BERNARDO da Compostella (Bernardus Compostellanus, Compostellanus, Bernardus Antiquus Compostellanus, Bernardus Maior Compostellanus), detto l'Antico
Attivo a Bologna all'inizio del XIII sec., è giunto a noi con l'appellativo di Compostellano, dalla diocesi di cui fu arcidiacono, e con quello di "antiquus", per distinguerlo dal più giovane omonimo, al quale non lo legavano neppure vincoli di parentela. Sembra che abbia ascoltato diritto civile nei corsi di Azzone ("et in ea opinione est Aço. ut audiui. Set numquid…" [X, 1 Comp. II, 13, 6] la glossa è siglata "p[elagius]" e "b'[ernardus]", ed è riportata da Kuttner, Bernardus Compost. Antiqaus, in Traditio); ma ciò che si conosce della sua vita è in poche parole di Giovanni di Andrea: "Bernardus Compostellanus quia non diu viguit sua compilatio, non habemus quod illam glossaverit. Sed legerat duas primas compilationes et apostillas dederat super illis". B., dunque, fece lettorato e scrisse apostillae che non ci sono note. Sebbene autore di numerose glosse e di quaestiones,la sua notorietà è legata alla raccolta di decretali Breviarum decretalium domini pape Innocentii III per Bernardum Compostellanum fideliter compilatum, meglio conosciuta come Compilatio Romana. Nell'epilogo a questa opera B. dichiara di aver voluto raccogliere le decretali dei primi dieci anni del pontificato di Innocenzo III, dal 7 genn. 1198 al 7 febbr. 1208; ma ve n'è anche una dell'undicesimo anno.
L'opera, scritta durante il soggiorno di B. a Roma alla corte pontificia, ripropone la ormai classica ripartizione della materia in cinque libri, suddivisi a loro volta in titoli e rubriche. Secondo l'uso corrente, i testi sono spesso accorciati, ma a volte così arbitrariamente da rendere incomprensibile il pensiero dell'autore. Da valide testimonianze (Ostiense, proemio alla Summa aurea; Tancredi, proemio all'apparato alla Compilatio tertia) sembrerebbe che unica fonte dell'opera siano i registri papali che egli poté consultare direttamente; ma già il Theiner (p. 52), nella descrizione del manoscritto Royal 9 contenente la raccolta di B., scoprì una serie di riferimenti a una Compilatio secunda nella quale credette di identificare l'opera di Gilberto. Gli studiosi sono concordi nell'ammettere l'influenza delle collezioni precedenti; in particolare, von Heckel (Gilbertus und Alanus…, p.179), il quale ha fornito una ipotesi interessante sul metodo di lavoro di Bernardo. Delle quattrocentotrentuno decretali di cui si compone la raccolta, soltanto un terzo costituirebbe materiale nuovo scelto dai registri, mentre le rimanenti duecentosessantasette decretali sarebbero state tratte dalle raccolte di Gilberto e di Alano e soltanto collazionate con le copie ufficiali dei registri pontifici. Non mancano tuttavia riferimenti ad altre collezioni, come l'Appendix concilii Lateranensis (Dict. de droit canonique, col. 776) e la raccolta di Raniero da Pomposa (ibid. e Kuttner, 1943), ma sembra trattarsi di mere coincidenze. La raccolta di B. godette di qualche autorità, fu recepita dalla scuola di Bologna dove, per la sua origine, ebbe la denominazione di Compilatio Romana. Da Giovanni d'Andrea sappiamo che non restò a lungo nell'uso della scuola, sembra a causa di talune decretali in essa contenute "quas romana curia refutabat" (Tancredi e Ostiense riportano la stessa notizia). Poiché tutte le decretali di B. provengono dai registri, le dichiarazioni dei due famosi canonisti possono essere interpretate nel senso di lettere papali non inviate ai loro destinatari, ma non apocrife. Mentre apocrife sarebbero state cinque decretali che B. riporta nell'epilogo della sua raccolta per mettere in guardia gli studiosi del suo tempo, in forza delle informazioni avute da Innocenzo stesso "ore ad os". L'epilogo di B., contenente questa esortazione, fu spesso ripetuto in altre collezioni (anche Laspeyres lo riporta a conclusione della Compilatio tertia).
Fu proprio l'esistenza delle decretali che la Curia "refutabat" e delle altre apocrife a convincere Innocenzo III della necessità di una compilazione ufficiale delle sue decretali per la raccolta delle quali dette l'incarico a Pietro Beneventano (Baluze, p. 543). Questa collezione comprende materiale dei primi dodici anni di pontificato; è nota con il nome di Compilatio tertia e fu notevolmente influenzata dalla Compilatio Romana.Si nota tuttavia un maggior rispetto dei testi e una scelta del materiale giuridicamente più interessante, laddove B. era stato spesso influenzato dall'autorità dei destinatari delle epistole papali. L'apparizione nel 1210 della Compilatio tertia mise da parte l'opera di B. che venne citata in periodo posteriore solo occasionalmente.
I recenti studi sulla Compilatio Romana sono stati condotti sulla base di tre manoscritti: il ms. R (Royal 9.B.XI del British Museurn) incompleto, scoperto e descritto dal Theiner; il ms. B (Lat.18223 della Biblioteca Nazionale di Parigi), scoperto dal Maassen ma studiato dal Singer, che lo dichiarò unico fidato; e il ms. H (Harleian 3834 del British Museum), incompleto, scoperto anche dal Singer. Esiste un ms. M (R. 4.16, anteriormente XII.L.8) della Bibl. Estense di Modena, segnalato dal Blume (p. 37), accettato dal Laspeyres (p. XVIII), ma ignorato dal Singer. Altri due manoscritti con le opere di B. (un ms. Basileense segnalato dal Haenel e un ms. Barberini, l'attuale Vat. Barb.1493, segnalato dal Blume) contengono in realtà opere del più giovane Bernardo Compostellano, cappellano di Innocenzo IV e autore di un Commentario alle Gregoriane.
Oltre alla raccolta di decretali, B. è autore di glosse al Decretum di Graziano e alla Compilatio prima di Bernardo da Pavia, nonché di alcune quaestiones. Non sembra abbia fatto un intero apparato al Decretum,ma numerose glosse possono essere a lui attribuite. Sebbene la sigla "b." sia piuttosto ambigua, e facilmente riferibile a Baziano, il più noto decretista alla fine del XII secolo, pure, secondo Kuttner ciò può essere facilmente escluso. Le sigle di B. sono "b.", "b.'", "B.", "B.'" (Kuttner, Traditio, p. 292) alle quali vanno aggiunte "ber. compos.", "compos.", "Compost.", "compostell." (Sella, pp. 6 e 9).
Neppure alla Compilatio prima è provato che B. abbia fatto un intero apparato, ma oltre un migliaio di glosse sono dovute a lui. L'opera fu scritta certamente intorno al 1205-1206 poiché l'ultima decretale che vi appare è del 19 febbr. 1204. Le decretali non appartenenti alla Compilatio prima, ma citate come "extra titulos" e con una rubrica, sembra appartegano alla collezione di Gilberto.
Le quaestiones disputatae attribuibili a B. sono riportate in alcuni manoscritti segnalati da Kuttner (1943, p. 324); Soprattutto le collezioni di Vienna (Nationalbibliothek, ms. 2163) e di Zwettl (Bibl. des Stiftes des cist. Ord., ms. 162) raccolgono un gruppo di quaestiones datate agli inizi del XIII sec. In entrambe, una serie di casi - ipotesi di studio o dispute reali - hanno come autore delle soluzioni un maestro Bernardo ("dicit ber." oppure "b' dicit"). Nessun altro Bernardo all'infuori del Compostellano, secondo Kuttner, potrebbe aver risolto le dispute che suppongono una attività scolastica; neppure Bernardo da Pavia, a quell'epoca già vescovo e non più elemento attivo della scuola.
Fonti e Bibl.: Iohannes Andreae, Additiones ad G. Durandi Speculum Iudiciale, lib. I, pars 1, proemium, § Porro; Id., lib. III, de inquis., §1, gl. Puto quod non bene, Venetiis 1585; Tancredus, Apparatus glossarum ad compilationem tertiam, proemium in Schulte, Geschichte der Quellen und Literatur des Canonischen Rechts, Stuttgart 1875, I, p. 244; Henrici Cardinalis Hostiensis Summa aurea, proemium, Lugduni 1568; G. Pescatore, Thomas Diplovatatii opus de praestantia doctorum, Berlin 1890, pp. 138 e 140-41; S. Baluze, Epistolarium Innocentii III Romani Pontificis, Parisiis 1682, I, p. 543; G. Panciroli, De claris legum interpretibus, Lipsia 1721, p. 325; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, IV, Modena 1774, pp. 233-34; M. Sarti-M. Fattorini, De claris archigimnasii Bononiensis professoribus, Bononiae 1888, I, pp. 327 e 389; J. Trithernius, De scriptoribus ecclesiasticis, Parisiis 1512, ff. XCVIII e XCIX; F. Laurin, Introductio in corpus iuris canonici, Friburgi 1839, pp. 105 e 111; A. Theiner, Recherches sur plusteures collections, Paris 1832, pp. 52, 132; A. Tardif, Histoire des sources du droit canonique, Paris 1887, pp. 191-92; E. Friedberg, Quinque compilationes antiquae, Lipsia 1882, pp. XXIII-XXIV; J. F. Schulte, Die Geschichte der Quellen und Literatur des Canonischen Rechts, Stuttgart 1887, I, pp. 85 e 190; Id., Literaturgeschichte der Compilationes antiquae, Wien 1871, p. 19; H. Singer, Die Dekretalensammlung des Bernardus Compostellanus antiquus, in Sitzungsberichte der Kais. Akademie der Wissenschaften in Wien, CLXXI (1914), 2, pp. 1-119; E. Seckel, Beiträge zur Geschichte beider Rechte im Mittelalter, Tübingen 1898, pp. 44, 50, 80, 112, 122; F. X. Wernz, Ius decretalium, Romae 1905, I, p. 399; F. Blume, Bibliotheca librorum manuscriptorum italica, Gottingae 1834, pp. 37 e 149; G. Haenel, Catalogi librorum manuscriptorum, Lipsiae 1830, p. 556; A. T. Laspeyres, Bernardi Papiensis faventini episcopi Summa decretalium, Ratisbonae 1860, p. XVIII; S, Mazzetti, Repertorio di tutti i Professori antichi e moderni… di Bologna, Bologna 1847, p. 50, sub voce Bernardo Seniore; A. Foumier, De l'origine des fausses decretales, Paris 1889, p. 13; P. Sella, Nuove sigle di giuristi mediev., Imola 1935, pp. 6, 9; S. Kuttner, Repert. der Kanonistik, Città del Vaticano 1935, pp. 317-319; Id., Bernardus Compostellanus Antiquus, in Traditio, I(1943), pp. 277-340; R. von Heckel, Die Dekretalen Sammlungen des Gilbertus und Alanus nach den Weingarten Handschriften, in Zeitschrift der Savigny-Stifiung für Rechtgesch., Kanon. Abteilung, XXIX (1940), pp. 116-357; G. Le Bras-Ch. Lefèbvre-J. Rambaud, L'âge classique, in Histoire du droit et des institutions de l'Eglise en Occident, VII, Paris 1965, pp. 230, 296, 302, 305; Encicl. cattolica, II, coll. 1441-42; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, col. 646; Dict. de droit canonique, III, Paris 1942, col. 776.