BERNARDO d'Argentina (Bernardo Alemanno, Bernardo d'Alemagna, Bernardo "il tedesco")
Nacque a Strasburgo (Argentoratum), presumibilmente nel 1470, da Lorenzo. I suoi studi e gli inizi della sua attività s'ignorano del tutto. Nel primo ventennio del sec. XVI lo si trova a Firenze, frate domenicano nel convento di S. Maria Novella.
Qui egli rimase per circa quarant'anni, "maestro valentissimo et perfettissimo et in questi ultimi tempi unico di fare organi et altri strumenti musici et espertissimo musico di canto fermo et figurato et in canto fermo raro et, senza forse, oggi era al mondo unico et teneva il primato", come c'informano le memorie domenicane di fra' Tomaso Martini (citate dall'Umicini). Altre testimonianze sulla sua maestria di canto fermo e figurato non si hanno, né si conoscono eventuali sue composizioni, né si sa quali strumenti musicali, oltre agli organi, costruisse. Resta, invece, documentata la sua operosità di organaro, nella quale è da credere eccellesse davvero, poiché già nel maggio 1523 gli "operari" (sovrintendenti) del duomo fiorentino di S. Maria del Fiore gli avevano affidato la ricostruzione degli otto mantici all'organo di Matteo di Pagolo da Prato (inaugurato nel 1448), riformati undici anni prima da Benedetto di Antonio Vantaggini da Volterra. Il 15 febbr. 1532 gli operari commisero a B. un lavoro ancor più impegnativo e delicato: di levare del tutto, come si legge nel contratto, il grande organo "diruptum et devastatum nimia vetustate" di Domenico da Siena (fabbricato nel 1388), di ricollocarlo poi al suo posto (sopra la sagrestia nuova o dei canonici "in comu Epistulae") "melioratum nitidum et temperatum", dopo aver regolato il funzionamento dei registri difettosi, riordinando i canali d'aria e i mantici, e aver ricostruito il somiere: tutto ciò "ad beneplacitum Bartholomei Michelangeli [Bartolomeo di Michelangnolo, detto Baccio degli Organi] caputmagistri" e organista del duomo (Poggi). I lavori eseguiti da B. furono così soddisfacenti che il 30 ott. 1532 gli vennero pagati 50 fiorini, cinque in più dei 45 pattuiti. Nel 1536 fu chiamato dagli operari "a temperare" e a curare la manutenzione dei due organi del duomo, per il quale ufficio, che continuò fino alla morte, B. si valse della collaborazione del fiorentino fra' Ambrogio Siri, suo scolaro e confratello del convento di S. Maria Novella. Nel 1540 restaurò il grande organo della chiesa di S. Maria Novella, costruito circa un secolo prima (1451) da fra' Giovanni Tedesco (un domenicano che il padre generale Dati aveva fatto venire da Pistoia), e vi applicò le "sordine" e i "tremolanti".
Le "sordine", un registro ad ancia a tuba corta, dal suono debole ma dolce, non erano che l'antico "regale" un po' modificato e cioè il "sordunregal della vecchia tecnica organaria tedesca", come scrive il Lunelli. Questo nuovo registro delle sordine, apprezzato dagli organisti per il suo gradevole effetto (esteso a tutta la tastiera), cominciò ad avere una certa diffusione per merito di B., tanto che nel 1568 Onofrio Zeffirini, incaricato delle ricostruzioni agli organi del duomo fiorentino, dovette aggiungerlo, insieme con i "tremolanti", proprio all'organo fabbricato da B. nel 1542. L'influsso della fiorente arte organaria e organistica della Germania meridionale non sminuì, tuttavia, l'originalità dell'arte organaria italiana che proprio nel secolo XVI raggiunse il massimo splendore. La nuova tecnica tedesca costruttiva dei regali con ance a tuba corta e dei registri con ance a tuba normale venne imitata solo per "un ampliamento delle caratteristiche" dell'organo italiano "in armonia coi tempi nuovi" (Lunelli). Quanto ai "tremolanti", questi devono intendersi come un registro quasi simile a quello della voce umana (sempre derivato dal regale), altrimenti chiamato "fiffaro" press'a poco fino al tempo di Costanzo Antegnati, che ne indicava la "dolce armonia" e il modo di usarlo (col principale solo, in movimenti tardi e legati) nel suo trattatello L'Arte organica,pubblicato a Brescia nel 1607 (n. ediz., a cura di R. Lunelli, Mainz 1958, p. 84).
Il 2 genn. 1542 gli operari incaricarono B. di ricostruire il vecchio organo di Matteo da Prato (collocato sulla cantoria di Donatello sopra la sagrestia delle messe, "in cornu Evangelii"). Per le spese e per l'onorario fu deciso di rivolgersi al duca Cosimo de' Medici. In quest'opera di non lieve fatica B. venne aiutato dal suo discepolo Siri.
Circa trent'anni dopo (1568) l'organaro cortonese Onofrio Zeffirini doveva modificare, ampliandolo, questo organo di B. per ridurlo a perfetta somiglianza di quanto aveva fatto all'organo (ormai chiamato "vecchio") di Domenico da Siena; perciò dovette "abbassarlo di mezzo tono per portarlo all'unisono con l'altro", dare "uguale disposizione ai mantici" ed infine aggiungervi le "sordine e tremolanti ed il flauto in ottava" (Umicini). Nel 1581 questi lavori, iniziati dallo Zeffirini, ma terminati dal fratello ed erede suo, Serafino, e dallo scolaro Giovannangelo Contini da Cortona, avevano reso "uguali di forma e di fonica" (Umicini) i due organi del duomo fiorentino.
"Ambedue erano composti di un Principale di 16 piedi con la serie armonica delle parti aliquote del suono generatore, ossia dell'ottava, della decimaquinta, decimanona, vigesimaseconda, vigesimasesta e vigesimanona le quali formavano quel classico Ripieno che è privilegio dell'arte organaria italiana e preclara qualità dei nostri antichi Organi che si distinguono tutti per la inimitabile pastosità e dolcezza di suono. Di altri registri, i due strumenti… non avevano che il flauto in ottava, ed erano privi, secondo la consuetudine dell'arte organaria d'allora, dei registri alla pedaliera che si componeva… di otto note corrispondenti agli otto toni del canto gregoriano, secondo il sistema usato in Italia fin verso la metà del secolo scorso. La pedaliera serviva solo ad abbassare i tasti dell'ottava grave (anch'essa composta di sole otto note per gli otto toni del canto gregoriano) della sovrastante tastiera" (Umicini).
Nel 1600 all'organo di B. fu aggiunto il registro ad ancia detto "zampogna" in sostituzione di quello delle sordine e nel sec. XVIII la zampogna fu a sua volta sostituita con un registro più forte, quello della "tromba" di 8piedi; mentre venne aggiunto nello stesso tempo il caratteristico registro (labiale) del "cornetto" a quattro canne per tasto, tipico dell'organo francese, dalla sonorità brillante e chiassosa. Nel 1899 l'organaro Filippo Tronci di Pistoia ebbe l'incarico di rimodernare i due organi del duomo fiorentino, il primo dei quali, quello di Domenico da Siena, fu riformato in modo che fu distrutta la primitiva fisionomia. All'organo di B., invece, "si aggiunsero i soli quattro toni cromatici alla pedaliera, lasciando però intatto l'antico somiere "a vento" con tutta la sua fonica e sostituendo solo il "cornetto" all'"unda maris", senza mutare il registro della "tromba" (Umicini). Quest'organo, cui per fortuna era stato lasciato "intatto il mirabile Ripieno con il flauto in ottava", come scrive Umicini, veniva preferito nel 1919 da Marco Enrico Bossi che, in una sua relazione sugli antichi organi toscani, pur senza nominarne esplicitamente l'autore, vantava "le qualità sonore" dello strumento e i pregi "del suo puro carattere arcaico". Oggi non resta che questo organo a testimonianza della fama di B. e del suo valore artistico.
Secondo le memorie del Martini, B. costruì anche l'organo della chiesa di S. Spirito a Firenze; altri ancora ne fece, a detta del Fineschi, nelle piccole città della diocesi, fra i quali quello della collegiata di S. Maria dell'Impruneta. Morì a Firenze il 15 sett. 1556, in concetto di santità.
Bibl.: V. Fineschi, Il forestiero istruito in S. Maria Novella di Firenze, Firenze 1790, pp. 37 s., 87; F. Pucci, Monografia dell'organo…, Firenze 1880, p. 14; A. Bonuzzi, Saggio di una storia dell'arte organ. in Italia nei tempi moderni, Milano 1889, p. 66; G. Poggi, Italienische Forschungen. Il Duomo di Firenze, Berlino 1909, pp. CXXXV s., 289 s.; M. E. Bossi, Di alcuni organi antichi della Toscana, in Boll. d'Arte…, V-VIII (1919), pp. 84 s.; C. Umicini, Degli organi antichi di S. Maria del Fiore, in Illustrazione toscana, IX(1931), 7, pp. 10-13; E. Sanesi, Maestri d'organo in S. Maria del Fiore (1436-1600), in Note d'Arch. per la storia musicale, XIV(1937), 4-6, p. 178; R. Lunelli, Organari stranieri in Italia, ibid., pp.123, 125, 270 s.; C. Moretti, L'organo italiano, Cuneo 1955, pp. 20, 23; R. Lunelli, Der Orgelbau in Italien in seinen Meisterwerken vom 14. Jahr. bis zur Gegenwart, Mainz 1956, pp. 64 s., 164, 206, 212; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, p. 20; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl. p. 86.