BERNARDI, Bernardo
Etnologo africanista, nato a Medicina (Bologna) il 6 novembre 1916 e morto a Roma il17 gennaio 2007. È stato uno dei fondatori delle scienze etnoantropologiche in Italia. La rilevanza dello studioso è testimoniata dai suoi incarichi scientifici internazionali tra cui honorary fellow del Royal anthropological institute of Great Britain and Ireland, socio onorario dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, presidente dello European council on African studies.
Formatosi con Renato Boccassino e Michael Schulien sulle teorie del Kulturkreis di Fritz Graebner e della storia culturale di Wilhelm Schmidt, si laureò in etnologia nell’Università di Roma nel 1946. Dal 1948 al 1950 conseguì con Isaac Schapera nell’Università di Cape Town il PhD in African studies con una tesi sui sistemi a classi di età delle popolazioni nilo-camitiche (Age class systems. Social institutions and polities based on age, 1985). Fu allora, nell’addestramento al lavoro sul campo presso i Zezuru (Nord Zimbabwe), che si realizzò il suo distacco dall’approccio storico-culturale e la sua adesione allo struttural-funzionalismo della Social anthropology britannica, in una feconda rielaborazione del rapporto tra antropologia e storia che lo ha sempre distinto. Dal 1951 al 1959 lavorò in Kenya, con i missionari della Consolata, come educatore e antropologo, in particolare tra i Meru di cui studiò le strutture sociali e politiche e scoprì il ruolo politico-religioso del Mugwe, istituzione oggi scomparsa (The Mugwe, a blessing prophet, 1989). Dopo un decennio come direttore del settore educativo delle Missioni della Consolata a Torino, fu chiamato nel 1970 sulla prima cattedra di antropologia culturale istituita in Italia nell’Istituto di sociologia dell’Università di Bologna, allora diretto da Achille Ardigò.
In quegli anni in cui le scienze etnoantropologiche facevano nell’accademia italiana i loro primi passi in un’aspra polemica tra fautori di una etnologia storica e primitivista e fautori di un’antropologia culturale come scienza sociale (cfr. Grottanelli 1977), B. riuscì a determinare una ricomposizione, come emerge nell’opera da lui curata Etnologia eantropologia culturale (1973). Durante il suo insegnamento a Bologna ricoprì anche la carica di preside della facoltà di Scienze politiche e organizzò momenti rilevanti di dibattito scientifico, come un importante convegno sulle fonti orali, testimonianza della sua prospettiva di incontro tra scienze storiche e sociali (cfr. Fonti orali. Antropologia e storia, a cura di B. Bernardi, C. Poni, A. Triulzi, 1978). Nel 1974 fondò, con l’editore Franco Angeli di Milano, la collana di Antropologia culturale e sociale in cui pubblicò numerose traduzioni di maestri dell’antropologia sociale britannica, oltre a ricerche originali di studiosi contemporanei, introducendo in Italia un fondamentale filone di studi e contribuendo all’apertura internazionale dell’antropologia italiana. Nel 1976 partecipò alla fondazione della rivista «L’Uomo società tradizione sviluppo», della cui redazione fece parte sino al 1996. Nel 1982 succedette a Vinigi L. Grottanelli sulla cattedra di etnologia nell’Università di Roma La Sapienza dove insegnò fino al 1987. Agli anni romani e al periodo successivo al suo collocamento fuori ruolo risalgono alcuni tra i lavori di sintesi più significativi della sua esperienza africanista, tra i quali Introduzione allo studio della religione, 1992; Africa. Tradizione e modernità, 1998; Nel nome d’Africa, 2001; Africanistica. Le culture orali dell’Africa, 2006.
A due anni dalla scomparsa l’Università di Roma La Sapienza gli ha dedicato un convegno di studi («L’Uomo società tradizione sviluppo», 2011).
Bibliografia: V.L. Grottanelli, Ethnology and/or culturalanthropology in Italy. Traditions and developments, «Current anthropology», 1977, 18, 4, pp. 593-614; «L’Uomo società tradizione sviluppo», 2011, 1-2, nr. monografico: La ricerca africanista in Italia. Studi in memoria di Bernardo Bernardi, a cura di M. Pavanello, E. Vasconi.