LOMBARDI, Bernardino
Nacque nella seconda metà del XVI secolo, in luogo ignoto: in un documento autografo del 1590 si firma "Bernardino Lombardi bolognese"; Ughi (p. 43) lo considera originario di Ferrara. Sono poche e frammentarie le notizie biografiche che lo riguardano. Nel 1583 fu comico della Compagnia degli Uniti con probabili funzioni di capocomico. La notizia si evince da un documento sottoscritto dal L., nel quale egli chiede a nome di tutti i comici l'autorizzazione a recitare nella città di Genova. Secondo Baruffaldi (pp. 21 s.) sarebbe stato membro dell'Accademia ferrarese dei Rinnovati, per la quale avrebbe scritto i Discorsi recitati nell'Accademia de' Rinovati di Ferrara a favore della lingua (Ferrara, B. Mamarello, 1583). Erronea è invece l'attribuzione al L. della pastorale Fillide, pubblicata a nome dell'Acceso Accademico Rinnovato (Ferrara, V. Baldini, 1579), cioè Camillo Della Valle, come risulta dalla seconda edizione (ibid. 1584). Ne La Gismonda, tragedia del signor Torquato Tasso, nuovamente composta e posta in luce (Parigi, P. Chevillot, 1587) il L. firmò la lettera dedicatoria attribuendo l'apocrifo al Tasso, mentre è opera del conte di Camerano Federico Asinari e come tale fu pubblicata da Gherardo Borgogni nel 1588 con il titolo Il Tancredi (Bergamo, C. Ventura, 1588).
Tale disinvoltura era caratteristica di un periodo in cui i comici tendevano a nobilitare la loro professione ammantandola di meriti letterari, e a manipolare a fini scenici la produzione drammaturgica di letterati illustri attingendo alla libera circolazione editoriale.
Il L. è noto tuttavia per essere tra i primi autori di commedia dell'arte scritta per esteso. Con certezza gli è attribuita la commedia L'alchimista (Ferrara, V. Baldini, 1583; Venezia, Eredi di M. Sessa, 1586; ibid. 1602), nella quale il personaggio di Graziano, in atto II scena 1, interpretato dal L., si dice nativo di Francolino (nei pressi di Ferrara).
Dedicata a Giulio Pallavicino, la commedia è ambientata a Roma e ha fra i protagonisti la cortigiana Angelica, interpretata con molta probabilità da Angelica Alberghini, la moglie di Drusiano Martinelli. Nell'opera sono previsti due vecchi (Momo e Graziano), due coppie di innamorati, due zanni (Nebbia e Vulpino), due servette, un capitano, la cortigiana Angelica con la vecchia serva Nafissa, e i tre personaggi minori Gonnino, Pocointesta e Forca. L'azione si sviluppa grazie al parlare "alla rovescia", ai numeri di magia (atto III, scena 6; atto IV, scena 7), al ricorso a oggetti di scena, al travestitismo (atto III, scena 7), alla pseudotrance (atto IV, scena 2). Il L., nelle vesti di Graziano, parla un bolognese non esente da influenze ferraresi e modenesi. Nel testo si colgono alcuni echi della commedia cinquecentesca, ben travestiti dal linguaggio e dai moduli recitativi propri di una commedia dell'arte. I nomi dei servi Nebbia e Vulpino richiamano la Cassaria dell'Ariosto, mentre una certa ambientazione romana e i cenni sull'educazione erotica, proferiti dalla vecchia Nafissa, risentono della produzione drammaturgica dell'Aretino.
Nel frontespizio dell'Alchimista il L. si definisce "comico Confidente", e membro della Compagnia dei Confidenti lo reputa anche F.S. Bartoli (p. 295), che lo considera "comico di merito". Nella compagnia entrò in contatto, tra gli altri, con Fabrizio De Fornaris (Capitan Coccodrillo), Tristano Martinelli (Arlecchino) e Vittoria Piissimi (Vittoria). Al seguito dei Confidenti il L. lasciò l'Italia alla volta della Francia nella stagione 1584-85.
L'ultima notizia certa risale all'ottobre 1590, quando il suo nome compare in una lista dei comici che intendono recitare a Milano. Del L. non si conoscono né la data né il luogo della morte.
L'alchimista è edito in Commedie dell'arte, a cura di S. Ferrone, I, Milano 1985, pp. 75-195.
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