Daddi, Bernardo
Pittore fiorentino (prima metà del sec. XIV). Secondo una vecchia attribuzione del 1865, di L. Passerini e G. Milanesi, sarebbe dovuto al suo pennello il ritratto di D. che compare in una raffigurazione del Paradiso nella cappella del Palazzo del podestà, o Bargello, a Firenze.
Gli affreschi della cappella, riscoperti nel 1840, sono tradizionalmente attribuiti a Giotto; tuttavia la critica moderna più qualificata ritiene insostenibile questa attribuzione, pur riconoscendovi la scuola di Giotto. È fuor di dubbio che a questa scuola abbia appartenuto il Daddi; fin dalla prima opera del 1328 (trittico della chiesa di Ognissanti a Firenze, ora agli Uffizi) è evidente che egli opera nell'ambito della cultura giottesca, con particolare riferimento alle opere dell'ultimo periodo di Giotto, quando egli era così interessato a valori cromatici; il Daddi non manca, tuttavia, di volgere la sua attenzione anche alla pittura senese e, soprattutto, ai modi di Pietro e Ambrogio Lorenzetti. Realizza così un suo stile basato su larghi piani di colore, che si accompagna a una forma salda e dolce allo stesso tempo, e che lo riallaccia in particolare ad Ambrogio; tale affinità stilistica resta evidente nelle sue opere seguenti fino al polittico della collezione Parry a Gloucester, del 1348.
Caratteri non lontani da quelli del Daddi si possono notare anche nel ritratto in questione, eseguito intorno al 1337; tuttavia lo stato attuale degli affreschi, più di una volta restaurati, non permette una sicura lettura e quindi un preciso e sicuro riconoscimento della mano di quello tra gli artisti dell'ambiente giottesco cui si possa darne la paternità.
Bibl. - L. Passerini - G. Milanesi, Del ritratto di D.A., Firenze 1865; G. L. Passerini, Ritratto di D., ibid. 1921; R. Salvini, Tutta la pittura di Giotto, Milano 1953, 53 (con bibl. prec.); C. Gnudi, Giotto, ibid. 1958, 247 e 250; M. Bucci, Giotto, ibid. 1966, 31; F. Mollia, D. e Giotto, in " Il Veltro " X (1966) I 27.