BERNARDINO di Mariotto dello Stagno
Nacque a Perugia verso il 1478. Pittore, non risulta però nella Matricola dei pittori perugini. La sua formazione avvenne a Perugia con il maestro Ludovico d'Angelo Mattioli, un mediocre artista forse allievo di Fiorenzo di Lorenzo, dalla cui arte B. fu influenzato. Scarsissime le notizie della sua prima giovinezza: un'Incoronazione della Madonna per il duomo di Gualdo Tadino, datata 1497 (ultima ubicazione nota, coll. Galli-Dunn), sembra sia stata dipinta da Lorenzo II da San Severino con la collaborazione di B., e così pure una Madonna con il figlio e i ss. Francesco e Bernardino per la chiesa di S. Francesco a Matelica (Bombe, in Thieme-Becker). Una tavola firmata e datata 1498 si trova a Bastia presso Fabriano: rappresenta una Madonna con il Bimbo con il modello della città di Bastia e lo rivela un mediocre seguace dì Fiorenzo di Lorenzo. All'incirca ventenne, B. abbandonò la città natia, forse spinto dalla necessità di lavorare fuori di un centro ricco di celebri pittori con i quali non avrebbe potuto competere. Nei primi mesi del 1502 doveva essersi stabilito a San Severino Marche, dato che vi sono documenti di pagamento del luglio 1502 e del febbraio 1503 per stemmi. A Sanseverino fioriva una scuola per opera di Lorenzo di maestro Alessandro detto Severinate o Lorenzo II: B. la continuò, abitando la casa stessa del Severinate che morì poco dopo il suo arrivo, nel 1503. Gli anni dal 1502 al 1521, quasi interamente trascorsi nelle Marche o nelle cittadine tra le Marche e l'Umbria, furono anni fondamentali per l'artista, che poté vedere nella regione molte opere del Crivelli e risentì in vari suoi dipinti di Lorenzo II; lasciò infatti nelle Marche le opere più conosciute, più impegnate e di grandi dimensioni e la sua scuola godette una certa fama. A San Severino sono conservati molti suoi lavori: nel 1509 firmava e datava per il duomo di S. Agostino un gonfalone in legno con la Madonna del Soccorso. L'opera, oltre alla firma di B., reca un'altra iscrizione che ricorda Anton Iacopo Acciaccaferri, suo committente e collaboratore. Stilisticamente il gonfalone richiama un po' la maniera di Fiorenzo di Lorenzo, ma le figure, pur risentendo l'influsso del Signorelli, hanno atteggiamenti perugineschi. Nel gennaio 1512 le donne della Confraternita del Rosario commissionarono a B. una pala per la chiesa di S. Domenico (o di S. Maria del Mercato) per la quale versarono un acconto nel 1514.
Questa grande tavola, che rappresenta la Madonna con il bimbo in gloria e sotto i SS. Severino, Caterina, Domenico, Ansano e Giovanni Battista, aveva in origine una predella con cinque tavolette con i Misteri del Rosario, poi scomparse. è considerata una delle sue migliori opere e ci fa vedere B. sotto l'influenza predominante del Crivelli, specialmente per la magnificenza dei costumi, mentre lo sfondo paesistico ricorda i gonfaloni umbri.
Probabilmente sono da collocarsi nel primo decennio del '500 due piccoli pannelli della Pinacoteca di San Severino, rappresentanti la Morte di Cristo e il Seppellimento di Cristo, che sono tra le cose migliori di Bernardino. Allo stesso periodo vanno datati altri pannelli che formavano una predella con la Fanciullezza di Gesù, e cioè la Visitazione e la Presentazione al tempio, ora in collezione privata a Milano (già nella coll. Cook di Richmond), la Natività e la Disputa di Cristo con i dottori, nella coll. del Principe Colonna a Roma (cui P. Meller [1963] ha avvicinato un pannello con la Miracolosa comunione della monaca domenicana Beata Colomba da Rieti, in coll. priv. di Venezia). Di recente (Bucci, 1964) un altro piccolo pannello, forse altarolo casalingo, con la Resurrezione (collezione privata) è stato attribuito a B., che in altre due Resurrezioni, una al Museo della Ca' d'oro e una nella Pinacoteca di Bologna, riecheggia motivi del Pinturicchio. Nel Museo Piersanti a Matelica una piccola tavola con l'Incoronazione della Vergine e la Trinità mostra vaghe tracce dell'arte del Crivelli; allo stesso periodo marchigiano appartengono anche lo Sposalizio di s. Caterina d'Alessandria nel Fogg Art Museum a Cambridge, Mass. (già nella raccolta Caccialupi di Macerata) e una Madonna, il Bambino, angeli e santi nella Pinacoteca Vaticana. Quest'ultima opera mostra elementi signorelliani, che appaiono però deformati per la staticità e l'appiattimento delle figure. Nel 1513 B. dipinse dei pennoni per il Comune di San Severino e le armi di papa Leone X; nel 1514 ebbe l'incarico dai Priori di Sanseverino di dipingere un'Annunciazione su tavola, ora nella Pinacoteca comunale. Nel 1519 è ancora a San Severino, dove figura tra quelli che pagavano la tassa del fumo, e con Anton lacopo Acciaccaferri, che fu suo discepolo, dipinse per il Comune armi e baculi per la venuta del legato. Dopo il 1521 non si hanno più notizie di lui a San Severino: forse non erano floride le sue condizioni economiche; ma fu il timore della pestilenza che si sviluppò in questa località la probabile causa determinante della sua decisione di trasferirsi a Perugia, dove risiedette dal 1522 e dove aprì bottega insieme con il suo aiuto sanseverinate Marino di Antonio Samminuzi.
Nella Galleria Nazionale di Perugia esistono molte opere di grande dimensione di questo periodo. Nello Sposalizio di s. Caterina e santi, nella Sacra Famiglia con s. Rocco e s. Sebastiano, nell'Incoronazione della Vergine, l'impostazione generale è chiaramente signorelliana, ma sempre assai indebolita rispetto al modello, e commista ad elementi umbri, specie del Perugino e del Pinturicchio, con ricordi del Crivelli negli effetti di oro damascato e nei lavori in rilievo. In questo momento dobbiamo anche notare una influenza straniera, filtrata attraverso incisioni tedesche, evidente nei contorni spesso fortemente delineati con durezza metallica da disegnatore e nei frequenti drappeggi di stile tipicamente nordico.
Nel 1532 B. figura assente da Perugia (suo procuratore in un atto è Marino Samminuzi); del 1533 è la Madonna fra i ss. Andrea e Giuliano (Perugia, Gall. Naz.; la data è stata scoperta insieme con la dedica in un recente restauro), chiaramente derivata dalla pala di S. Onofrio del Signorelli nel Museo Capitolare di Perugia. Nel 1536 B. è pagato dalle suore del convento di S. Giuliana per una pala dell'altare maggiore, in cuoio dorato, con l'immagine della Santa titolare, nell'anno seguente s'impegna con il socio a fare un Crocifisso di legno e stucco e una tavola per la Confraternita di S. Domenico (ora dispersi). Nel 1541, riceve un pagamento per due lampadari dipinti per il monastero di S. Giuliana; nel 1550, a Gubbio, B. e il socio Marino Samminuzi ricevono un pagamento per una Madonna con il Bambino dipinta per la Confraternita dei laici. Nel suo testamento, datato 20 apr. 1553, figura come suo erede universale Marino Samminuzi (al testamento fu aggiunto un codicillo nel 1564). Morì a Perugia nel 1566 a tardissima età.
Marino, figlio di B., è stato spesso confuso dagli studiosi con Marino di Antonio Samminuzi. Risulta soltanto che fu iscritto nella Matricola dei pittori perugini a una data che, letta erroneamente 1531 dal Manzoni (1904), fu corretta 1533 dallo Gnoli. In realtà, a un controllo diretto del documento, risulta chiara solo l'ultima cifra, quindi la data potrebbe essere letta sia 1523 sia 1533. Inoltre, a p. 46 della stessa Matricola (cfr. Manzoni, p. 71), vicino alla data 1° marzo 1533, sempre riferita a "Marinus magistri Bernardini" (p. 27 della stessa Matricola), si legge la parola "mortus", ma in inchiostro diverso. Risulta quindi chiaro che le opere attribuite dagli studiosi a Marino in collaborazione con B. devono essere assegnate a Marino d'Antonio Samminuzi, e si spiega così anche il fatto che B. abbia nominato questo suo erede.
Fonti e Bibl.: B. è confuso con il Pinturicchio in A. Ricci, Mem. stor. delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata 1834, I, p. 213; II, pp. 85, 86, 103, 111, 113, e in G. B. Vermiglioli, Di Bernardino Pinturicchio… Memorie, Perugia 1837, pp. 74-78, 233-238 (nn. 149-163). V. anche: S. Servanzi-Collio, Dipinto in tavola di B. di Mariotto diverso dal Pinturicchio che si vede nel pal. municip. di Sanseverino, in Album, XXI, Roma 1854, pp. 359 s.; G. Crowe-G. B. Cavalcaselle, Geschichte der italienischen Malerei, IV, Leipzig 1871, p. 316; V. E. Aleandri, B. di Mariotto Pittore da Perugia e la sua dimora a Sanseverino dal 1502 al 1521, in Nuova riv. misena, IV (1891), pp. 163-171; A. Anselmi, Ancora dei quadri marchigiani depositati nelle chiese della Lombardia, in Arte e storia, XI (1892), pp. 161-163; A. Lupattelli, Storia della pittura in Perugia…, Foligno 1895, p. 59; B. Berenson, The central Italian painters of the Renaissance, New York-London 1897, pp. 152 s.; F. Mason Perkins, Note sull'esposizione d'arte marchigiana a Macerata, in Rass. d'arte, VI (19o6), p. 53; G. Urbini, B. di Mariotto: una tavola, in Augusta Perusia, I (19o6), p. 153; A. Anselmi, Opere d'arte umbra, in Arte e storia, XXVI (1907), p. 6; V. E. Aleandri, Un affresco a Camerino e B. di Mariotto da Perugia, in Riv. d'arte, VI (1909), pp. 308-314; C. Astolfi, L'autore di un affresco a Camerino, in Arte e storia, XXVIII (1909), pp. 340 s.; F. Mason Perkins, Dipinti inediti del Pinturicchio e di B. di Mariotto, in Rassegna d'arte umbra, I (1909-1910), pp. 109 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, 2, Milano 1913, p. 736; E. Jacobsen, Umbrische Malerei des XIV., XV., XVI. Jahrh…, Strassburg 1914, pp. 61-65; G. Bernardini, Spigolature nel magazzino della Galleria Vaticana, in Rass. d'arte antica e moderna, XVI, I (1916), pp. 75-83; U. Gnoli, Pittori e miniatori dell'Umbria, Spoleto 1923, pp. 68-71; W. Bombe, Urkunden zur Geschichte der Peruginer Malerei im 16. Jahrh., Leipzig 1929, pp. 84-86; G. H. Edgell, A Madonna by B. di Mariotto, in Bull. of the Museum of Fine Arts, Boston, XLIV (1947), 256, pp. 64-66; P. Meller, La Beata Colomba da Rieti in un dipinto di B. di Mariotto, in Antichità viva, II (1963), nn. 9-10, pp. 24-30; M. Bucci, Una "Resurrezione" inedita di B. di Mariotto, in Paragone, XV (1964), n. 177, pp. 46-48; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 441 s. (è citata una Madonna del 1492 che ora è invece attribuita a scuola del Pinturicchio); Encicl. Ital., VI, p. 749.
Per Marino: L. Manzoni, Statuti e Matricole dell'arte dei pittori delle città di Firenze, Perugia, e Siena,Roma 1904, pp. 65 n. 199, 71 n. 280; U. Gnoli, Pittori e miniatori dell'Umbria,Spoleto 1923, p. 192.