BOSCO (Bos, Boschi, Bosch, Busco), Bernardo de (del, dal)
Discendente da una famiglia di origine francese, residente nei regni d'Aragona e di Valenza fin dai tempi di re Giacomo I (1213-1276), nacque a Solsona (prov. di Lérida, diocesi d'Urgel, Catalogna); studiò giurisprudenza, diritto canonico in particolare (è qualificato come "doctor decretorum", e anche in utroque iure). Come "licentiato in iure" e consigliere di re Alfonso V d'Aragona, fu mandato ambasciatore presso il re dei Romani Sigismondo il 3 luglio 1417; pare che vi arrivasse verso la fine di agosto. Nel 1439 partecipò come procuratore del vescovo di Lérida al concilio di Basilea; vi fu incorporato come "vicarius Ilerdensis" nell'ottobre di quello stesso anno e vi appartenne fin dopo il 1443 come canonico e sagrestano di Lérida; in questa qualità fu membro della Congregatio pro pace del concilio, e per un certo tempo "assessor auditoris camere e collator beneficiorum". Prese parte come rappresentante della nazione spagnola all'elezione a pontefice, da parte del concilio di Basilea, e all'incoronazione del duca Amedeo VIII di Savoia, che assunse il nome di Felice V. Già il 30 genn. 1441 era diventato "iudex causarum" al posto di Giovanni de Reve "doctor decretorum"; è poi ricordato come "iudex supernumerarius". "Sacri Palacii causarum apostolici auditor" a partire dal maggio 1440, presenziò alle sessioni del concilio, dimostrandosi fervido fautore dell'idea conciliare. Confermato in questa carica da Felice V, fu inviato nel maggio del 1442 alla dieta di Francoforte sul Meno, dove un'ambasciata del concilio dovette difendere il punto di vista conciliare contro una legazione del pontefice romano Eugenio IV. La nomina a vescovo di Girgenti (suffraganeo di Monreale), concessagli da Eugenio IV o da Felice V, (Pirri e Cappelletti), non è confermata dalle fonti: si tratta forse di una confusione con la promozione progettata da Pio II.
Trasferitosi alla corte del pontefice Niccolò V, il B. divenne canonico di S. Pietro e successivamente membro della famiglia pontificia, cappellano e, infine, nel 1450 uditore della Sacra Rota, "non obstante, quod prefatus Bernardus post doctoratum biennio duntaxat, non triennio publice legit" (Hoberg, p. 397). Contro la sua nomina sorsero forti resistenze, cosicché il papa, fu costretto a sollecitare la sua ammissione al collegio degli uditori con la minaccia di sanzioni: solo il 10 giugno 1451 egli poté prestare il giuramento come giudice della Rota. Il 20 apr. 1455 fu provvisto di un canonicato in Vich e ricevette l'aspettativa per un beneficio, la cui collazione spettava all'abate di Santa Maria in Solsona.
Il 29 ott. 1457 il B. fu mandato da Callisto III nell'Italia settentrionale come nunzio e commissario per combattere l'eresia e con vari altri incarichi, che però non sempre riuscì a portare a termine (non poté vincere, per es., la resistenza delle autorità di Brescia). In seguito gli fu affidato da Callisto III e più tardi da Pio II il compito di preparare la crociata contro i Turchi e a questo scopo fu nominato legato pontificio a Venezia, dove tentò invano, con l'aiuto del patriarca, di distogliere la Serenissima dal suo atteggiamento temporeggiatore. Anche nella questione relativa alla collazione del vescovato di Padova ebbe poco successo.
Pio II, che aveva molta stima per lui, voleva premiarlo con la nomina a vescovo di Girgenti, ma l'iniziativa fallì per l'opposizione di Alfonso d'Aragona. Nonostante ciò, il B. veniva qualificato talvolta come vescovo e addirittura come arcivescovo. Come protonotario apostolico il 6 sett. 1460 rinunciò all'arcidiaconato di Prats nel capitolo di Urgel, per il quale già da tempo era in contrasto con un altro aspirante. Pare sia morto poco dopo, ma la data non è nota.
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