MOGLIO, Bernardo
da (Bernardus de Muglio, de Moglo, de Mulgio, de Mulio, de Emulio). – Originario di una famiglia di Moglio, nel Bolognese, nacque a Padova non molto prima del 19 febbr. 1364 da Pietro e dalla sua seconda moglie Misina, o Tommasina, dei Rambodevini ed ebbe come padrini di battesimo Francesco Petrarca e Giovanni Conversini. Trascorse i primissimi anni di vita nella città veneta, dove il padre aveva la cattedra di retorica sin dal 1362.
Le notizie sul M. sono fornite quasi esclusivamente dalle tre lettere inviategli da Pellegrino Zambeccari e dalle quindici che a partire dall’inverno 1383-84 gli scrisse Coluccio Salutati. Le lettere di Salutati, in particolare, testimoniano rapporti di autentica amicizia. Nella prima di esse Salutati piange la scomparsa di Pietro, il padre del M. e suo maestro, avvenuta il 13 ott. 1383: in aggiunta all’epitafio metrico composto in precedenza, aderendo probabilmente a un desiderio del M., gli invia due esametri da far incidere sulla tomba del padre (L’epistolario, II, pp. 130). In suffragio dell’anima del padre sono documentate anche offerte del M. ai francescani di Bologna il 17 gennaio e il 28 ottobre 1384 e il 5 febbraio 1385 (Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, Mss., B.491: Libro delle entrate del Convento di S. Francesco, pp. 132, 135, 137).
Conseguito il grado di maestro in arti, il 30 giugno 1384 il M. divenne notaio per mano di Iacopo di Sicilia, giurisperito, giudice e vicario di Simone da Spoleto, capitano del popolo di Bologna (Archivio di Stato di Bologna, Matricole e sentenze di notai, 1300-1385, c. 297a). Da una lettera di Salutati forse del 1386 (L’epistolario, II, pp. 168-72) si apprende che il M. aveva allora intrapreso lo studio delle leggi.
Di sicuro interesse è la lettera del 7 dic. 1390, perché contiene la prima notizia delle Egloghe di Salutati, oggi perdute, alle quali il M. aveva riservato ampi elogi (ibid., pp. 265-270). La lettera è importante anche perché rappresenta il terminus ante quem della composizione del De verecundia. In quell’anno il M. risiedeva certamente a Bologna: nella stessa epistola Salutati declinava l’ospitalità che il M. aveva offerto ai suoi figli per sottrarli al pericolo della peste scoppiata a Firenze.
Nel 1393 il M. lasciò Bologna alla ricerca di un ufficio migliore e, dopo una serie di peregrinazioni, entrò al servizio del cardinale di Rieti, Bartolomeo Mezzavacca. Salutati si rallegrò della notizia in una lettera del 1° ag. 1395, nella quale anche mostrava qualche disappunto perché il M., partito da Bologna, non aveva dato più notizie di sé (L’epistolario, pp. 91-97).
Da una lettera a lui di Pellegrino Zambeccari, senza data, ma anteriore al 1400, anno in cui morì il cancelliere bolognese, risulta che il M. era stato presentato da un dominus Francesco a Sigismondo di Lussemburgo re d’Ungheria, e poiché lì è anche detto che il nuovo incarico gli avrebbe procurato una posizione migliore di quella che avrebbe avuto rimanendo in Curia, si può pensare che tale lettera sia posteriore alla morte di Mezzavacca, avvenuta il 29 luglio 1396. Non è noto tuttavia se la raccomandazione abbia avuto seguito, poiché nel 1398 il M. era di nuovo a Bologna, a servizio del Comune: nei primi mesi di quell’anno fu inviato a Mantova insieme con il banchiere bolognese Filippo Guidotti con l’incarico di versare una somma a Giovan Francesco Gonzaga. Nel 1399 pianse la morte della madre (L’epistolario, III, pp. 363-368) e nel 1401 presenziò, in qualità di notaio di Giovanni Bentivoglio, alla pace stipulata con Astorre Manfredi, signore di Faenza (Ghirardacci, p. 522).
Sembra che il M. sia rimasto per quattro anni a Bologna, dove nel 1404 fu esecutore testamentario del miniatore Nicolò di Giacomo (Archivio di Stato di Bologna, Archivio del notaio CastellaniRolando, 4, nn. 60, 72). Da una lettera di Salutati, forse del 18 giugno 1401 (L’epistolario, III, pp. 515-516), si evince che il M. era in qualche rapporto con Francesco Pizolpasso, all’epoca non ancora ecclesiastico, né dottore. Nel 1404 Salutati aveva procurato al M. alcune raccomandazioni, offrendo inoltre la sua intercessione presso Baldassare Cossa, cardinale di S. Eustachio e legato pontificio a Bologna (ibid., IV, pp. 10-16).
Nel 1405 il M. ottenne un posto nella Cancelleria papale. Scrisse allora a Salutati per riferirgli delle sue vicende e per inoltrargli la richiesta di volerlo raccomandare a Leonardo Bruni, forse suo superiore nell’ufficio (ibid., pp. 145-46).
Dopo la morte di Salutati, nel 1406, non si hanno più notizie del M.: difficile dire, stando alle attuali ricerche, se sia rimasto a lungo a Roma e quanto abbia ancora vissuto.
Al M. si deve probabilmente l’allestimento del manoscritto H.III.38 della Biblioteca nazionale universitaria di Torino, contenente una collezione di lettere di Coluccio in qualche modo a lui riferibili: due delle quattro lettere pubbliche della collezione sono esplicitamente menzionate da Salutati come facenti parte di quelle inviate confidenzialmente al M. (ibid., II, p. 173); delle lettere private, due sono indirizzate a Pietro, il padre del M. (ibid., I, pp. 3-5, 164-167); due a un concittadino del M., Iacopo Tederisi, collega di Pietro nello Studium bolognese (ibid., II, pp. 159-166); le rimanenti sono indirizzate tutte al Moglio. Una lettera del M. a Salutati, sulla base di un manoscritto conservato alla Biblioteca nazionale di Parigi (Nouv. acq. lat., 1152, cc. 30v-31r), è pubblicata da Ullman (pp. 292-295), il quale commenta: «It is difficult to determine how much of the obscurity of this letter is due to the scribe, how much to the author» e prosegue: «The latter […] seems not have been among the best of his father’s pupils» (ibid., p. 295). Attribuibile al M. è anche la lettera del manoscritto torinese (c. 153; ibid., pp. 301-3).
Fonti e Bibl.: Per la notizia della nascita del M., F. Petrarca, Lettere disperse, a cura di A. Pancheri, Parma 1994, pp. 416-419; per le lettere di Coluccio Salutati al M., L’epistolario di Coluccio Salutati, a cura di F. Novati, II, Roma 1893, pp. 130 s., 141 s., 160 n., 168-173, 190 n., 180-183, 192-194, 265-270, 273-276, 279-283, 313 n., 318-327, 409 n., 462; III, ibid. 1896, pp. 91-97, 158 n., 363-368, 438 n., 515 s.; IV, ibid. 1905-1911, pp. 10-16, 110 n., 145 s., 147 n., 157; Coluccio Salutati, Epistole di stato. Primo contributo all’edizione: epistole I-XLIII (6 aprile - 6 agosto 1375), a cura di A. Nuzzo, in Letteratura italiana antica, IV (2003), pp. 29 n., 30, 33, 36; per le lettere di Zambeccari, Epistolario di Pellegrino Zambeccari, a cura di L. Frati, Roma 1929, pp. IX, XI s., XXII, XXV, XXVIII, 10-13, 43-50, 60, 72, 84, 233. C. Ghirardacci, Della Historia di Bologna, II, Bologna 1657, t. XXVIII, p. 522; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 382, con qualche confusione tra il M. e suo padre Pietro; L. Mehus, Vita Ambrosii Traversarii Generalis Camaldulensium, in Ambrosii Traversarii… latinae epistolae…, Firenze 1759, p. 305; Bologna, Biblioteca Universitaria, 2948, 35: Giunte di mons. Pierantonio Tioli alle notizie degli scrittori bolognesi di Pellegrino Orlandi, c. 74rv; S. Muzzi, Annali della città di Bologna, III, Bologna 1841, p. 666; L. Frati, La guerra di Gian Galeazzo Visconti contro Mantova nel 1397, Milano 1887, p. 264; G. Bertoni, Guarino da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara (1429-1460), Ginevra 1921, p. 12; C. Calcaterra, Alma Mater Studiorum. L’Università di Bologna nella storia della cultura e della civiltà, Bologna 1948, pp. 137 s.; B.L. Ullman, Studies in the Italian Renaissance, Roma 19732, pp. 216 s., 234, 283-304, 476; Id., The humanism of Coluccio Salutati, Padova 1963, pp. 126 n., 236, 252, 266, 275; G. Billanovich, Giovanni del Virgilio, Pietro da Moglio, Francesco da Fiano, in Italia medioevale e umanistica, VI (1963), pp. 226, 227, 229; VII (1964), pp. 291, 321; L. Bertalot, Studien zum italienischen und deutschen humanismus, I, Roma 1975, pp. 71 s.; A. Foresti, Aneddoti della vita di Francesco Petrarca, Padova 19772, 444 s.; P.O. Kristeller, Iter italicum, I, pp. 23, 237, 239; III, 1983, pp. 288, 648; IV, 1989, p. 574; VI, 1992, p. 17.