GALLERANI, Bernardo (Bernardo di Bonçio)
Non è nota la data di nascita del G., che fu vescovo di Siena dal 1273 al 1280.
È dubbia anche la sua appartenenza alla famiglia Gallerani, ipotizzata da Giovanni Antonio Pecci, erudito senese del sec. XVIII, e accettata dalla maggior parte della storiografia successiva. L'erudito aveva formulato la propria ipotesi basandosi sul testo della bolla emessa dal G. il 31 marzo 1274, con la quale si ufficializzava il culto tributato dalla cittadinanza ad Andrea Gallerani, definito nel testo "olim nobilis concivis et frat[er] nost[er]" (Siena, Arch. arcivesc., Dipl., 1274 marzo 31, edito in Barbi, pp. 112-115). Come si evince dal confronto di alcuni atti del Dipl., Opera metropolitana dell'Arch. di Stato di Siena con la bolla pontificia di conferma della sua elezione, il G., all'epoca proposto del capitolo della cattedrale, era figlio di un certo Bonçius, non altrimenti noto, e non di Ghezzolino di Gallerano, padre del beato Andrea. Sembra quindi opportuno concordare con gli esponenti della tradizione storico-erudita che il Pecci credette di confutare, tra i quali l'Ugurgieri Azzolini e l'Ughelli, nonché l'anonimo che annotò proprio sul retro della pergamena citata dal Pecci - con riferimento al G. - "qui de familia Boncii erat", sul fatto che il presule senese non sia stato un membro della nota famiglia Gallerani, anche se ancor oggi egli è ricordato dagli studiosi come tale.
In considerazione delle probabili omonimie non sembra possibile identificare con certezza il G. con il "magister Bernardus canonicus senensis" attestato nei registri di Gregorio IX tra il 1233 e il 1234. La sua prima sicura attestazione risale al 12 ott. 1255, quando egli venne incaricato da Alessandro IV di riscuotere le decime dell'Inghilterra e della Scozia in qualità di nunzio pontificio e di consegnarle "sociis dilectorum filiorum Rainaldi et Tholomaei ac Scotti Dominici campsorum nostrorum civium Senensium" (Regesta, 1875, n. 16051). L'impegno del G. in Inghilterra è attestato sino al dicembre dell'anno successivo, dopo di che per alcuni anni si perdono le sue tracce.
Lo si incontra di nuovo a Siena nel corso degli anni Sessanta in qualità di proposto del capitolo della cattedrale e cappellano pontificio. Tale ruolo gli permise di mantenere stretti contatti con la corte papale nel periodo di forte instabilità politico-militare seguito all'allontanamento da Siena degli esponenti di parte guelfa, in conseguenza della vittoria della fazione ghibellina ottenuta nel 1260 a Montaperti contro i Fiorentini. Nell'aprile del 1264 il G. insediò il nuovo abate di S. Antimo - il vallombrosano Simone, proveniente dal monastero di S. Michele in S. Donato di Siena - per ordine di Giordano Pironti, cardinale del titolo dei Ss. Cosma e Damiano. Il mese successivo lo stesso Urbano IV gli chiese di convocare alla propria presenza in Orvieto un certo numero di chierici segnalatigli dal vescovo di Siena, in quanto ritenuti titolari non legittimi di consistenti benefici ecclesiastici. Tra il maggio del 1266 e l'agosto del 1268 il G. risulta impegnato nella gestione del patrimonio capitolare.
Alla morte del vescovo Tommaso il capitolo affidò il compito di nominare il nuovo presule al canonico Orlando, pievano della Pieve al Bozzone. Questi il 24 maggio 1273 scelse il G., la cui elezione fu confermata da Gregorio X il 2 giugno seguente; il G. resse l'episcopato senese nel decennio successivo all'affermazione dell'egemonia guelfa sulla città, svolgendo tra l'altro un importante ruolo di collegamento tra l'amministrazione pontificia e il Comune. In un periodo caratterizzato dalla necessità di ricomporre il tessuto politico-sociale lacerato dalle lotte di fazione, egli fu tra i protagonisti del processo di pacificazione interna auspicato da larghi strati della cittadinanza e favorito dalla Chiesa.
Pochi giorni dopo la sua elezione il G. dovette occuparsi del risarcimento dei danni arrecati dai Senesi al castello di Radicofani alcuni anni prima. Nel mese di luglio venne infatti informato dal vescovo di Orvieto dell'intenzione di Gregorio X di esigere il pagamento di 2000 marche sterlinghe dai cittadini senesi, sotto pena di scomunica e interdetto. La vertenza non si era ancora conclusa nel luglio del 1275, quando ai governanti senesi giunse notizia della prossima pubblicazione da parte del G. delle sentenze di scomunica pronunciate dal vescovo di Orvieto nei confronti dell'insolvente Comune di Siena.
Il primo atto del nuovo vescovo di cui siamo a conoscenza risale all'agosto del 1273 ed è costituito dal conferimento della chiesa di S. Michele nel piviere di Fogliano al canonico Palmiero del fu Giovanni, cappellano della cattedrale. Tra il settembre del 1273 e il marzo del 1274 intervenne più volte per dare pieno riconoscimento ad alcune pratiche devozionali seguite dai Senesi. Negli ultimi mesi del 1273, anche in seguito alle pressioni esercitate sui governanti cittadini da Matteo Orsini cardinale di S. Maria in Portico, il G. iniziò a rivendicare il potenziamento delle proprie prerogative giurisdizionali sui centri del cosiddetto Vescovado, il dominio episcopale creato nel corso dei secoli XI e XII intorno ad alcune località situate pochi chilometri a sud di Siena. Già nel mese di dicembre un Consiglio cittadino segreto aveva invitato il G. a formalizzare le proprie richieste al Consiglio della Campana, come avvenne alla fine di marzo del 1274 quando il vescovo presentò una petizione con la quale si chiedeva una sostanziale immunità fiscale per le terre del Vescovado, petizione che fu accolta il 25 aprile successivo.
Tra il 1274 e il '79 sono attestati molti interventi del G. in questioni di varia natura. Nel novembre del 1274 ricevette da Gregorio X la richiesta di esaminare l'elezione di frate Bernardo ad abate del monastero dei Ss. Salvatore e Cirino dell'Isola ed eventualmente di confermarla. Quando nel 1275 il papa chiese al Comune di Siena di non prestare aiuto militare ai Fiorentini e agli altri aderenti a una lega anti-pisana, i governanti cittadini domandarono un parere al G. circa il rischio di incorrere nell'interdetto già comminato dal pontefice nei confronti dei Comuni di Firenze, Lucca e Pistoia. Dopo essersi consigliato con alcuni frati domenicani e francescani e con altri iurisprudentes, il G. affermò che la partecipazione, anche a titolo personale, di armati senesi alle operazioni militari avrebbe fatto incorrere anche Siena nella sentenza di scomunica, parere che fu recepito dal Consiglio cittadino il 2 luglio 1275. Nella documentazione prodotta tra il 1276 e il 1278 il G. compare inoltre di frequente quale destinatario di lasciti e donazioni ed esecutore testamentario.
La collaborazione tra il vescovo e il Comune di Siena fu costante. Nell'aprile 1277 il Consiglio della Campana approvò una petizione del G., che chiedeva l'attuazione di una vecchia delibera riguardante l'edificazione a spese del Comune di un palazzo, con una cappella dedicata alla Vergine e a S. Giacomo, a titolo di risarcimento delle case episcopali distrutte per l'ampliamento della cattedrale. Nel mese di luglio il Comune di Montalcino inviò al G. un procuratore incaricato di chiedere la restituzione delle usure pagate dal detto Comune a Guglielmo Bennachi e di rimettere al prestatore pentito "totum suum crimen vel delictum" (Arch. di Stato di Siena, Dipl., Bichi Borghesi, 1277 luglio 1°). Nell'ottobre seguente il G. intervenne nella vertenza che opponeva l'ospedale di S. Maria della Scala ad alcuni esponenti della famiglia Piccolomini riguardo ai diritti signorili vantati da questi ultimi sul territorio di Montertine in Val d'Orcia. Nel febbraio del 1278 riconobbe e ufficializzò un'istituzione senese operante con fini assistenziali già dalla metà del secolo, concedendo a Bartolomeo di Ildibrandino Vincenti, rettore della Casa della Misericordia, e ai confratelli di costituire "unum collegium et una societas […] ad agenda officia et negocia" (Ibid., Univ., 1277 [=1278] febbr. 18). Nell'agosto di quell'anno, avuta notizia di una recrudescenza del ribellismo ghibellino a Siena e desiderando il ritorno alla concordia interna, papa Niccolò III si rivolse al G. affinché disponesse le fazioni alla pace. Con l'accettazione delle richieste del pontefice da parte degli organismi politici cittadini prese nuovo vigore il processo che avrebbe portato alla pacificazione generale tra le famiglie guelfe e ghibelline dell'ottobre 1280. Nel giugno del 1279 il vicario generale del G. pronunziò una sentenza a favore del capitolo della cattedrale nella vertenza che lo opponeva al monastero di S. Galgano per il possesso di un terreno situato nel territorio di Stigliano in Val di Merse.
Non mancarono, comunque, contrasti tra il G. e il Comune di Siena. Nell'estate del 1279 il governo cittadino accusò il G. di amministrare la giustizia nei confronti degli uomini di Vallerano e Montorgiali - che facevano parte del Vescovado - "contra ius et antiquissimam consuetudinem" e con eccessiva durezza. Il 18 agosto il Consiglio degli ordini della città e dei trentasei chiese quindi al presule di astenersi da "maleficia […] infer[re] et fa[re]" a danno dei propri sudditi e di assolvere gli uomini di Montorgiali dalla scomunica loro comminata, minacciandolo in caso contrario di sollevare una lite riguardo ai diritti su tutte le terre del Vescovado.
Verso la fine di agosto del 1279 i governanti cittadini, per aiutare militarmente l'abate di S. Antimo nel recupero del fortilizio della Torricella sottrattogli dai conti di Santa Fiora, chiesero l'intervento del G., executor dell'abate Simone. È questa l'ultima occasione in cui il presule viene ricordato ancora in vita.
Non conosciamo la data della sua morte, avvenuta prima dell'8 nov. 1280 - quando già la cattedra senese risultava vacante - e non nel corso del 1281 come riferito sia dal Gams sia dall'Eubel.
La vacanza della sede episcopale fu piuttosto lunga e si concluse solo con l'elezione di Rinaldo di Uguccione Malavolti - nipote dell'influente canonico Rinaldo di Orlando Malavolti - destinato a inaugurare l'occupazione quasi secolare dell'episcopato senese da parte di questa famiglia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Diplomatico, Opera metropolitana, 1265 maggio 27, 1266 dic. 4, 1268 maggio 19, 1268 ag. 15, 1279 giugno 22; Ibid., Bichi Borghesi, 1273 sett. 2; 1277 luglio 11; Ibid., Patrimonio dei resti ecclesiastici (Compagnia di S. Bernardino), 1273 sett. 2; Ibid., Riformagioni, 1274 apr. 25 (2 pergg.); Ibid., Archivio generale dei contratti, 1277 sett. 18, 1277 (=1278) febbr. 17; Ibid., Spedale di S. Maria della Scala, 1277 ott. 13; Consiglio generale, 18, cc. 12rv, 80rv, 83v, 93rv; 20, cc. 70r, 78r, 90r; 21, c. 66rv; 22, cc. 38v, 43r; 23, cc. 6r, 20r, 22v, 23v-24r, 25v; Concistoro, 1773, c. 62; Ospedale, 64, ff. I-II; Conventi, 3890; Spoglio A dei testamenti, contratti e memorie dell'archivio dei monasteri e conservatori soppressi e riuniti (Ospedale di Monna Agnese), pp. 239 s.; Mss., B.30 bis: A. Sestigiani, Nota di ciò che si contiene ne' contratti di carta pecora esistenti appresso l'Arte de' calzolari della città di Siena, c. 3r; Mss., B.39: Transunto delle cose memorabili ed antiche che sono nell'archivio della ven. Opera della chiesa metropolitana di Siena, cc. 73v-74r; Mss., B.82: Repertorio di strumenti antichi della Sapienza, c. 385r; Mss., D.6: G.A. Pecci, Raccolta universale di tutte le iscrizioni…, cc. 125v-126v; Siena, Arch. arcivescovile, 3395, cc. 10v, 15v, 16r; Acta sanctorum martii, III, Antverpiae 1688, pp. 49-57; Documenti per la storia dell'arte senese, a cura di G. Milanesi, I, Siena 1854, pp. 155 s.; Regesta pontificum Romanorum, a cura di A. Potthast, Berlin 1875, nn. 16051, 16415, 16620; Matthaeus Parisiensis, Chronica maiora, a cura di H. Richards Luard, in Rer. Britannic. Medii Aevii script., LVII, 5, London 1880, p. 582; Statuti de la Casa di S. Maria della misericordia di Siena volgarizzati circa il 1331, a cura di L. Banchi, Siena 1886, p. XIV; Les registres de Grégoire IX, a cura di L. Auvray, I, Paris 1896, nn. 1132, 1721; Les registres de Grégoire X, a cura di M.J. Guiraud, III, Paris 1898, nn. 268, 462; Les registres de Nicolas III, a cura di M.J. Gay, I, Paris 1898, n. 117; Les registres d'Urbain IV, a cura di J. Guiraud, Paris 1900, nn. 567, 673; Il Caleffo Vecchio del Comune di Siena, a cura di G. Cecchini, III, Siena 1940, n. 867; Les livres des comptes des Gallerani, a cura di G. Bigwood - A. Grunzweig, II, Bruxelles 1962, p. 26; R. Barbi, Vita del beato Andrea Gallerani nobil di Siena…, Siena 1638, pp. 98, 110; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi…, I, Pistoia 1649, p. 257; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, III, Venetiis 1718, p. 561; G.A. Pecci, Storia del vescovado della città di Siena…, Lucca 1748, pp. 228-238; R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, IV, Berlin 1908, p. 237; N. Mengozzi, Il feudo del Vescovado di Siena, Siena 1911, pp. 29-32; P. Bacci, Dipinti inediti e sconosciuti di Pietro Lorenzetti, Bernardo Daddi etc., inSiena e nel contado, Siena 1939, p. 18; G. Prunai, Il feudo capitolare di Montechiaro e di Vico d'Arbia ed il suo statuto del 1280, in Bull. senese di storia patria, L (1943), p. 134; R. Davidsohn, Storia di Firenze, II, Firenze 1960, p. 611; VI, ibid. 1965, p. 551; E. Carli, Considerazioni e notizie sul b. Andrea Gallerani e sulla sua famiglia, in Economia e storia, XI (1964), p. 256; P. Cammarosano - V. Passeri, Repertorio, in I castelli del Senese. Strutture fortificate dell'area senese-grossetana, Siena 1976, p. 346; G. Catoni, Gli oblati della Misericordia. Poveri e benefattori a Siena nella prima metà del Trecento, in La società del bisogno, a cura di G. Pinto, Firenze 1989, pp. 4 s.; A. Giorgi, Il carteggio del Concistoro della Repubblica di Siena (spogli delle lettere: 1251-1374), in Bullettino senese di storia patria, XCVII (1990), p. 288; P.B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae catholicae, p. 752; C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, I, Monasterii 1913, p. 446.