BARTOLOMEI, Bernardo
Di nobile famiglia fiorentina, entrato fanciullo nell'Ordine dei servi di Maria, vi si affermò presto per la sua dottrina teologica tanto da essere accolto, come afferma l'annalista dell'Ordine, "inter Parisienses doctores"; sappiamo per certo che ricevette i "magistralia insignia" in teologia a Bologna, dove, nell'anno accademico 1404-1405, lesse nello Studio il Psalterium. A quell'epoca egli era anche "gubernator Sancti Petromi" e "abbas de Podio Bonitii", abate commendatario, cioè, dell'abbazia benedettina di S. Michele di Poggibonsi (da ciò la convinzione di alcuni studiosi che il B. appartenesse all'Ordine benedettino).
"Familaris" e teologo di Urbano VI, da questo pontefice sarebbe stato impiegato, negli anni in cui si sviluppava lo scisma d'Occidente, in missioni oltralpe per conto della Camera apostolica, sempre secondo l'annalista dell'Ordine servita. Si può dunque, in relazione a un'attività curiale svolta dal B. tra il 1378 e il 1389, collocare con una certa approssimazione la sua data di nascita nel decennio tra il 1350 e il 1360.
Il 2 luglio 1406 il B. era ancora a Bologna, come ci mostra una bolla di Innocenzo VII, che gli ordinava di insediare il rettore della provincia servita della Romagna nel possesso della chiesa di S. Lorenzo di Budrio. Il 9 ag. 1409 Alessandro V, da poco eletto nel concilio di Pisa, lo designò nuovo vescovo di Città di Castello, nell'atto stesso in cui, rivolgendosi alla suprema magistratura di quella città, annunziava la rimozione del vescovo in carica, Giovanni Del Pozzo, rimasto fedele a Gregorio XII deposto a Pisa.
Il 2 settembre, nello stesso giorno in cui i priori fiorentini scrivevano ai loro colleghi tifernati raccomandando il concittadino eletto vescovo, il B. scrisse anch'egli ai priori di Città di Castello presentando un confratello servita che aveva inviato ad essi come suo messo. Per parte loro i magistrati tifernati spedirono a Firenze, al nuovo vescovo, un ambasciatore con due cavalli. Il 22 Ottobre vennero eletti quei cittadini che dovevano onorare il nuovo presule e si deliberarono le spese relative. Il B. fece il suo solenne ingresso nella diocesi il 27 ott. 1409 e il 13 novembre, festa dei SS. Florido e Amazio, cantò messa nella cattedrale e ricevette le rituali oblazioni.
Il vescovato del B. fu contrassegnato da uno sforzo costante per risollevare le condizioni materiali e spirituali della Chiesa castellana, non di rado ricorrendo, come nel 1410, nel 14, 1, nel 1422, all'autorità secolare contro l'opposizione del clero. Né mancarono acuti dissensi tra il vescovo e il capitolo, che giunse ad impedirgli l'ingresso in cattedrale, e frequenti liti con i laici. Conformemente alle consuetudini del tempo, il B. non dimenticò,poi di favorire la propria famiglia. Lo vediamo infatti che conferisce, il 25 sett. 1416, la pieve dei SS. Ippolito e Cassiano "in curia castri Capresiae territorii Florentini" a Giovanni di Donato, suo fratello.
Frequenti le assenze del B. dalla sua sede episcopale, assenze motivate da eventi di grande portata nel governo spirituale e politico della Chiesa, ai quali egli fu chiamato a partecipare in posizione spesso assai elevata. Così nel 1413 fu mandato da Giovanni XXIII (succeduto nel 1410 ad Alessandro V) come nunzio in Polonia, senza che si conoscano i fini e i particolari di questa sua missione. Sappiamo solo che egli, il 2 apr. 1413, assistette in qualità di nunzio apostolico a Cracovia all'esame di Girolamo di Praga tenuto dal vescovo Alberto dinanzi a un gran numero di canonisti e di teologi. L'anno seguente si recò in Germania per partecipare, al seguito di Giovanni XXIII, al concilio riunitosi alla fine del 1414 a Costanza. Nel dicembre di quest'anno, infatti, il B. fu chiamato da questo papa a far parte, insieme con Giovanni Contarini, patriarca di Còstantinopoli, e col vescovo di Lubecca, di una commissione giudicante per l'istruzione del processo contro Giovanni Hus, per la determinazione delle proposizioni da incriminare e per l'esame delle testimonianze. La sua presenza a Costanza è attestata ancora all'inizio dell'anno seguente: nel febbraio del '415, quando si fece sempre più urgente il problema dell'unità del concilio, diviso nelle tre correnti che sostenevano i tre papi, Giovanni XXIII, Gregorio XII e Benedetto XIII, il B. viene ricordato tra coloro -Giacomo vescovo di Luni, Pietro d'Ancarano, Raffaele Fulgosi - che informarono le nazioni conciliari della buona disposizione di Giovanni XXIII ad abdicare volontariamente per non ostacolare ulteriormente l'accordo tra le fazioni. Da allora mancano notizie sulla presenza al concilio del B., che, dopo la fuga e la successiva prigionia di Giovanni XXIII, pare sia tornato in Italia, dove egli risulta presente nel settembre dell'anno 1416.
Fedele a papa Martino V, eletto all'unanimità l'ii nov. 1417 a Costanza, fu mandato da questo come nunzio nel regno d'Aragona nel tentativo, che doveva fallire, di piegare la resistenza dell'antipapa Benedetto XIII, Pietro de Luna. Durante questa missione il B. fu dal cardinal legato in Aragona, Alemanno, nominato commissario nel processo per la canonizzazione del beato Raimondo Lull. In tale qualità, si espresse a Barcellona a favore della canonizzazione.
L'ultimo scorcio della vita del B. - dopo anni nei quali egli aveva sperimentato nella sua diocesi il clima teso e convulso di una lotta politica comunale che tra pressioni di potenti vicini e interne divisioni degenerava verso l'inevitabile instaurazione di un regime signorile - fu funestato dall'assedio posto a Città di Castello da Braccio Fortebracci (1422). Nel mese di novembre del 1423 il B. morì e fu sepolto con pompa solenne nella cattedrale.
Fonti e Bibl.: Documenta mag. Ioannis Hus,a cura di F. Palacky, Pragae 1869, pp. 199, 204, 252, 506; Acta Concilii Constaciensis,a cura di F. Finke, II, Múnster 1923, p. 212; 1 rotuli dei lettori legisti e artisti nello Studio bolognese dal 1384 al 1799..., IV, Bologna 1924, p. 26; F. Ehrle, I più antichi statuti della facoltà teologica della Università di Bologna,Bologna 1932, p. 108; F. I. Lazzari, Serie de' vescovi... di Città di Castello...,Fuligno 1693, pp. 134, 136-138; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, col. 1323; A. Giani, Annalium sacri ordinis Fratrum Servorum B. Mariae Virginis... Centuriae quatuor, I, Lucae 1719, pp. 373 ss., 377 s.; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-eccles...., III, Venezia 1840, p. 234; G. Muzi, Memorie eccles. di Città di Castello, IL Città di Castello 18, 42, pp. 245-248; G. Cappenetti, Le chiese d'Italia, IV, Venezia 1846, pp. 663 S.; P. M. Soulier, De rjartyribus Pragensibus ordinis servorum S. Mariae, in Monumenta ordinis servorum Sanctae Mariae, XIII (1911), pp. 160 s., 166, 172, 178180, 190; M. Faloci-Pulignani, L'Umbria sacra del padre Sbaraglia, in Arch. per la storia eccles. dell'Umbria, 1 (1913), p. 562; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi..., I, Monasterii 1913, p. 191.