Matematico (Morano Calabro 1876 - Roma 1939). Prof. (dal 1912) di geometria nelle univ. di Cagliari, Parma, Catania, Napoli, e infine (dal 1935) di Roma, dove succedette a G. Castelnuovo nella cattedra di geometria; fu senatore e socio nazionale dei Lincei (1937). Partito da problemi di geometria algebrica, sviluppò la teoria aritmetica delle funzioni abeliane, che egli chiamò teoria delle matrici di Riemann. Egli la collegò genialmente alla teoria delle algebre, alla quale dedicò le ricerche del secondo periodo della sua attività, che si apre con il fondamentale volume Corpi numerici e algebre (1921), e si chiude con il trattato sui Gruppi astratti (post., 1942).