Naturalista e filosofo (Cosenza 1509 - ivi 1588). Figura di rilievo nel quadro del pensiero filosofico del suo tempo, T. elaborò un naturalismo ilozoistico (cioè una concezione della natura come un tutto animato) che respingeva l'apriorismo metafisico dell'aristotelismo e faceva della sensibilità lo strumento privilegiato della conoscenza. Sulla base di tali assunti sviluppò un'etica edonistica. La sua opera principale, De rerum natura iuxta propria principia (1586), ebbe larga influenza sul pensiero successivo.
Primogenito di sette figli, si allontanò ben presto dalla città natale, seguendo a Milano (1518 circa) e a Roma (1521 circa - 1527) lo zio Antonio, umanista e letterato. Passato poco dopo lo zio a insegnare a Venezia, si fermò all'università di Padova, dedicandosi principalmente a studi di matematica, ottica, filosofia. Dopo circa un decennio, lasciata Padova, si ritirò in solitudine in un convento benedettino, forse nella Grancia di Seminara, dove trascorse un lungo periodo di meditazione e ricerca. Più tardi (1553) sposò a Cosenza Diana Sersale, vedova con due figli, ma dopo pochi anni (1561) essa morì, lasciandogli altri quattro figli suoi. Difficili erano anche le condizioni economiche di T. che, risiedendo a Cosenza (dove nel 1554 era sindaco dei nobili), attendeva ai lavori dell'Accademia Cosentina (alla quale diede vivo impulso modificandone l'orientamento, dapprima letterario, verso la filosofia naturale), ma non troppo alla cura del patrimonio di famiglia. Quando (1564) Pio IV gli offrì l'arcivescovado di Cosenza, T. lo declinò in favore del fratello; e neppure accettò pienamente l'invito, che gli venne prima da Roma a nome di Gregorio XIII e poi da Napoli, di recarsi colà a tenere un insegnamento pubblico sul suo De rerum natura, limitandosi a esporre il suo pensiero in conversazioni. Nonostante il conforto di una fama crescente, l'ultimo decennio della vita fu gravemente segnato dall'assassinio del suo primogenito Prospero (1576). Opere e pensiero. Della sua opera fondamentale, il De rerum natura iuxta propria principia, T. pubblicò a Roma (1565) il primo libro, che ristampò rielaborato, col secondo, a Napoli (1570); l'opera completa, in nove libri, uscì a Napoli sedici anni dopo. T. compose inoltre una serie di opuscoli di argomento naturalistico; nel 1570 pubblicò il De his quae in aere fiunt et de terraemotibus, il De colorum generatione e il De mari, che furono ristampati da Antonio Persio nel 1590 insieme a De cometis et lacteo circulo, De iride, Quod animal universum ab unica animae substantia gubernatur contra Galenum, De usu respirationis, De saporibus, De somno. L'opera di T. rappresenta uno degli aspetti più significativi del naturalismo rinascimentale. In opposizione alla dottrina aristotelica degli elementi e del moto, costruita su ragionamenti arbitrari, T. rivendica l'importanza della sensibilità quale fonte primaria ed esclusiva di ogni conoscenza: di qui il programma di costruire una fisica "iuxta propria principia", secondo quei principi, cioè, che operano all'interno stesso della natura. E la natura si presenta come costituita da due principi, il caldo e il freddo, nature agenti, forze attive che ineriscono a un sostrato inerte, la materia. Tutti gli esseri naturali sono dunque costituiti da una stessa materia passiva e da due principi attivi che producono il nascere e il morire di tutte le cose. La realtà naturale è così dotata di movimento (il principio motore è interno, non esterno come il motore della fisica aristotelica) a causa del calore che tutto pervade come spiritus, e che ha la sua sede nei cieli (soprattutto nel sole: si congiunge qui una suggestione stoica al tema aristotelico del calore celeste, principio di vita); tale spiritus è anche principio di sensibilità, sicché tutti gli esseri sentono: non c'è più differenza sostanziale tra organico e inorganico, ma una scalarità, un sentire più e meno. Il conoscere intellettivo non solo è legato alla sensibilità, ma è propriamente una forma di sentire, sicché anche l'uomo è allineato con gli altri esseri naturali. Tuttavia c'è nell'uomo, oltre allo spiritus di cui tutti gli esseri naturali partecipano, un'anima razionale creata direttamente da Dio: due ordini interferiscono così nell'uomo, per cui egli è legato alla sfera della natura ma ha anche una tensione verso il soprasensibile, agisce secondo una morale naturale del piacere e insieme secondo una morale che porta a Dio.