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CERVI, Bernardo

di Adalgisa Lugli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)
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CERVI, Bernardo (Bernardino)

Adalgisa Lugli

Non è possibile trovare conferma documentaria alla tradizionale data di nascita del pittore, fissata al 1586. Le fonti antiche, primo il Vedriani (1662), non dubitano della sua origine modenese e mostrano di tenerne in grande considerazione l'opera di pittore e incisore, svolta quasi sempre in patria, fatta eccezione per i due periodi di istruzione a Parma, presso lo Schedoni, e a Bologna, tra i numerosi allievi di Guido Reni. Fino al 1786 sembra noto agli storici locali solo l'apprendistato presso il bolognese, ma il Tiraboschi riferisce di una lettera dell'Archivio ducale, in cui il C. è raccomandato dal duca allo Schedoni perché, lo istruisca nella pittura. Si sarà trattato per il giovane pittore di un soggiorno breve, forzatamente concluso dalla morte dello Schedoni nel 1615 e seguito a breve distanza dal trasferimento a Bologna, Anche questa volta il pittore è accompagnato da lettere credenziali di provenienza ducale (Arch. di Stato di Modena, Archivio per materie,Arti Belle, busta 14).

La prima opera documentata a Modena è una serie di quattro tele (La vocazione di s. Pietro; I pellegrini in Emmaus; il Noli me tangere e Cristo che appare alle Marie)destinate a fiancheggiare un quadro d'altare commissionato allo stesso Reni e raffigurante Cristo al Limbo (già Dresda, Gemäldegalerie). Le opere erano commissionate per la cappella della Resurrezione del duomo e qui è ricordata la tela del Reni nel febbraio del 1622 dal cronista G. B. Spaccini (Cronaca di Modena, ms., conserv. nell'Arch. stor. comunale di Modena). I dipinti del G. sono di puntuale ortodossia reniana, con qualche citazione ferrarese, soprattutto nel Noli me tangere, che ricorda, secondo Riccomini, il Bonone, attivo in quegli anni a Reggio. Certo l'alunnato presso il Reni è di tale importanza nell'opera del pittore modenese - e lo conferma anche la grande tela della chiesa di S. Pietro a Formigine (Modena), da porre non solamente dopo il 1615, ma in anni più maturi e coerentemente reniani - che riesce abbastanza difficile collocare nel percorso del maestro la Deposizione dalla croce della Galleria Estense, certamente ispirata a modelli precedenti il Reni e più bolognese alla maniera del Passerotti.

Gli anni seguenti il 1622 sono caratterizzati da un'attività abbastanza intensa, legata a numerose commissioni ecclesiastiche e ducali. Con la corte il C. sembra avere un rapporto non discontinuo, provato nel 1625 da una pala d'altare ordinatagli dall'infanta Isabella di Savoia, principessa ereditaria di Modena, e dal pagamento, nel 1628, di un quadro che doveva raffigurare il Palio in onore del granduca di Toscana (documenti pubblicati da Adolfo Venturi, 1882). Nel 1627 il C. e lo Spaccini si erano recati a Bologna per trattare, a nome del duca, l'acquisto di alcuni disegni di soggetto religioso di Lorenzo Garbieri e di un quadro mitologico di Guido Reni, un Apollo,Pan e Mida, che fu fatto trasportare con grandi cautele, richieste dalle dimensioni, fino a Modena (Arch. di Stato di Modena, Carteggio artisti, lettera di Rinaldo Ariosti). In qualità di consulente del duca e pittore di corte, il C. anticipa artisti come Lana e Stringa, ai quali sarà dato ufficialmente l'incarico di sovraintendere alle collezioni. Al C. va altresì il merito di avere per primo fondato in Modena una accademia di pittura a imitazione di quella dei Carracci e di aver sostenuto il progetto a proprie spese in attesa dell'approvazione ducale, che poi gli fu negata (Ibid., Carteggio artisti, lettere del settembre 1629 e del genn. 1630). Ancora nel 1630, l'anno in cui morì di peste, a Modena è documentato il pagamento di un ritratto del duca Cesare per Eleonora d'Este Gesualdo (Ibid., Libro di spese di Donna Leonora dal 1630 al 1638, p. 42).

Che non fosse solo pittore di soggetti religiosi è dimostrato dall'inventario dei quadri del principe Cesare Ignazio d'Este, pubblicato dal Campori nel 1870. Il documento fa menzione di un quadro "con una testa di cinghiale con lepre navoni e selleri e vari animali", opera del C., e di un suo disegno, copiato dal Tintoretto, raffigurante Cristo sul monte Calvario.Per il disegno il Venturi (1882) proponeva l'identificazione con una Crocifissione dell'Estense, già attribuita ad Agostino Carracci e perfettamente corrispondente alle dimensioni riportate nell'inventario suddetto. L'attività di disegnatore, siglata dal giudizio di Guido Reni: "passaranno centinaia di anni prima che Modona veda un'altro, c'habbia la felicità di Bernardo Cervi nel disegno", riportato con entusiasmo dal Vedriani e divenuto quasi l'epigrafe del pittore, dovette essere cospicua. Venturi cita un Cupido, alcuni putti e un nudo seduto, che gli sono costantemente attribuiti nei cataloghi della Galleria Estense. Quanto alle incisioni, delle tre conosciute - il S. Sebastiano curato da Irene, il Vecchio a mezzo busto dal Guercino e la Scena allegorica con Amorino - le prime due sono datate, rispettivamente, 1628 e 1624.

Negli anni compresi tra il secondo e terzo decennio del Seicento, dovette svolgersi quell'attività per chiese e confraternite ricordata dalle fonti. A parte i quattro quadri del duomo, il pittore lavorò per la chiesa della Confraternita di S. Sebastiano, dipingendo una tela con S. Sebastiano e le anime del Purgatorio, accompagnata da quattro piccoli quadri con il Martirio del santo per le pareti laterali della chiesa. La tela, tuttora conservata nella stessa chiesa oggi denominata di S. Maria Pomposa, è da identificarsi con l'ancona del Suffragio, per cui è il pagamento già menzionato della principessa Isabella all'anno 1625. Per la Confraternita di S. Pietro Martire doveva aver eseguito la tela, perduta, con i SS. Liberata,Bernardino da Siena,Pellegrino ed Erasmo, ancora in loco ai tempi del Tiraboschi, mentre era già stata alienata la Deposizione dalla croce ora alla Galleria Estense. Una ulteriore acquisizione all'opera dell'artista è data dal riconoscimento di Arcangeli (1947) al pittore modenese del Cristo deposto e santi della Galleria Estense, vicino al Cesi e precedente la svolta in senso reniano delle tele del duomo.

Per i padri agostiniani eseguì una Carità di s. Tommaso da Fillanova, dispersa, e per il convento di S. Pietro le due prospettive che il Vedriani ricorda dipinte nel 1626, sulla scala che porta al chiostro superiore, già scomparse nel Settecento. Il Soli, prestando fede al Lazzarelli, le dichiara non sue. Lo stesso Soli confonde in più punti la figura del C. con quella di un non meglio identificato Benedetto. Secondo una notizia del Campori (1855), Alberto Ronco, veronese, avrebbe inciso, da un disegno del C., un S. Geminiano circondato da piccoli riquadri con le immagini di santi modenesi e fatti della vita dello stesso protettore della città.

Bibl.: L. Vedriani, Raccolta de' pittori,scultori,et architetti modenesi..., Modena 1662, pp. 116 s.; G. F. Pagani, Le pitture e sculture di Modena, Modena 1770, pp. 8, 45, 54, 60, 85; G. Tiraboschi, Notizie de' pittori,scultori ... di Modena, Modena 1786, p. 158; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, a cura di M. Capucci, II-III, Firenze 1970-1974, ad Indicem; G. K. Nagler, Künstlerlexikon, München 1835, II, p. 476; F. CastellaniTarabini, Cenni stor. e descrittivi intorno alle pitture della Real Galleria Estense ..., Modena 1854, pp. 119 s., 151; G. Campori, Gli artisti ital. e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, pp. 402, 412; Id., Raccolta di cataloghi e inventari inediti, Modena 1870, pp. 324, 328; A. Venturi, La R. Galleria Estense ..., Modena 1882, pp. 182, 183, 185, 195, 372; G. Soli, Le chiese di Modena [sec. XIX], a cura di G. Bertuzzi, Modena 1974, I, pp. 114, 444, III, pp. 149, 164, 233, 282; A. de Vesme, Le peintre-graveur ital., Milan1906, pp. 18 s.; S. Ricci, La R. Gall. Estense di Modena, Modena 1925, p. 32; R. Pallucchini, I dipinti della Gall. Estense..., Modena 1945, p. 83; F. Arcangeli, Recens. a R. Pallucchini,I dipinti della Gall. Estense, in Leonardo, XVI (1947), 2, p. 30; E. Riccomini, in Arte in Emilia, II, Parma 1962, pp. 109-111; A. Barbieri, Modenesi da ricordare, Modena 1966, p. 106; A. Ghidiglia Quintavalle, Arte in Emilia, III, Modena 1967, pp. 85 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 303 s.; D. Lenzi, in Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori ital., III, Torino 1972, p. 267.

Vedi anche
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