CANAL, Bernardo
Nato il 4 ag. 1824 a Venezia dal nobile Giacomo e da Maria Battistella, era il prediletto tra cinque fratelli, perché aveva perduto l'occhio destro e menomata la vista del sinistro. Dopo aver studiato a Venezia sotto la guida dell'abate N. Talamini, si iscrisse alla facoltà politico-legale dell'università di Padova, che frequentò dal 1842-1843 al 1845-46 ottenendo il grado di licenziato, non la laurea.
Il C., che aveva rinunciato alla nobiltà e alla particella "de" davanti al cognome, professò fin dall'inizio della rivoluzione del '48 principî democratici. Nel dicembre - ricopriva nel frattempo da pochi mesi il posto di diurnista all'Intendenza delle sussistenze militari - fece uscire, assieme al fraterno amico G. Piermartini, il giornale San Marco.
Il quotidiano, redatto quasi completamente dal C., modesto e di piccolo formato (quattro facciate in ottavo), fu edito dapprima dalla tipografia Tondelli, poi dalla tipografia Cecchini. Appoggiò l'azione del Circolo italiano, caldeggiò la riunione d'una Costituente nazionale, si schierò sempre su posizioni antitemporalistiche, e non esitò a mostrarsi ostile al clero tiepido verso la causa nazionale, in particolare al patriarca Monico che non aveva condannato le iniquità austrocroate. Criticò pure il governo, richiedendo un rinnovamento sociale e l'istituzione di scuole pubbliche animate da spirito nuovo, e protestando per lo sfratto del padre Gavazzi e per l'arresto di Marcantonio Canini. Decisamente repubblicano e democratico, il giornale sostenne la candidatura nelle elezioni suppletive (gennaio 1849) all'Assemblea di F. Berlan, del Canini e di G. Rovani; favorevole al Manin, non però alla dittatura, quando questa venne nuovamente istituita sospese volontariamente le pubblicazioni (8 marzo). Lo stampatore ne fece uscire ancora quattro numeri incolori, poi il giornale cessò.
Nel febbraio 1849 il C. passava alle dipendenze del commissariato alla Guerra, e nel giugno, in ricompensa dei servigi prestati, era promosso ufficiale commissariale di seconda classe. Quando però cessò la resistenza di Venezia, il C. si trovò con rammarico senza una stabile occupazione. Benché sottoposto a sorveglianza da parte della polizia, che lo giudicava "tristo e fanatico soggetto", entrò nel Comitato mazziniano, fondato da A. Scarsellini, con G. Zambelli e G. Paganoni, dedicandosi all'attività cospirativa. Nel dicembre 1850 si recò a Padova per avere - tramite lo studente Antonio Vio - un colloquio con l'ing. A. Cavalletto, già combattente a Venezia, per indurlo a fondare un comitato segreto affiliato. Due mesi dopo, ritornato a Padova, seppe che esso era stato costituito, ma il Cavalletto, diffidando della sua giovane età, non volle svelargli il nome dei congiurati. Il C. promosse la fondazione dei comitati filiali di Treviso e di Vicenza, e prese parte alle riunioni dei comitati tenutesi a Mantova in casa Tazzoli (14 maggio e 13 dic. 1851). Se l'attività dei comitati fu modesta e limitata quasi solamente alla diffusione di cartelle del prestito mazziniano, va attribuito a quello veneziano, di cui era membro il C., il progetto di catturare l'imperatore Francesco Giuseppe durante una visita a Venezia per costringerlo a concedere una costituzione.
Con l'arresto a Venezia, il 27 e 28 giugno 1852, dello Scarsellini, dello Zambelli e del C., ebbe inizio al castello di Mantova una rigorosa inquisizione diretta dal Kraus (14 luglio). Durante l'istruttoria il C., credendoli già compromessi, fece, imprudentemente i nomi di alcuni dei componenti dei comitati filiali. In carcere, dove tenne un contegno fiero, ricevette la visita del padre; confortato da don Luigi Martini, decise di rinunciare all'irreligiosità fino ad allora professata e di ricevere la cresima. Con la prima sentenza del tribunale mantovano, il 3 dicembre, il C., "reo confesso del delitto di alto tradimento", venne condannato a morte. Approvata la sentenza dal Radetzky, fu impiccato il 7 dic. 1852 nella valletta di Belfiore, assieme a don Tazzoli, allo Scarsellini, allo Zambelli e al Poma.
Fonti e Bibl.: L. Martini, Il Confortatorio di Mantova negli armi 1851-'52 - '53-'55, a cura di A. Rezzaghi, Mantova 1952, 13 pp. 148-152, 250-278, 323; G. De Castro, Iprocessi di Mantova. Notizie storiche, Milano 1864, pp. 131 ss., 134, 149; M. d'Ayala, Vite degli italiani benemeriti della libertà e della patria uccisi dal carnefice, Roma 1883, p. 202; G. De Castro, Iprocessi di Mantova e il 6 febbr. 1853, Milano 1893, pp. 155, 173, 232, 336, 343; A. Luzio, I martiri di Belfiore e il loro processo, narrazione storica documentata, Milano 1951, pp. 45, 120-122, 235, 270 s., 318-323; S. Cella, Il Comitato segreto padovano del 1850-1852, in Rass. stor. del Risorg., XLII (1952), pp. 243-247; G. Gambarin, Il giornale "San Marco" (1º dic. 1848-13 marzo 1849), in Archivio veneto, s. 5, LXXV (1964), pp. 43-67.