BERNARDO d'Alemagna (Bernardo il Teutonico, Bernardus ab horganis, ab horgano, Bernardus de Venetiis)
D'origine tedesca, risiedette a Venezia intorno alla metà del sec. XV; la documentazione sinora reperita permette di seguirne - sia pur in maniera discontinua - l'attività di organaro nell'Italia settentrionale.
Il 15 maggio 1445 stipula il contratto per un nuovo organo per la chiesa di S. Francesco, dei minori osservanti, a Padova. Dieci anni più tardi, il 20 sett. 1455, è a Bologna per impegnarsi a costruire un nuovo organo nella chiesa di S. Procolo. Successivamente la sua attività si incentra a Milano: il 20 ag. 1457 ottiene un passaporto di tre mesi dal duca, e probabilmente risale a quel periodo la costruzione dell'organo della basilica di S. Ambrogio (che comunque era terminato il 19 maggio 1459, quando il duca Francesco Sforza ne sollecitava il saldo all'arcivescovo di Milano). Lo stesso duca scriveva il 12 apr. 1459 al doge di Venezia comunicandogli di voler trattenere B. ancora per due mesi e pregandolo di far desistere da minacciate azioni legali i rappresentanti delle chiese di S. Cassiano di Venezia e della cattedrale di Padova, per le quali B. aveva cominciato a costruire nuovi strumenti (l'impegno per la cattedrale padovana risaliva al 1457 e i lavori, in effetti, iniziarono nell'agosto 1459). Nello stesso 1459 B. intraprende la costruzione di un nuovo organo per la cattedrale estiva (o nuova, alias S. Pietro in Dom) di Brescia, ma i lavori si protrarranno fino al 1463 (alternandosi con quelli di Padova, ultimati nel 1461); risulta attivo a Brescia infatti quando Francesco Sforza decide di dotare di un nuovo organo il duomo di Milano e il duca stesso lo invita con lettera del 12 dic. 1463, chiedendone la licenza (e successiva dilazione, il 13 genn. 1464) al vescovo di Brescia.
Tale nuovo strumento milanese, il cui contratto fu stipulato l'8 genn. 1464, fu costruito durante il 1465; il 20 luglio e il 30 sett. 1466 fu collaudato: quest'ultimo collaudo, ad opera di Giovanni da Mercatello e Costantino Tantini, fu acerbamente critico (lo strumento, tuttavia, non fu protestato e nel 1487 sarà ridotto "de antico ad modernum" dal figlio di B., Antonio Dilmani).
Intorno all'anno 1464 B. risulta aver provveduto alla costruzione dell'organo di destra della chiesa di S. Marco a Venezia; nel 1465 viene interpellato per riparare l'organo della chiesa maggiore (oggi cattedrale) di Crema e lo ricostruisce ex novo, terminandolo nel giugno 1467. Poco dopo, il 21 nov. 1468, s'impegna assieme al figlio Antonio per costruire un nuovo organo nella chiesa di S. Alessandro di Brescia. Fra il dicembre 1469 e il gennaio 1470 ripara l'organo della chiesa di S. Antonio a Padova. Assieme col figlio risulta, infine, nella primavera del 1478, compiere riparazioni al suo strumento della cattedrale di Padova. è l'ultima notizia che di lui si possiede; poco dopo deve essere morto, risultando suo figlio Antonio, in un documento trevisano del 3 marzo 1483, "quondam magistri Bernardi".
Sulle caratteristiche tecniche e sonore degli strumenti costruiti da B. i documenti sono estremamente parchi di notizie: dell'organo di S. Procolo a Bologna si sa che doveva essere "più grosso del vecchio canne sette, facendoli l'ottava del fa et sol" e doveva avere "le canne… di stagno netto e buono con il piede e le linguette di dette canne grosse"; dell'organo, del duomo di Milano è detto che doveva constare di mille canne ed essere alto otto braccia. Colpisce soprattutto la mancanza di qualsiasi accenno ai registri; forse il tipo di organo praticato da B. era quello risalente al Medioevo, costituito di un unico blocco sonoro di canne a file inseparabili, cioè senza registri. L'unico accenno alla presenza di registri lo si incontra nel contratto per l'organo di S. Alessandro di Brescia: ma il numero stesso, tre, dei registri e la partecipazione al lavoro del figlio Antonio (che costruirà sempre organi a registri o che ridurrà tali strumenti precedenti) sembrano confermare il precedente orientamento di Bernardo. è indubbio che nei documenti non sarebbe passata inosservata la presenza dei registri negli organi da costruirsi, dato che la loro adozione era in quell'epoca l'innovazione tecnica di maggior rilievo.
A B. fu attribuita dallo storiografo umanista Sabellico l'invenzione del pedale nell'organo. Tale testimonianza è stata ritenuta poco attendibile, essendo il pedale nell'organo documentato già assai prima, perlomeno fin dal 1379 all'organo dell'Annunziata a Firenze, e anche in quell'epoca (a Lucca, contratto con Domenico di Lorenzo per l'organo della cattedrale, 1480) se ne conosceva un "modo consueto d'Ytalia" di costruzione. Tuttavia, tenuto anche conto del tono laudativo del passo dedicato a B. (di cui si dice tra l'altro che "omnia musicae artis instrumenta scientissime tractavit"), non si deve sottovalutare il fatto che il Sabellico fu contemporaneo di B. e che pertanto la sua testimonianza può avere un fondo di verità o un significato che oggi ci sfugge. Il Lunelli (1933) ha cercato di spiegare il passo controverso in questo modo: "forse il maestro tedesco fu il primo a introdurre in Italia un registro indipendente per la pedaliera, in contrasto al sistema nostro che considerava la pedaliera un prolungamento della tastiera".
Va infine ricordata la confusione fatta da diversi storiografi musicali (Winterfeld, Caffi, Canal, Bonuzzi) tra Bernardo e l'organista di S. Marco a Venezia Bernardo (o Bernardino) di Stefano Pavari detto "murèr" (cioè muratore), chiarita dal Benvenuti.
Fonti e Bibl.: Padova, Arch. dell'Arca, Reg. 347, cc. 3 v, 4 v, 33 v; M. A. Coccio Sabellico, Secunda Pars Enneadum… ab inclinatione Romani Imperii usque ad a. MDIII, Venetiis 1504, c. CLXVII v (cfr. anche: Id., Opera Omnia, Basilae 1360, II, p. 990); M. Praetorius, Syntagmatis Musici Tomus Primus, Wittemberg 1615, p. 145, e Tomus Secundus De Organographia, Wolfenbüttel 1619, pp. 92-93; G. Meschinello, La Chiesa ducale di S. Marco, Venezia 1753, II, p. 94; Annali della Fabbrica del Duomo di Milano…, II,(1412-1480), Milano 1877, pp. 230-232, 236 s., 239-241, 243-245, 249-255, 258; D. Muoni, Gli Antignati organari ìnsigni…, in Archivio storico lombardo, X(1883), pp. 193-196; L. F. Valdrighi, Nomocheliurgografia antica e moderna…, in Mem. della R. Acc. di Scienze, Lettere ed Arti di Modena, s. 2, II(1884), p. 246; E. Motta, Musici alla corte degli Sforza, in Arch. stor. lombardo, XIV(1887), p. 284; E. Motta, recensione a Ambrosiana, Scritti varii pubbl. nel XV centenario dalla morte di S. Ambrogio, Milano 1897, in Arch. stor. lombardo, XXV(1898), pp. 212 s.; F. Malaguzzi Valeri, Maestri d'organo del Quattrocento, in Il mondo artistico, XXXVII(1903), nn. 22-23, pp. 1-2; A. Nasoni, Musica ed organaria nel Duomo di Milano,in Musica sacra, XXXIII(1909), pp. 81-83, 97; P. Guerrini, Per la storia dell'organo, in Santa Cecilia, XXVIII(1926), n. 4, p. 62; G. Benvenuti, Andrea e Giovanni Gabrieli e la musica strumentale in S. Marco, I, Milano 1931, p. XXIV; R. Lunelli, Note sulle origini dell'organo ital., in Note d'arch. per la storia musicale, X(1933), p. 225; E. Rigoni, Organari ital. e tedeschi a Padova nel Quattrocento, ibid., XIII (1936), pp. 12, 20; R. Lunelli, Organari stranieri in Italia, ibid., XIV(1937), pp. 123, 263-265; R. Casimiri, Musica e musicisti nella cattedrale di Padova nei secc. XIV, XV, XVI…, ibid., XVIII(1941), pp. 22 s., 175-179; G. D'Alessi, Nota sull'organaro A. Dilmani, ibid., XIX (1942), pp. 145-148; R. Lunelli, Der Orgelbau in Italien, Mainz 1956, passim; C.Sartori, Organs, Organ-Builders and Organists in Milan, 1450-1476: new and unpublished documents, in The Musical Quarterly, XLIII (1957), 1, pp. 59 s., 63 s.; G. Terni De Gregori, La musica a Crema, in Arch. stor. lombardo, LXXXV (1958-1959), pp. 301 s.; O. Mischiati, L'organo di S. Procolo a Bologna, in M. Fanti, San Procolo…, Bologna 1963, p. 201.