BUONTALENTI, Bernardo
Architetto, scultore, pittore e miniatore, nato a Firenze nel 1536, morto ivi nel giugno del 1608. Cresciuto nella corte medicea, fra i manieristi che allora vi operavano, trattò tutte le arti, ma specialmente l'architettura: e per oltre sessanta anni prestò la sua operosissima attività, particolarmente in quest'ultimo campo, ai servigi di Cosimo I e di suo figlio Francesco, che lo nominò soprintendente a tutte le fabbriche civili e militari dello stato.
La sua prima grande opera architettonica fu la villa granducale di Pratolino presso Firenze (ora Demidov), compiuta per ordine del principe Francesco, che ne volle creare, fra il 1562 e il 1571, una incantevole dimora per Bianca Cappello; ma la villa dopo varie trasformazioni fu demolita alla fine dell'800, e il suo parco rimaneggiato. Costruì poi (1574 e segg.) il casino di San Marco, il palazzo di città del principe Francesco, ora palazzo dei tribunali: fabbrica singolare per semplicità di superficie distese e per fantasia di ornati nelle porte e nelle finestre. Nel 1574 il B. eseguiva alcuni lavori nell'interno dell'ospedale di S. Maria Nuova, per il quale dava anche i progetti della loggia esterna, compiuta, fra il 1611 e il 1618, da Giulio Parigi. Nel 1575, era occupato ai lavori di restauro e di abbellimento della villa della Petraia (Firenze) ed intorno a questo tempo a quelli per la villa Ridolfi a Marignolle (Firenze) per ordine del granduca Francesco, che la donava a don Antonio, suo figlio; quivi l'artista spiegava particolarmente un gusto decorativo sobrio ed elegantissimo. Progettò poi la pianta della città di Livorno e, secondo l'uso dei tempi, il 28 marzo 1577 determinò con l'astrolabio l'istante piacevole per la posa della prima pietra. In seguito, dal 1563 fino al 1580, attese ai lavori di riattamento del fabbricato agli Uffizî, per rendere il piano superiore atto ad accogliere il primo nucleo della Galleria; quivi compì il grande corridoio che unisce la galleria al palazzo Pitti; disegnò la "porta delle suppliche", sormontata da un timpano acuto spezzato e arrovesciato, di bizzarra invenzione. Verso il 1576, attese alla costruzione della grotta di Boboli, per collocarvi i quattro Prigioni di Michelangelo. Del 1593 è la facciata della chiesa di S. Trinita a due ordini, nettamente divisi, in cui l'iniziato movimento barocco si accenna appena, contenuto dalla tradizione fiorentina. Tra altri lavori, nel 1593 il B. iniziò la costruzione del palazzo di Ruberto Strozzi, detto palazzo Nonfinito, in via del Proconsolo: ma non proseguì oltre il piano terreno, perché gli subentrarono il Nigetti e Santi di Tito. Assai prima doveva avere disegnato il palazzo Corsini (via del Prato 40), ampliato più tardi dal Silvani. A Pisa, nel 1596, compiva la facciata della chiesa di S. Stefano de' Cavalieri, lasciata interrotta dal Vasari; e nel 1605, v'incominciava, per incarico di Ferdinando I, la loggia dei Banchi, semplice, ma squisita nelle forme incomparabilmente pure dell'ordine inferiore. Fu attivissimo anche nell'architettura militare, in cui la sua opera principale è la fortezza di Belvedere, eretta su Firenze per ordine di Ferdinando I, dal 1590 al 1595, con un palazzetto per il granduca, e i comodi di abitazione per le milizie. Il B. ha il merito d'essere stato capo di quella scuola d'ingegneri toscani ai quali sono dovute molte fortezze e opere militari in Italia, Germania e Ungheria. Consumò buona parte dei guadagni in ricerche e nello studio di invenzioni, così da trovarsi in condizioni assai poco floride negli ultimi anni della sua esistenza.
Tralasciando opere minori, ricordiamo il disegno del pulpito nella chiesa di S. Maria di Settignano (Firenze), i modelli per la facciata del duomo di Firenze, e per la cappella dei principi in S. Lorenzo, presentati nel 1604 insieme con l'Ammannati e il Cigoli. Dei palazzi fiorentini a lui attribuiti, quello che più probabilmente gli si può assegnare è il palazzo Venturi (via dei Banchi 2), che ha notevoli raffronti con il Casino di S. Marco.
Vastissima fu anche l'attivita del B. decoratore e inscenatore di feste, spettacoli, commedie, fuochi artificiali (donde fu chiamato "dalle girandole") presso la corte fiorentina. Dal 1585 al 1600 egli prodigò progetti per macchine, per giostre e tornei, disegni per mascherate e banchetti (molti se ne conservano agli Uffizî); inscenò l'Aminta del Tasso e una battaglia navale dinanzi a palazzo Pitti.
Inoltre Francesco de' Medici - afferma il Vasari - si valse soprattutto di B. per trovare la composizione della pasta con cui si fabbricavano nel casino di S. Marco le porcellane dette medicee.
Il B., mediocre pittore e miniatore, fu il maggiore artista fiorentino della seconda metà del '500 e dei primi anni del secolo nuovo, nell'architettura e nella scultura decorativa che per lui fu parte vitale e integrante della prima. Architetto, egli deriva da Michelangelo, ma il movimento di masse e di linee di quello, nelle sue opere si placa in uno spirito di serenità e di chiarezza. Scenografo, nelle grandi costruzioni all'aperto - villa e parco di Pratolino, grotta di Boboli, villa d'Artimino per Ferdinando I (Signa), ecc. - spiegò soltanto un'esuberante fantasia, traendo partito da ogni risorsa del terreno per giungere a sorprendenti effetti pittorici. Nella decorazione, gli ornati che egli predilige - mascheroni, cornucopie, cartigli - non hanno i contrasti di luce e d'ombra, di masse rientranti e sporgenti, che tutti gli artisti del suo tempo cercavano: sono di lieve effetto pittorico; servono a interrompere le superficie ampiamente distese, ad animare di grottesco le porte e le finestre. Più che iniziare a Firenze il barocco, il B. chiude il Rinascimento fiorentino, a fianco dell'Ammannati, da cui trasse ispirazione.
Bibl.: F. Baldinucci, Notizie di professori del disegno, VII, Firenze 1760, p. 3 segg.; W. Limburger, Die Gebäude von Florenz, Lipsia 1910, v. indice; id., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, V, Lipsia 1911.