi di filologia umanistica, I, Roma 2000, pp. 93 s.; Id., rec. a T. De Marinis, La biblioteca napoletana dei re d’Aragona, I-IV, ibid., III, ibid. 2000, pp. 402 s.; K. Wren Christian, The De’ Rossi Collection of ancient sculptures, Leo X, and Raphael, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, LXV (2002), pp. 163 s. e n. 105; J. Hankins, Humanism and Platonism in the Italian Renaissance, II, Platonism, Roma 2004, p. 262; W. Ingeborg, Lorenzo il Magnifico e il suo tempo, Roma 2005, p. 220; M.E. Cosenza, Dictionary of Italian humanists, III, Boston 1962, pp. 2310 s.; Hierarchia catholica, III, 2, p. 198; P.O.Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 135, 230; II, pp. 518 s.; IV, p. 453; V, p. 257; VI, p. 408.
P. Pellegrini