Nome di varî santi e beati, tra i quali:
1. Bernardo di Abbeville: v. oltre, Bernardo di Tiron (n. 7).
2. Bernardo di Aosta, santo (m. Novara dopo il 1081), noto anche come B. di Menthon (o di Mentone) per la falsa tradizione che lo vuole nativo di questa località della Savoia e appartenente alla famiglia dei signori del luogo, o B. Montis fovis, dal nome della località poi detta in suo onore Gran S. Bernardo, o B. di Novara, città dove morì e fu sepolto e che divenne il centro del suo culto. Arcidiacono di Aosta, fondò sul Monte di Giove (Gran S. Bernardo), accanto a una chiesa dedicata a S. Nicola, l'ospizio che porta il suo nome, e forse anche quello sul Monte della Colonna di Giove (Piccolo S. Bernardo). Morì in data imprecisata a Novara dove si era ritirato dopo aver incontrato a Pavia (forse aprile 1081) Enrico IV nel tentativo di dissuaderlo dal suo viaggio armato contro Gregorio VII. Il culto è attestato dal sec. 12º, ma la sua commemorazione fu introdotta nel Martirologio romano solo nel 1681; festa, 15 giugno. Patrono (dal 1923) degli alpinisti e degli alpigiani. È argomento di un mistero francese del sec. 15º, rifatto da H. Ghéon (1924).
3. Bernardo di Chiaravalle (fr. Clairvaux), santo. Dottore della Chiesa, asceta, organizzatore, scrittore (Fontaines-lès-Dijon 1090-91 - Clairvaux 1153); di nobile famiglia entrò (1112) nel monastero di Cîteaux, fondò nel 1115 l'abbazia di Chiaravalle e si dedicò all'incremento dell'ordine cisterciense, che difese (Apologia ad Guilelmum, abate di S. Thierry) contro le critiche dei cluniacensi, e di cui egli, fermo nel sostenere l'applicazione della regola di s. Benedetto (per es., nel De gradibus humilitatis et superbiae), può ritenersi il secondo, e principale, fondatore. Estese poi, dal 1126, la sua attività a tutti i campi della vita ecclesiastica. Prospettò i doveri dei vescovi anche di fronte alle autorità laiche (De moribus et officio episcoporum); pose i fondamenti teorici che giustificavano la guerra contro gl'infedeli e regolavano i nuovi ordini religiosi-militari (De laude novae militiae ad milites Templi, dedicato a Ugo di Payens, maestro dei templari, cui diede la prima regola); intervenne in numerose questioni disciplinari e in contese tra sovrani, assisté a numerosi concilî. Schierandosi apertamente in favore di Innocenzo II contro Anacleto (concilio di Étampes, 1130), contribuì in maniera decisiva a far trionfare la causa del primo, mentre la sua azione in Italia vi determinò un grande sviluppo dei cisterciensi. Combatté come eretici Enrico il Monaco, Pietro di Bruys, Gilberto Porretano; ottenne la condanna di Abelardo (concilio di Sens, 1140). Energico difensore dei principî teorici e morali e dei diritti politici e materiali della Chiesa (egli fu il primo a esporre il simbolo delle "due spade": la spirituale, della Chiesa; e la temporale, dipendente, in teoria, da essa, ma usata dal potere civile), combatté fieramente Arnaldo da Brescia e la rivoluzione romana del 1143 o 1144. Con il trattato De consideratione, "manuale del perfetto pontefice", sussidiò l'azione di Eugenio III, già suo discepolo; predicò la seconda Crociata (1146-47) e morendo lasciò l'ordine fiorentissimo, diffuso in tutta Europa. Fu soprattutto difensore ed esaltatore dei valori tradizionali; avverso alla dialettica e all'indirizzo speculativo; più che teologo in senso strettamente tecnico, oratore efficacissimo, asceta e mistico. Così i suoi sermoni, tra cui notevolissimi (oltre quelli in lode della Vergine, dai quali, pur non avendo egli accolto la dottrina dell'Immacolata Concezione, sono tratte molte delle lezioni liturgiche delle feste di Maria), quelli sul Cantico dei Cantici e il trattato De diligendo Deo (con la dottrina dei gradi dell'amore) sono fra i testi fondamentali della mistica cristiana occidentale. Attraverso essi il Doctor mellifluus (come fu chiamato) esercitò larghissimo e profondo influsso: è significativo a questo proposito che Dante abbia fatto dire a lui la grande preghiera alla Vergine nel Paradiso. La sua personalità, che esercitò benefico influsso sull'evoluzione sociale delle classi più umili, si rivela pienamente, come la sua multiforme attività, nel ricchissimo epistolario. Fu canonizzato nel 1174, proclamato Dottore della Chiesa nel 1830; festa, 20 agosto.
4. Bernardo da Offida (al secolo Domenico Peroni), beato. Cappuccino laico (Offida 1604 - ivi 1694); entrò in religione a Corinaldo nel 1626, ed esercitò umili uffici, veneratissimo per la pietà e i miracoli; beatificato nel 1795; festa, 22 agosto.
5. Bernardo da Parma, santo: v. oltre, B. degli Uberti (n. 8).
6. Bernardo da Rogliano (al secolo Leonardo Milizia), venerabile. Eremita e fondatore della congregazione di Colloreto (Rogliano, Cosenza, 1519 - Colloreto 1602). Si diede a vita eremitica nel 1541, quindi, divenuto sacerdote nel 1544), si stabilì a Colloreto tra Morano e Pollino. Ivi sorse poi il grande convento della congregazione di cui B. dettò la regola.
7. Bernardo di Tiron (o di Abbeville), santo. Benedettino (Ponthieu, presso Abbeville, 1046 circa - Tiron 1117), monaco in S. Cipriano in Poitiers, di cui, dopo essere stato priore di S. Savino, divenne abate. Per non dovere affrontare l'ostilità dei suoi stessi monaci, che trovavano troppo dura la sua disciplina, abbandonò S. Cipriano e fondò nel 1114 l'abbazia della Ss. Trinità di Tiron; per questo è considerato riformatore dell'ordine, nel quale, come pure in varie diocesi francesi (per autorizzazione di Pio IX), è venerato: 14 o 15 aprile.
8. Bernardo degli Uberti, santo. Monaco vallombrosano (Firenze 1060 circa - Parma 1133); monaco (1080 circa) e abate a S. Salvi, abate generale della congregazione (1093 circa - 1106), cardinale (1098), vescovo di Parma (1106) di cui non rivendicò il dominio temporale; accompagnò Enrico V a Roma nel 1110-11, ebbe importanti incarichi, assisté la contessa Matilde di Toscana morente. Festa, 4 dicembre.