CIURINI, Bernardino
Figlio primogenito di Giovanni Michele (Gaburri), nacque a Castelfiorentino nel 1695. Qui ebbe una prima educazione che fu approfondita a Livorno, nel 1709, con lo studio dell'architettura militare sotto la guida del "maestro di Campo" Domenico Bardi. All'età di quindici anni si recò a Firenze per completare i suoi studi presso l'Accademia del disegno dove ebbe modo di seguire i corsi dell'"Accademia del nudo", di "buone lettere", di matematiche e di architettura civile e militare; completati gli studi, il Gaburri ricorda che il C. si dedicò al rilevamento sistematico dei più noti edifici di Firenze, esperienza che gli valse il 19 genn. 1723, assieme ad Alessandro Galilei, l'elezione ad accademico del disegno. All'Accademia del disegno ebbe dapprima l'incarico di pubblico lettore di geometria e poi, e fino alla sua morte, quello di insegnante di architettura. Tra i numerosi allievi il più noto fu Gasparo Maria Paoletti (Del Rosso). Il 24 febbr. 1725 venne eletto aiuto dell'ingegnere dei capitani di Parte con un incarico che lo vide impegnato in diversi lavori: tra questi, del 1731, si ricorda una perizia per Staggia.
I suoi concittadini lo richiamarono nel 1730 per i lavori alla chiesa di S. Verdiana dove progettò la piazza antistante la chiesa e il restauro in marmo del pavimento che fu terminato nel 1749; per S. Verdiana fornì anche i disegni della tribuna e dell'altare maggiore che furono adottati solo in parte (Miscell. storica della Valdelsa, XIII [1905], p. 161). Nel 1737 iniziò un periodo di grande attività. Preso a ben volere dall'arcivescovo di Firenze Giuseppe Maria Martelli, progettò ed eseguì il restauro di S. Salvatore all'arcivescovado dove mantenne la facciata romanica, ma rinnovò totalmente l'interno inserendo una cupolina che a detta del Richa dava "grazia singolare, e vaghezza alla tribuna"; in parallelo a questi lavori restaurò l'interno del palazzo arcivescovile di Firenze costruendo tra l'altro un'ampia scala d'onore nel cortile; sempre per il Martelli costruiva nella tribuna della cattedrale il nuovo altare in marmi policromi dedicato a S. Giuseppe.
Sposatosi il 17 giugno 1738 con una gentildonna fiorentina, il 20 genn. 1739 provvedeva al grande apparato della cattedrale per il solenne ingresso a Firenze di Francesco Stefano di Lorena e di Maria Teresa d'Austria nuovi granduchi di Toscana: il Richa ricorda gli addobbi della cattedrale ricoperta di arazzi e "con tanta copia di ceri illuminata, che il riverbero dell'oro, e dell'argento gareggiando co' i lumi, i Sovrani nell'ingresso videro sparire la notte". Sicuro del successo conseguito con questo apparato, qualche giorno più tardi, chiedeva la nomina ad "architetto dell'Opera del duomo", che gli fu concessa il 15 febbr. 1739 dal reggente principe di Craon; la nomina gli consentì di stabilirsi in una delle case dell'Opera in via dello Studio. Nel 1739 fu chiamato a Castelfiorentino per restauri alla collegiata di S. Lorenzo dove progettò il coro e la cupoletta dietro l'altare maggiore; a seguito della morte dell'arcivescovo Martelli, nel 1741, disegnò a S. Gaetano l'apparato per le solenni esequie del suo protettore. Dal 1745 fu impegnato nei restauri della cappella maggiore dell'oratorio di S. Maria Primerana a Fiesole (F. Bargilli, L'oratorio..., Firenze 1890, p. 11).
Della attività del C. si ricordano ancora nel 1750, il parere favorevole dato a Pisa per la sostituzione del manto di copertura in piombo con altro in cotto alla chiesa della Spina e nello stesso anno un viaggio di studio a Roma in occasione dell'anno santo. In data non precisata si sa inoltre che costruì a Firenze la casa Bargigli in via dell'Oriolo e la casa Baroncini in via del Palagio, ora via Ghibellina, e a Livorno la scala a doppia rampa marmorea dell'attuale municipio. Per un sommario bilancio della sua attività si potrebbe concordare con il profilo formulato nel 1813 da Giuseppe del Rosso che asseriva essere il C. "uomo per quanto dimostrano alcune fabbrichette da esso condotte non scarso di merito; ma sia per mancanza di Fortuna, o d'elevatezza d'ingegno, rimasto quasi obliato nel novero degli artefici...".
Il C. morì a Firenze, dove il 9 genn. 1752 venne sepolto alla Madonna de' Ricci in una tomba della Compagnia di S. Giuseppe che è ancora conservata.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Capitani di Parte,numeri neri, f. 305, c. 94r, (nomina ad aiuto dell'ingegnere); f. 306, c. 55 (perizia per Staggia); Accad. del Disegno, f. 18, (cc. non nn.) (eletto accademico); Firenze, Bibl. nazionale, Palatino, E.B.9.5: F. M. N. Gaburri, Vite dei pittori [1719-41], ms., c. 469; G. Richa, Notizie istor. delle chiese fiorentine, Firenze 1757, VI, pp. 170, 261, 344, 351; VIII, p. 257; G. Lami, Sanctae Ecclesiae Florentinae Monumenta, Firenze 1758, p. 990; A.M. Bandini, Lettere fiesolane, Firenze 1800, p. 194; G. Del Rosso, Mem. per servire alla vita dell'archit. G. Paoletti, Firenze 1813, p. 10; T. Fantozzi, Nuova guida... di Firenze, Firenze 1844, p. 483; L. Tanfani, Della chiesa di S. Maria del Portenuovo, Pisa 1871, pp. 86-92; A. Del Pela, Un architetto troppo presto dimenticato: B. C., in Miscell. stor. della Valdelsa, I (1893), pp. 68-74; R. Razzoli, La chiesa di Ognissanti, Firenze 1898, p. 19; W. Limburger. Die Gebäude vonFlorenz, Leipzig 1910, p. 153; O. H. Giglioli, Fiesole, Roma 1933, pp. 247 ss.; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, Frankfurt a. M. 1952, 111, p. 383; IV, pp. 408 n. 22, 415; V, ibid. 1953, pp. 35, 37; F. Gurrieri, Il restauro di Ognissantia Firenze, in Antichità viva, VII (1968), p. 17; F. Borroni Salvadori, Cerimonie e feste sotto gliultimi Medici,ibid., XIII (1974), p. 57; Id., Leesposizioni d'arte a Firenze dal 1674 al 1767, in Mitteilungen des kunsthistor. Instituts in Florenz, XVIII (1974), pp. 39 n. 191, 77, 142; Id., Cerimonie e feste in Toscana sotto i Lorena, in Studi in on. di F. Barberi, Roma 1976, pp. 122, 125; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 19.