ROCCI, Bernardino
– Nacque a Roma il 21 agosto 1627, figlio di Antonio, conservatore di Roma, e di Pulcheria, figlia di Bernardino Maffei, nipote del cardinale Orazio Maffei. Da parte di padre era nipote del cardinale Ciriaco Rocci. Suo fratello Pompeo sposò Anna Cenci, sorella di Baldassarre, maestro di Camera del papa e cardinale. L’altro fratello, Urbano, barone di San Giovanni in Fiore, fu floriere maggiore del Sacro Palazzo al tempo di Alessandro VIII e di Innocenzo XII.
Studiò a Roma e a Ferrara e ottenne il dottorato in utroque iure. Avviato alla carriera ecclesiastica sotto la protezione dello zio cardinale Ciriaco Rocci, nel 1653 divenne referendario delle Segnature di grazia e di giustizia. Il 15 luglio 1654 fu nominato governatore di Fermo, nelle Marche, dove rimase fino al maggio del 1657. Formalmente, il 24 giugno 1656 ricevette la nomina a vicegovernatore, alle dipendenze dell’abate Flavio Chigi, nipote di papa Alessandro VII.
Tornato a Roma, nel 1657 fu nominato segretario della congregazione sulle Controversie giurisdizionali e l’immunità ecclesiastica, ufficio ricoperto fino al 1661. Lo stesso anno divenne segretario della Penitenzieria, fino al 1674. Nel 1661 fu designato segretario e votante della congregazione della Segnatura di giustizia. Il 22 novembre di quell’anno ottenne un canonicato nella basilica di S. Pietro a Roma, cui rinunciò il 27 maggio 1675. Fu camerlengo maggiore del Capitolo nel 1663 e nel 1674 e sacrestano maggiore nel 1664.
Il 16 giugno 1665 fu inviato nunzio a Napoli. Il 27 giugno accolse nella sua villa di Frascati il suo predecessore Giulio Spinola, che lo informò circa gli affari correnti; il 29 si imbarcò a Nettuno, assistito dallo stesso equipaggio che aveva condotto Spinola, e approdò a Napoli il giorno seguente. Il 3 luglio, nel corso della prima udienza presso il cardinale viceré Pascual de Aragón, consegnò il breve credenziale; il 4 visitò l’arcivescovo di Napoli, cardinale Ascanio Filomarino, e il cardinale Ottavio Acquaviva d’Aragona. Mediante la corrispondenza settimanale informò circa le vicende del cardinale viceré, che nell’agosto del 1665 fu nominato inquisitore generale per i regni di Spagna e alcuni mesi dopo, in seguito alla morte del cardinale Baltasar Moscoso y Sandoval, arcivescovo di Toledo. Il 27 ottobre 1665 Rocci presentò al viceré le condoglianze per la morte del re Filippo IV, avvenuta il 17 settembre. Il 4 aprile 1666 incontrò il nuovo viceré, don Pedro de Aragón, fratello del cardinale Pascual, partito per la Spagna la mattina dell’11 aprile.
Il 3 novembre 1666 morì l’arcivescovo di Napoli Filomarino. Rocci procedette alle consuete operazioni relative allo spoglio e fece eleggere il vicario capitolare per reggere la sede vacante. Pochi giorni dopo però il papa lo nominò amministratore dell’archidiocesi di Napoli, che egli governò fino al 7 marzo 1667, quando venne nominato arcivescovo il cardinale Innico Caracciolo.
Nella prima metà di novembre del 1667 Rocci riportò la sede della nunziatura nel palazzo cinquecentesco da poco restaurato. Fino a quel momento era stata provvisoriamente ospitata presso il monastero degli olivetani adiacente alla chiesa di S. Anna dei Lombardi, detta anche di S. Maria in Monteoliveto.
I lavori, costati circa 15.000 ducati, erano cominciati nel gennaio del 1666, dopo aver ottenuto il benestare del cardinale Flavio Chigi. Gravemente danneggiato nel 1656 in seguito alla rottura di una fognatura, il palazzo fu restaurato in forme barocche su progetto dell’architetto certosino Bonaventura Presti. La nuova sistemazione prevedeva gli appartamenti per il nunzio e per i suoi diretti collaboratori, gli uffici per i funzionari, gli alloggi per la servitù e il carcere.
A metà gennaio del 1668 si diffuse a Napoli la notizia della nomina del nuovo nunzio, Marco Gallio, vescovo di Rimini, il quale giunse in città il 10 marzo. Rocci gli consegnò un’istruzione scritta, lo introdusse presso le autorità locali e il 13 marzo 1668 lasciò Napoli, diretto a Roma.
Nominato arcivescovo di Damasco il 9 aprile 1668, il 22 aprile fu consacrato nell’Urbe dal cardinale Giulio Gabrielli, coadiuvato da Emilio Bonaventura Altieri, futuro Clemente X, e da Carlo de’ Vecchi. Il 9 maggio fu nominato assistente al soglio pontificio e ricevette il pallio il 14 dicembre 1671. Nel 1669 Clemente IX lo nominò prefetto del palazzo apostolico, affidandogli il compito di razionalizzare le spese; la carica gli fu confermata da Clemente X. Quest’ultimo pontefice gli affidò la soprintendenza alla fondazione dell’Ospizio dei convertendi, costituito formalmente nel 1675. La sede venne dapprima stabilita a Ripetta e successivamente in una casa annessa alla chiesa di S. Maria delle Grazie a Porta Angelica, per dare modo ai convertiti di trovarsi vicino alle principali istituzioni pontificie. Negli stessi anni operò nelle congregazioni della Visita apostolica, dell’Annona, sullo Stato dei regolari, di Avignone, per le beatificazioni, per le rive del Tevere e per la Fabbrica di S. Pietro. Il 25 marzo 1671 fu nominato governatore di Castel Gandolfo e confermato per un secondo triennio il 20 marzo 1674.
In ricompensa dei servizi prestati, Clemente X lo creò cardinale nel Concistoro del 27 maggio 1675 e il 15 luglio gli assegnò il titolo presbiterale di S. Stefano sul monte Celio. Partecipò al conclave del 1676, in cui fu eletto Innocenzo XI, ottenendo alcuni voti. Negli anni 1676-79 fu membro delle congregazioni dei Vescovi e regolari, dell’Immunità e dei Riti.
In seguito alla rinuncia del domenicano Giuseppe Della Corgna, che si dimise per ragioni di età, il 26 febbraio 1676 divenne vescovo di Orvieto. Nel 1677, una volta terminati i lavori di rinnovamento promossi dai suoi antecessori, riconsacrò la cattedrale, e il 16 maggio 1679 celebrò il sinodo diocesano, di cui l’anno seguente furono stampati gli atti.
Morì nella sua villa di Frascati il 2 novembre 1680. Il corpo fu inumato nella tomba di famiglia a Roma, nella chiesa di S. Maria di Monserrato.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Napoli, 66, 67, 68, 69, 70; Biblioreca apostolica Vaticana, Chig. E.II.31; Constitutiones editae ab eminentiss. & reverendiss. domino Bernardino [...] cardinali Roccio episcopo Urbevetano, in diocesana synodo celebrata die XVI maii M.DC.LXXIX, Urbeveteri 1680.
G. Della Valle, Storia del duomo di Orvieto, Roma 1791, p. 57; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, VII, Roma 1793, pp. 233-235; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XXVII, Venezia 1844, p. 155, XLI, 1846, p. 268, LVIII, 1852, p. 78; L. Karttunen, Les nonciatures apostoliques permanentes de 1650 à 1800, Genève 1912, p. 258; P. Perali, Orvieto. Note storiche di topografia. Note storiche d’arte, dalle origini al 1800, Orvieto 1919, p. 256; L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, 1, Roma 1932, pp. 637, 664, XIV, 2, pp. 4, 7; Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, IV, a cura di P. Gauchat, Monasterii 1935, p. 172, V, a cura di R. Ritzler - P. Sefrin, Patavii 1952, pp. 9, 180, 398; R. Ago, Carriere e clientele nella Roma barocca, Roma-Bari 1990, ad ind.; C. Weber, Die ältesten päpstlichen Staatshandbücher. Elenchus Congregationum, Tribunalium et Collegiorum Urbis 1629-1714, Rom-Freiburg-Wien 1991, p. 146; Legati e governatori dello Stato Pontificio (1550-1809), a cura di C. Weber, Roma 1994, pp. 245 s., 871; C. Weber, Genealogien zur Papst-geschichte, III, Stuttgart 2001, p. 47; Die päpstlichen Referendare 1566-1809. Chronologie und Prosopographie, a cura di C. Weber, III, Stuttgart 2004, p. 855; D. Rezza - M. Stocchi, Il capitolo di San Pietro in Vaticano dalle origini al XX secolo, I, La storia e le persone, Città del Vaticano 2008, p. 394; S. Brancatelli, Scripta eorum quae tam extra quam intra conclave contigerunt. La letteratura seicentesca sui conclavi negli archivi e biblioteche storiche di Roma, tesi di dottorato, Pontificia Università Gregoriana, Roma 2015, ad indicem.