BERNARDO da Venezia (al secolo Bernardo Baffo)
Nacque il 22 apr. 1712 da nobile famiglia veneziana. Nel 1729 indossò l'abito dei padri riformati di stretta osservanza dell'Ordine francescano, nella provincia di Venezia. Predicò in varie città italiane e fu professore di teologia nei conventi dell'Ordine. essendo fornito di una ricca preparazione nelle lingue greca ed ebraica. Tradusse con note ed aggiunte l'Histoire des sacrements del giansenista francese p. Chardon: una prima edizione vide la luce a Verona nel 1754, un'altra a Brescia nel 1758. Pubblicò poi una Difesa del celibato del clero romano, e progetto per la sua riforma, migliore che non è quello del Trattato teologico-politico del C.C.S.R. fatta da Eusebio Filopolita ,Venezia 1766, e, quindi, una raccolta di prediche: Decadi d'orazioni panegiriche, Treviso 1768. Moderatamente rigorista, B. legge con attenzione le opere dei fìlosofi moderni per poterli confutare con le loro stesse massime: sostiene, infatti, nefia prefazione agli Aforismi del divino Platone ad arrestare il morbo epicureo da filosofo cristiano adattati, Padova 1770, che essi debbono essere combattuti con le loro stesse armi, con la ragione e il "buon senso".
B. non teme, perciò, di usare in funzione apologetica della religione cattolica frasi di Rousseau e Bayle, e di citare spesso con lode il "gran Montesquieu",come autore dell'Espritdes lois. La sua polemica non si appunta soltanto contro Bayle, Voltaire, Diderot, St.-Evrémond, Helvétius, Rousseau, Bolingbroke, Pilati, ma anche contro il gallicano Fleury, reo d'aver attaccato il primato pontificio, e contro i giansenisti convulsionari di S. Medardo, di cui irride la superstizione. I suoi autori preferiti, fra gli apologisti cristiani, accanto agli antichi Arnobio, Lattanzio e Minucio Felice, sono Bergier, A. Valsecchi, ed anche Gauchat, Gerdil, Grozio, Leibniz (Confessio naturae contra atheos), Pascal (Pensées sur la religion), Concina e Patuzzi, che consiglia di leggere ai giovani.
Dal 1773 al 1775 B. pubblicò vari opuscoli, che uscivano periodicamente e che furono raccolti in tre volumi sotto il titolo di Gazzetta ragionata della nuova Abdera, Venezia 1773-75 (un'edizione in due volumi uscì a Venezia nel 1829).
La nuova Abdera (dal nome di una città della Tracia, i cui abitanti, secondo B., erano sciocchi) rappresenta la fazione degli increduli, e comprende non solo i filosofi antricristiani, ma anche i protestanti, gli eretici e i "semicattolici di casa, semimiscredenti", fra i quali l'autore fa rientrare anche il Beccaria. Gli strali di B. si appuntano, in particolare, contro Hobbes, Bayle, Helvétius, Voltaire e Rousseau che, nel confronto parallelo con i "vecchi Abderiti" Protagora, Anasarco, Democrito, Niceneto ed Ecateo, hanno nettamente la peggio, con l'accusa di scarsa originalità e dottrina, secondo un metodo di polemica tipicamente gesuitica e largamente sfruttato in Francia dal Yournal de Trévoux. La parte maggiore dell'opera è, comunque, dedicata alla confutazione dell'Examen important di Henry Bolingbroke edito da Voltaire.
La morte, che colse B. nel convento di S. Carlo a Padova il 16 genn. 1776, gli impedì di continuare la pubblicazione della Gazzetta, come forse aveva in animo di fare.
Bibl.: G. A. Moschini, Della letteratura veneziana, Venezia 1806, III, pp. 10 s.; Sigismondo da Venezia, Biografia serafica degli uomini illustri che fiorirono nel francescano istituto…, Venezia 1846, p. 836; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni, Venezia 1855, p. 90; Antonio Maria da Vicenza, Scriptores ord. minor. strict. observ. reform. Provinciae S. Antonii Venetiarum, Venezia 1877, 117-120; G. Soranzo, Bibl. veneziana, Venezia 1885, pp. 294, 553; G. G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium ordinum S. Francisci a Waddingo, aliisve descriptos, III, Romae 1936, p. 200.