BERNARDINO da Bissone (detto anche Mediolanensis, Furlano o B. Bisono)
Figlio di Antonio, morto nel 1497, questo scultore e architetto, originario della Lombardia, appare attivo per la prima volta a Venezia nel 1490 quando compì, sotto la guida di Antonio Rizzo ed insieme ad un maestro Domenico, una balaustra nella scala dei giganti in Palazzo ducale.
La formazione artistica di B. va appunto posta nell'ambito di Antonio Bregno, Antonio Rizzo e Pietro Lombardo; anche se il suo gusto rimase sempre legato ai canoni della decorazione quattrocentesca, coerentemente con gli altri epigoni del lombardismo, la sua presenza fu molto importante per la diffusione di motivi decorativi rinascimentali nel Friuli.
B. va identificato con il Bernardino da Bissone detto il Furlano che verso l'anno 1490 scolpì una balaustra, analoga a quella di Venezia, per il Palazzo ducale di Scutari. Lo troviamo successivamente attivo nel Friuli. Nel 1491-93 lavora insieme con altri artisti lombardi, probabilmente alle sue dipendenze, all'esecuzione della porta del duomo di Aquileia. Il Morassi (1933) vorrebbe assegnare a B. l'ancona della Pietà, eseguita nel 1471 per l'altare del SS. Sacramento nella stessa chiesa, ma il Someda (1959) respinge tale attribuzione. A B. è stata anche attribuita la Tribuna magna.
Il 13 luglio 1494 era testimone all'accordo del Capitolo di Aquileia con Domenico de Maffeis per la costruzione della cappella di S. Canciano, ed era chiamato "furlano". Il 16 giugno 1497 si era impegnato a scolpire la pila dell'acqua santa nel duomo di Udine. Nel 1500 scolpì il fonte battesimale del duomo di Venzone, firmato "opus Bernardini mediolanensis". Tra il 1498 e il 1505 lavorò ad erigere la facciata del duomo di Tricesimo (rifatto nel sec. XVIII da D. Schiavi), per la quale eseguì il grande portale con statue che venne rimosso nel 1779 e collocato sul fianco meridionale con la sovrastante statua della Madonna. Quest'ultima, insieme con il Redentore (di cui si conserva un troncone nel lapidario del duomo), fu allogata il 23 maggio 1505. Due figure con l'Angelo e l'Annunciata, anch'esse appartenenti al complesso del portale, si trovano ora nei nicchioni della facciata.
Durante questi lavori B. avrebbe tenuto una bottega a Vergnacco, alla cui chiesa lasciò in dono un portale, venduto nel 1889 ad un antiquario. Il 9 agosto 1505 comperò una casa a Tricesimo, l'11 settembre 1505 acquistò diritto enfiteutico a Conoglano presso Cassacco e nel 1506 comperò altri beni a Conoglano.
Il 5 ag. 1501 B. testimoniava ad una quietanza di Adriana, moglie di Antonio Lombardo. Il 1° dic. 1504 stipulava un contratto per erigere un tabernacolo nella chiesa di S. Cristoforo in Udine. In tale contratto è detto abitante a Tricesimo. Il 27 sett. 1506 gli veniva pagato un acconto per il lavoro oggi non più esistente. Il 15 marzo 1508 acquistò il diritto di cittadinanza udinese. Il 2 giugno 1508 presentò lagnanze ai deputati della città di Udine per fastidi recatigli da Tricesimo. Nel 1509 figurava nella stima dell'altare maggiore per la chiesa di S. Maria in Castello in Udine fatto da Carlo da Carona. Del 1510 è il portale di casa Montegnacco in via Rialto a Udine. Nel 1513 B. eseguì due pile per l'acqua santa nel duomo di Venzone e la lapide della famiglia Antonini nella chiesa di S. Giovanni sempre a Venzone (ora nel duomo); nello stesso anno partecipava ai lavori per la costruzione del campanile di Tricesimo per cui riceveva un acconto nel 1517; in un documento del 28 febbr. 1514 fu stimata una sua porta, non piùesistente, nella chiesa dei SS. Giovanni e Andrea in Valle del Rojale. Il 5 sett. 1517 s'impegnò a eseguire il pavimento di Madonna delle Grazie in Udine, nel 1518 la porta maggiore nella chiesa di S. Cristoforo, il 12 febbr. 1519 fu incaricato dal Comune di Udine, insieme con il fratello Giovanni Marco, di costruire un portale che immettesse nella parte superiore della loggia del Lionello (rimosso nel sec. XVII, attualmente nel Museo di Udine). Il 22 mano del 1520 fece testamento a Tricesimo. Il 16 dic. 1520 prometteva di eseguire la porta maggiore della chiesa della Madonna delle Grazie. Morì intorno al 1520-21, forse a Susans.
In data 15 luglio 1521 la sua vedova faceva stimare a Susans alcuni lavori del defunto marito. Egli infatti vi aveva lavorato nella chiesa di S. Stefano. Gli vengono attribuiti anche una pila per l'acqua santa nel duomo di Tolmezzo ed un'altra nella chiesa di Pagnacco. Ebbe due figli, Giovanni e Giovanni Antonio, quest'ultimo lapicida come Pietro, figlio del fratello (cfr. Joppi-Bampo, 1894, p. 123).
Fonti e Bibl.: F. Maniago, Storia delle belle arti friulane, Udine 1823, pp. 156-158, 282, 391 s; Id., Guida di Udine, Udine 1825, p. 28; V. Joppi-G. Occioni Bonaffons, Cenni sulla loggia comunale di Udine, Udine 1877, pp. 19. 63 s.; G. Merzario, I Maestri Comacini, Milano 1893, II, pp. 5, 19; P. Paoletti, L'architettura e la scultura del rinascimento in Venezia, Venezia 1893, p. 227; V. Joppi-G. Bampo, Contributo quarto ed ultimo alla storia dell'arte nel Friuli…, Venezia 1894, pp. 122 s.; Udine, Biblioteca comunale, G. B. Cavalcaselle, Opere d'arte in Friuli, ms. v. p. 344; V. Joppi, La basilica di Aquileia, in Archeografo triestino, n.s., XX (1895), p. 218; L. A. Cervetto, I Gaggini da Bissone e le loro opere, Milano 1903, pp. 159-164; A. Battistella, I lombardi in Friuli, Milano 1911, pp. 362, 365; G. Biasutti, I maestri comacini in Friuli e B. da B., Udine 1914; A. Morassi, La pittura e la scultura nella basilica, in La Basilica di Aquileia, Bologna 1933, pp. 339-341; G. Vale, Storia della basilica di Aquileia dopo il sec. IX, ibid., p. 71; G. Brusin, Aquileia e Grado, Padova 1952, p. 34; G. Someda de Marco, Architetti e lapicidi lombardi in Friuli nei secc. XV e XVI, in Arte e artisti dei laghi lombardi, I, Como 1959, pp. 328-331; G. Bampo, Contributo quinto alla storia dell'arte in Friuli…, Udine 1962, pp. 75 s.; L. Deluisa, Un'opera dei Bissone a Strassoldo, in Studi goriz., XXXV (1964), pp. 25-39; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 438.