DE MURO, Bernardo (Bernardino)
Nacque a Tempio Pausania (Sassari) il 3 nov. 1881, da Antonio Maria (modesto proprietario terriero) e da Giovanna Maria Demuro. Frequentò soltanto le scuole elementari e, autodidatta, cominciò ad esercitare la voce, eseguendo canzoni della sua terra; in seguito partecipò ad esecuzioni pubbliche nel caffè di Tempio. A venti anni, trasferitosi a Roma, ottenne un'audizione da A. Cotogni e nel 1903 partecipò al concorso per l'ammissione al conservatorio di S. Cecilia: vinse uno dei due posti a disposizione per la voce di tenore.
Dopo aver studiato col maestro A. Sbriscia, nel 1905, grazie all'intervento del celebre tenore F. Marconi, perfezionò la sua preparazione sotto la guida del maestro A. Martino. Il 12 maggio 1910 esordì al teatro Costanzi di Roma in Cavalleria rusticana di P. Mascagni, ottenendo un lusinghiero giudizio dalla critica. Nel gennaio 1911 fu al Petruzzelli di Bari, scritturato per Ruy Blas di F. Marchetti, Madama Butterfly di G. Puccini, anche se la tessitura vocale di personaggi di questo tipo costringeva la sua vocalità ancora istintiva in limiti non congeniali. Interpretò inoltre L'africana di G. Meyerbeer e Cavalleria rusticana. Nel giugno dello stesso anno, ancora a Bari, prese parte alle due rappresentazioni speciali di Ruy Blas (accanto a C. Supervia e al baritono F. Cigada), alle quali fecero seguito sei recite di Carmen di G. Bizet, uno degli spartiti cui il tenore legherà il suo nome e che qui eseguì per la prima volta.
Il D. raggiunse il definitivo successo alla Scala di Milano, ove debuttò il 20 genn. 1912, nella prima rappresentazione italiana di Isabeau di Mascagni, interpretando il ruolo di Folco. La critica indicò i maggiori pregi della sua voce "nella bella uguaglianza dei registri, nella facilità e nel calore dell'emissione, nell'impeto che non eccede mai nell'enfasi volgare" (LaPerseveranza, 21 genn. 1912). Colpirono, in particolare, la perfetta naturalezza, la simbiosi nitida fra canto e azione, la capacità di caratterizzazione del personaggio da lui creato (tanto che a partire dalle recite scaligere il binomio De Muro-Folco divenne inscindibile), il vigoroso accento e lo smalto bellissimo della voce.
Sempre interpretando Folco il 24 aprile successivo fu al teatro Grande di Brescia (accanto a Maria Farneti), Poi il 4 maggio al teatro Alighieri di Ravenna; successivamente alla Scala cantò in Cavalleria rusticana, Carmen, con M. D'Alvarez e L. Montesanto, e Pskovitana di N. Rimskij Korsakov (nel ruolo di Tutcia) con F. Chaliapine e sempre con T. Serafin sul podio, con il quale fu ancora alla Scala per Don Carlos di Verdi al fianco di G. Russ, N. De Angelis e C. Galeffi.
Nel 1913 fu ingaggiato dall'impresario W. Mocchi per una tournée in Sudamerica: cantò a Buenos Aires, Rio de Janeiro e Rosario con un repertorio iniziale limitato ai titoli di sicuro successo quali Isabeau, Carmen, Cavalleria rusticana e Iris di Mascagni. Il successo fu considerevole, anche se la critica, nel sottolineare la vigoria del registro acuto, non mancò di rilevare che l'emissione risultava a volte forzata, con conseguente pericolo per la conservazione della purezza del timbro.
Carmen fu l'opera del suo debutto in Spagna, al teatro Liceo di Barcellona nel 1913, oltreché del suo ritorno al Costanzi di Roma, anche in questa occasione la critica notò una certa disorganizzazione nel sistema di canto. Sempre al Costanzi eseguì poi Isabeau con Ermenegilda (Gilda) Dalla Rizza ed E. Casazza (14 genn. 1914) e ancora Cavalleria rusticana con E. Carelli il 24 dello stesso mese; il 1º novembre fu al Comunale di Bologna; nel febbraio e marzo 1915 nuovamente a Roma per La fanciulla del West di G. Puccini e Aida di G. Verdi, che cantò entrambe per la prima volta, dirette da E. Vitale, al teatro Costanzi, e per Cavalleria rusticana nella prima stagione del rinnovato teatro Quirino, al fianco di C. Gagliardi e G. Besanzoni.
Di nuovo in tournée in Sudamerica, in maggio e giugno debuttò al teatro Colón di Buenos Aires in una grande stagione cui presero parte anche E. Caruso e H. Lazaro: ottenne particolare successo in opere di repertorio con una compagnia di canto formata da Gilda Dalla Rizza, Titta Ruffò, R. Raisa. Poi fu per la seconda ed ultima volta a Rosario con Aida e Carmen, diretto ancora da G. Marinuzzi.
Tornato in Italia, si arruolò nel 1916 e fu caporale nella Sanità a Milano; poté comunque cantare nello stesso anno, oltre che in concerti di beneficenza, al teatro Regio di Parma in Aida con C. Boninsegna, e per la prima volta il Trovatore al Dal Verme di Milano; poi fu al Carlo Felice di Genova per Carmen con C. Supervia e L. Montesanto.
Ripresa l'attività nel 1918, fu al Politeama di Genova per Andrea Chénier di U. Giordano che (insieme con Carmen) portò al teatro Real di Madrid con Titta Ruffo per la prima esecuzione locale.
Il personaggio di Andrea Chénier fuparticolarmente congeniale al D. e le peculiari qualità della sua voce resero possibile una totale identificazione con esso, soprattutto nell'inflessione lirica e nell'espressività dolce e tenera richieste dal canto di un poeta, ma anche nei vibranti ed eroici accenti dell'ardore patriottico e dell'esaltato amore. Non a caso anche la registrazione discografica dell'aria del primo atto "Un di all'azzurro spazio" è una delle più belle esistenti, soprattutto per la grande qualità di dettagli espressivi che il D. dispiegò con molta intelligenza e sensibilità.
Al Real di Madrid egli portò anche Aida e IlTrovatore, opera che cantò 190 volte in tutti i teatri del mondo.
Nel 1920 tornò a Buenos Aires per l'ultima volta, riapparendo al Coliseo in una stagione cui parteciparono anche B. Gigli e G. Lauri Volpi, in opere del suo repertorio favorito diretto da F. Weingartner. L'anno seguente cantò a Cuba e al Carlo Felice di Genova con E. Giraldoni e F. Autori; nel 1922 fu per la prima ed unica volta al teatro Regio di Torino, ancora con Andrea Chénier;nel 1923 al Costanzi di Roma per una recita straordinaria di Aida con E. Poli Randaccio, G. Zinetti ed E. Molinari sotto la direzione di P. Mascagni; nel 1924 di nuovo a Roma e al S. Carlo di Napoli. Poi partì per il Perù ove, invitato dal presidente a partecipare ai festeggiamenti per il centesimo anniversario della battaglia di Ayacucho, tenne numerosi concerti.
Durante il viaggio conobbe la cantante Elena Wait Graham, che sposò il 2 nov. 1927 a Cristobal (Panama) e dalla quale ebbe la figlia Jeanna Elena. Dopo il matrimonio prese parte a stagioni liriche popolari negli Stati Uniti dove era stato già nel 1927 quando aveva cantato allo Yankee Stadium di New York in una spettacolare Aida.
Ormai le differenze di tessitura tra le opere del verismo e quelle romantiche avevano attaccato il suo sistema di fonazione; a partire dal 1925 c. cominciò ad aumentare l'ispessimento della sua voce, per cui la sua attività canora conobbe pause sempre più frequenti. Il 31 luglio 1938 cantò alle Terme di Caracalla in Roma, per l'addio ufficiale alle scene italiane, proprio Isabeau sotto la direzione dell'autore. La sua carriera artistica si concluse negli Stati Uniti: il 21 ag. 1944 cantò Carmen in una rappresentazione all'aperto al Polo Ground di New York e il 15 ottobre dette il definitivo addio alle scene, interpretando Aida all'Accademia di musica di Brooklyn.
Stabilitosi a Sturgis nel Michigan, si dedicò alla scuola di canto. Morì a Roma il 27 ott. 1955, durante una delle sue periodiche visite in Italia.
Nel suo libro Voci parallele G. Lauri Volpi scrisse: "Paoli e De Muro, insieme a Tamagno, costituiscono il trinomio delle voci-fenomeno, per potenza di vibrazione, apparse negli ultimi 50 anni. Bisogna risalire a Tamberlik e a Duprez per trovarne un riscontro nella storia del canto". Voce fenomeno dunque, che tra l'altro albergò in un corpo minuto, piccolo di statura tanto da far scrivere allo stesso D. che "se avessi avuto altri dieci centimetri di statura, avrei cantato Norma, Otello e altre opere che ... richiedono una figura decorativa ..." (B. De Muro, Quand'ero Folco, a cura di C. Scano, Milano 1956).
Ebbe in repertorio una quindicina d'opere (tra queste Condor di A. C. Gomes, che interpretò nel 1920 al teatro Municipal di Rio de janeiro e la "prima esecuzione assoluta" di Campane di guerra di V. Ranzato nel 1933 al teatro Puccini di Milano) e incise quarantanove facciate discografiche (comprese due mai pubblicate) tra il 1912 e il 1928, testimonianza di una vocalità spavalda ma sensibile, specchio fedele delle sue qualità interpretative e dei suoi difetti: tra tutte, spiccano le pagine da Isabeau, Andrea Chénier e il Trovatore, ma di alto livello risultano anche un'aria da L'africana e due da Carmen comprese nelle sedute di registrazione effettuate a Milano nel 1912, 1914 e 1917 per la Società nazionale del grammofono.
Fonti e Bibl.: E. de La Guardia-R. Herrera, El arte lirico en el teatro Colón, Buenos Aires 1933, pp. 31 s.; G. Lauri Volpi, Voci parallele, Milano 1955, pp. 133 ss., V. Levi-G. Botteri-I. Bremini, Il Comunale di Trieste, Trieste 1962, p. 256; C. Gatti, Ilteatro alla Scala nella storia e nell'arte, Milano 1964, I, p. 248; Pietro Mascagni, a cura di M. Morini, Milano 1964, I, pp. 33 s., 286 s.; II, pp. 111, 113, 192, 250 ss., 254, 279; Le grandi voci, a cura di R. Celletti, Roma 1964, coll. 233, 236; Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, Bologna 1966, I, p. 39; II, pp. 146, 159 s.; L. Pinzauti, Il Maggio musicale fiorentino, Firenze 1967, p. 235; E. Arnosi-B. De Muro, The Record Collector, 18, nº 3; Il teatro Regio di Torino, Torino 1970, p. 142; E. De Brito Chaves, Memorias e glorias de um teatro, Rio de Janeiro 1971, pp. 325 ss., 330 s., 337 s.; A. Giovine, Il teatro Petruzzelli di Bari, Bari 1971, ad Indicem; La Fenice, Milano 1972, p. 188; A. Sguerzi, Le stirpi canore, Bologna 1978, pp. 13, 15, 66, 140; P. Padoan, Profili di cantanti lirici veneti, Bologna 1978, p. 116; V. Frajese, Dal Costanzi all'opera, Roma 1978, II, pp. 28, 75, 80, 82, 92 s., 122, 155; III, p. 125; IV (cronologia degli spettacoli) ad Ind.;G. Ravaldini, Gli spettacoli nei teatri e in altri luoghi di Ravenna, Imola 1978, p. 106; F. Battaglia, L'arte del canto in Romagna, Bologna 1979, p. 58; A. Blyth, Opera on record, I, London 1979, pp. 235, 295 s., 320; A. Brannetti, Teatri di Viterbo, Viterbo 1980, pp. 184, 186; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, II, Genova 1980, pp.118 s., 134, 144, 203, 221; S. Muscas, La lirica in Sardegna, Cagliari 1983, pp. 37 s.; G. Dell'Ira, Il firmamento lirico pisano, Pisa 1983, pp. 495 s., 498; K. J. Kutsch-L. Riemens, A concise biogr. dict. of singers, Philadelphia 1969, p. 298.