BERNARDO da Venezia
Attivo in Lombardia come architetto, lapicida e scultore in legno, sulla fine del sec. XIV e al principio del XV.
Non abbiamo alcuna notizia di una sua attività a Venezia, poiché, per la prima volta, viene citato nei documenti (8 ott. 1391) a Pavia, al servizio del duca Gian Galeazzo Visconti, e la Fabbriceria del duomo di Milano lo richiede per una consulenza. Ciò prova che egli aveva una certa fama ed era già da qualche tempo occupato in lavori importanti. Benché non esistano più precisi documenti, si ritiene che B. stesse allora costruendo il castello di Pavia, dove si riscontrano infatti alcune affinità con le architetture gotiche lagunari: specie nel loggiato a quadrifore e ad archi trilobi sul cortile interno, con decorazioni in cotto e trafori. Frattanto doveva essere impegnato anche in altre importanti opere a Pavia: il suo intervento è infatti riconosciuto nella costruzione della chiesa di S. Maria del Carmine, iniziata probabilmente verso il 1390, proseguita fino al 1397, quando dovette essere interrotta, forse per ragioni finanziarie, in coincidenza con gli inizi della certosa.
I lavori della chiesa del Carmine riprenderanno molto più tardi, affidati ad altri maestri, e si compiranno verso la metà del sec. XV. Nonostante gli innesti successivi, sono ben leggibili le originali strutture nella pianta di ricordo cisterciense e nell'alzato geometricamente iscritto in un quadrato: predilezione quest'ultima del maestro, che affiorò anche nelle consulenze per la cattedrale milanese. è assai probabile quindi che la parte disegnata e direttamente seguita da B. in questa costruzione sia, oltre la pianta (a croce latina e anch'essa iscritta in un rettangolo), la parte absidale e il resto dell'alzato fino al basamento della facciata meridionale (Romanini, 1955, p. 618).A B. si deve inoltre l'intera costruzione del campanile, dove pure non mancano elementi di influsso veneziano, specie nelle ampie finestre della cella, con trafori polilobati, simili a quelle del castello.
Durante la sua dimora pavese B. è più volte richiesto e sollecitato per consulenze intorno al duomo di Milano, durante il travagliato periodo iniziale della sua costruzione (cfr. Annali, 1391, ottobre, novembre; 1392, settembre). In questo periodo i deputati della Fabbrica lo incaricano anche di eseguire una statua lignea della Madonna da porre " …super altare ecclesie" (1° sett. 1392; cfr. Nebbia, 1908, p. 8; v. anche Annali, I, 1877, p. 82).
L'opera è stata identificata nella statua lignea policroma che ora si conserva presso il Museo del Duomo, dove sono evidenti i richiami alla scultura veneta contemporanea e a quei caratteri che appariranno maggiormente nelle opere plastiche del figlio di B., Niccolò, anch'egli attivo nel duomo. Questa Madonna è l'unica testimonianza concreta dell'attività di B. scultore, tanto lodata anche dall'Albuzzi: "non meno che nell'Architettura riuscì eccellente nell'arte di intagliare i legnami" (p. 15).
Una vecchia attribuzione (Vigezzi, 1928),peraltro dubbia, assegnava a B. anche un'altra scultura in legno: un Padre Eterno benedicente, che si sa provenire dalla Fabbrica del Duomo, e che pure si conserva nel Museo della cattedrale.
I documenti pavesi citano più tardi B. come impegnato nella costruzione della certosa: egli è ora chiamato "generalis inzignerius laboreriorum Cartusie" (15 luglio 1396, Arch. di S. Fedele; v. Calvi, p. 105) ed è credibile che abbia proseguito in quest'opera anche negli anni successivi, salvo qualche viaggio milanese. A lui va quindi assegnato (cfr. Romanini, 1955, p. 625) il primo progetto per la costruzione della certosa, cui collaborarono altri maestri: principalmente Giacomo da Campione e Cristoforo da Conigo.
La pianta rivela infatti analogie assai strette con il tipo già attuato nella chiesa pavese del Carmine, ed anche l'alzato doveva avere nelle prime intenzioni le medesime caratteristiche. I continuatori, specie Giovanni Solari, ne modificarono alcuni elementi, inserendo l'alto tiburio a cupola, e sviluppando tutta la zona absidale, con diverso concetto rispetto al primitivo disegno.
Nel maggio del 1400 B. è ancora interpellato per consulenze da parte della Fabbrica del duomo di Milano. Egli stende, in collaborazione con Bartolino da Novara, una relazione; questo parere tecnico, dopo il licenziamento del francese J. Mignot, è importante poiché spiana finalmente la via, dopo tante controversie, ad una unità di indirizzo tra i costruttori della fabbrica. La nuova consulenza milanese dovette coincidere anche con un soggiorno, forse non breve, di B. nella capitale lombarda; infatti in un documento del 27 nov. 1401 (Annali, I, pp. 240 s.) si accenna alla corrispondenza del duca con l'artista, "magistro Bernardo de Venetiis inzignerio, quod et ipse residentiam faceret ad fabricam" (cfr. per tutta la questione: J. S. Ackermann, Gothic theory of architecture at the cathedral of Milan, in The Art Bulletin, XXXI[1949], pp. 84 ss.).
Da una notizia dataci dal padre Fomari (1685) sembra che B. abbia dato il disegno per la chiesa dei Carmine a Milano: certo è che l'edificio mostra stretta analogia sia con il Carmine di Pavia sia con la prima struttura in pianta della certosa. Non sembra, però, che egli abbia potuto anche seguirne la costruzione, dato il contemporaneo impegno da lui svolto nella certosa di Pavia. La chiesa milanese venne fondata nel 1400, sotto la protezione di Gian Galeazzo. Essa è caratterizzata da una struttura ad andamento longitudinale con tre navate e cappelline laterali, come nei monumenti sopra citati; l'alzato presenta la medesima caratteristica della nave centrale alta il doppio di quelle minori. Non ci rimane però molto di più, per un giudizio attuale, poiché dopo il crollo avvenuto nel 1446, la chiesa fu ricostruita da Pietro Antonio Solari.
B. deve esser morto dopo il 31 maggio 1403 (per l'ultimo documento in cui è menzionato, cfr. Maiocchi, 1937, p. 29 n. 124), essendo ormai i lavori della certosa passati sotto la direzione di C. Solari.
La critica moderna ha riconosciuto la notevole importanza di B., la cui personalità è certo quella di maggiore rilievo tra i maestri attivi in Lombardia, nello scorcio del sec. XIV. èstata inoltre messa in luce la sua posizione storica sia in rapporto alla precedente cultura lombarda, sia per i successivi sviluppi dell'architettura quattrocentesca. Egli mostra rispetto per la tradizione romanica, nella quale innesta le proprie forme (chiesa del Carmine a Pavia), ma è animato da un vivo interesse per l'architettura gotica d'Oltralpe. èquindi innegabile la serrata coerenza delle sue strutture in quel linguaggio lineare e cromatico che tanta importanza avrà nella formazione di Giovanni e Pietro Antonio Solari (Romanini).
Fonti e Bibl.: Annali della Fabbrica dei Duomo, I, Milano 1877, pp. 54, 61, 68, 82, 201, 206 n. 1, 212, 230, 231, 232; App. I, Milano 1883, p. 199; App. III, Milano 1885, p. 253; R. Maiocchi, Codice diplom. artistico di Pavia, I, Pavia 1937, pp. 17, 18, 19, 20, 28, 29; G. M. Fornari, Cronica del Carmine di Milano…, Milano 1685, pp. 64, 86; A. F. Albuzzi, Memorie per servire alla storia de' pittori, scultori, e architetti milanesi [Milano 1776], a cura di. G. Nicoderni, in L'Arte, LII (1951-52), p. 15; G. L. Calvi, Notizie sulla vita e le opere dei principali architetti… che fiorirono in Milano…, I, Milano 1859, pp. 105-108; M. Caffi, B. da Venezia arch. della Certosa di Pavia, in Archivio storico italiano, s. 3, IX, 2 (1869), pp. 188-192; G. Mongeri, L'Arte in Milano…, Milano 1872, pp. 175 s.; C. Magenta, I Visconti e gli Sforza nel Castello di Pavia, Milano 1883, pp. 88, 401; C. Boito, Il Duomo di Milano, Milano 1889, p. 125; C. Brambilla, A. M. Cuzio e la ceramica in Pavia, Pavia 1889, p. 18; L. Beltrami, Storia docum. della Certosa di Pavia, Milano 1896, pp. 41-43, 46, 47; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VI, Milano 1908, p. 835; U. Nebbia, La scultura nel Duomo di Milano, Milano 1908, p. 8; S. Vigezzi, La scultura lombarda dall'Antelami all'Amadeo, Milano 1928, I, pp. 64 s.; Id., La scultura in Milano, Milano 1934, p. 150 n. 455; H. Oertel, Die Baugeschichte der Kirche S. M. del Carmine in Pave…, Pavia 1936, pp. 47-49; G. Mariacher, B. e Niccolò da Venezia, in Riv. d'arte, XXIV(1942), pp. 12-17; Id., Scultori veneziani in Lombardia nei secc. XIV-XVI, in Ateneo veneto, CXXIX (1942), 10-12, pp. 238, 241; P. Toesca, Il Trecento, Torino 1951, v. Indice; A.M. Romanini, L'architettura viscontea nel XV secolo, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 611-648, passim; C.Baroni, La scultura del primo Quattrocento, ibid..pp. 704 ss.; A.M. Romanini, L'architettura gotica in Lombardia, Milano 1964, v. Indice; U.Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p.446; Enciclopedia Italiana, VI, p. 754.