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BIONDELLI, Bernardino

di Tullio De Mauro - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)
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BIONDELLI, Bernardino

Tullio De Mauro

Nacque a Verona il 14 marzo 1804. Dopo avere insegnato matematica, storia e geografia nelle scuole di Verona e di altre città del Veneto, si stabilì nel 1839 a Milano e cominciò a collaborare al Politecnico con saggi (Sullo studio comparativo delle lingue, II [1839], pp. 161-84; Sull'origine e lo sviluppo della lingua italiana, III [1840], pp. 123-41) e recensioni (alla Deutsche Grammatik di J. Grimm, di cui nel 1836 era uscito il quarto e ultimo volume: III [1840], pp. 250 ss.; cfr. inoltre Studii linguistici, Milano 1856, pp. 355 s.). Al fine di diffondere la conoscenza della linguistica, collaborò anche all'Annuario geografico italiano, all'Enciclopedia popolare, alla Rivista europea, nella quale apparve Origine e sviluppo della linguistica (giugno 1845, pp. 649-63, rist. in Studii..., pp. 5-17), notevole per la consapevolezza delle origini settecentesche della disciplina.

Il B., riprendendo la tesi già svolta nel 1808 da F. Schlegel (Über die Sprache und Weisheit der Indier, Heidelberg 1808, pp. 66 ss.), sviluppa la teoria del sostrato, secondo cui la differenziazione tra le diverse lingue si produce per il diverso grado e modo d'integrazione tra idiomi sopravvenuti e idiomi che già preesistevano in una data regione.

Con questi saggi del B. gli studi di linguistica storica si inseriscono saldamente nella compagine culturale italiana. Egli, in effetti, non fu né un purista (come sembrava ritenere C. Trabalza,Storia della grammatica italiana, Milano 1908, p. 494) né un "divulgatore" (Bolelli), autore di "superficiali trattazioni" (Terracini). In queste poco lusinghiere opinioni, come già nel necrologio di V. Inama, si riflette il polemico giudizio che G. I. Ascoli (Studi critici, I, Milano 1861, pp. 1142) dette d'una raccolta di scritti del Biondelli. Ma, a una considerazione pacatamente storica, ormai possibile e doverosa, appare chiaro che il B., ben prima di Ascoli e G. Flechia, seppe distaccarsi dal normativismo e dal "bellettrismo" delle considerazioni sulla lingua tradizionali in Italia svolgendo indagini consapevoli del divenire linguistico e conformi alle tecniche più fini e sicure per analizzare tale divenire. Attraverso la sua opera la cultura italiana poté stabilire un primo contatto con i più progrediti studi glottologici d'Oltralpe.

Diversi lavori apparsi tra il 1839 ed il 1845 furono raccolti dal B. negli Studii linguistici; poiché i lavori vennero ristampati senza ritocchi e senza aggiunte, la raccolta venne accusata di scarso aggiornamento bibliografico dall'Ascoli (Studi critici, I). Il rimprovero, esatto in rapporto allo stato allora raggiunto dagli studi, era e suonava invece ingiusto, come ha sottolineato il Timpanaro, in riferimento agli anni in cui i lavori apparvero la prima volta. Per quegli anni, il B. era stato ben al corrente degli studi anteriori: per esempio, conosceva e apprezzava i lavori germanistici ed indoeuropeistici del grande linguista danese R. Rask, intorno a cui i glottologi tedeschi avevano creato un silenzio che solo verso il 1870 cominciò a rompersi. Tra l'altro, ciò non solo mostra l'aggiornamento del B., ma rivela quanto egli fosse immune da supina imitazione dei maestri tedeschi e quanto autonomamente si movesse in una prospettiva culturale internazionale. Del resto, l'internazionalità gli pareva giustamente un carattere tipico e positivo della disciplina a lui cara (Studii..., pp. 355 s.).

Altro lavoro importante del B. fu Sullosvolgimento delle lingue indoeuropee (Milano 1841), primo volume, restato in realtà unico, d'un progettato Atlante linguistico d'Europa (tracce di questo nei molti manoscritti serbati all'Ambrosiana: Appunti grammaticali da lingue europee,Note sulla lingua degli zingari,Memorie sulle lingue slave e finniche,Grammatica comparata delle lingue europee).

Il lavoro, condensante idee e nozioni acquisite dalla glottologia europea, ripete tra l'altro la tesi della tripartizione degli idiomi umani in lingue isolanti, agglutinanti e flessive. La classificazione, già sostenuta dai fratelli Schlegel (Über die Sprache..., p. 4; A. W. Schlegel,Observations sur la langue et la littérature provençales, Paris 1818, p. 14), pur tra critiche e dissensi, è restata largamente in corso negli studi glottologici. Il lavoro del B., tra l'altro, ebbe parte determinante nel richiamare agli studi linguistici C. Cattaneo che, qualche anno prima, pareva volerli abbandonare (C. Cattaneo,Sul principio istorico delle lingue europee, in Scritti letterari, a cura di A. Bertani, Firenze 1948, pp. 145 ss.).

Alle ricerche e agli interessi indoeuropeistici il B. unì le indagini di dialettologia italiana, precorrendo anche in ciò l'Ascoli. Frutto ne furono gli Studii sulle lingue furbesche (Milano 1846) e l'imponente raccolta di versioni valdostane, monferrino-alessandrine, lombarde, friulane, venete, trentine, ladine centrali, sarde, corse, abruzzesi, pugliesi, ecc., della parabola del figliuol prodigo (la raccolta è conservata nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, B. S. VII 1/D 139). A più di mezzo secolo di distanza, studiosi come C. Salvioni e G. Vidossich non dovevano sdegnare di farsi editori di buona parte di questa preziosa raccolta (C. Salvioni,Versioni alessandro-monferrine e liguri della parabola del figliuol prodigo,tratte dalle carte di B. B., in Mem. della R. Accad. dei Lincei, classe di sc. morali, s. 4, XV, 8 [1918], pp. 729-89; a pp. 775-76 elenco dell'altro materiale edito). Il B. stesso, mettendo a frutto novantasei versioni della parabola in dialetti piemontesi, lombardi ed emiliani, pubblicò il Saggio sui dialetti gallo-italici (Milano 1853-56), che può considerarsi la sua opera migliore e che fu, comunque, l'opera certo più immediatamente stimolante per l'Ascoli, il quale vi trovò già avviata l'indagine sugli elementi gallici nei dialetti settentrionali e anticipata la sua concezione dell'azione del sostrato soprattutto come azione delle abitudini fonetiche (Saggio, pp. XII ss.).

L'Ascoli, che conobbe il B. a Milano nel 1852, se non gli risparmiò giuste critiche, nemmeno mancò di pagare il suo debito verso il predecessore che volle ricordare nel suo saggio L'Italia dialettale (in Arch. glott. ital., VIII [1882-85], p. 127). E del resto c'è ragione di credere che l'Ascoli intendesse riferirsi tanto agli studi del Cattaneo quanto a quelli del B. quando, scrivendo nel 1870 il Proemio all'Archivio glottologico, citava il Politecnico in testa ai "periodici letterarj italiani" dai quali "gli studj glottologici ebbero ed hanno ajuti d'ogni maniera". S'aggiunga che all'Ascoli sfuggiva un altro interessante tratto della concezione del sostrato elaborata dal B., e cioè il rilievo dato alla "forma interna", agli abiti e alle consuetudini semantiche e sintattiche come ad elementi essenziali d'una tradizione linguistica (Saggio, pp. XV ss.).

Nel 1849 il B., capace di molteplici attività e interessi, era entrato nel Gabinetto numismatico braidense, di cui fu conservatore fino al 1883. La sua competenza numismatica doveva rivelarsi più tardi in vari saggi e soprattutto nell'opera La Zecca di Milano (Milano 1869).

Di altri campi di interessi e di studi, l'archeologia e la linguistica delle culture precolombiane d'America, il B. dette testimonianza con le sue pubblicazioni; fra queste l'Evangelarium,epistolarium et lectionarium Aztecum, tratto da un codice di B. Sahagún (Milano 1858), cui fece seguito il Glossarium Azteco-Latinum et Latino-Aztecum (ibid. 1869). Non tornò mai, invece, ai giovanili studi matematici, in cui pure aveva lasciato uno scritto singolarmente attento agli aspetti linguistici del ragionamento matematico (Dell'insegnamento della matematica pura, Venezia 1827).

Nel 1859 l'Accademia scientifico-letteraria di Milano lo nominò professore di archeologia: il B., che dall'anno seguente ebbe collega l'Ascoli, conservò l'insegnamento fino al 1884. Si spense a Milano l'11 luglio 1886.

Bibl.: Un inventario dattiloscritto delle Carte Biondelli è stato depositato da P. A. Farè nella Bibl. Ambrosiana (A 362 inf.). V. Inama, B. B., in Rend. d. Ist. lombardo, XXI (1888), pp. 26-51 (con bibl. degli scritti del B.); B. Terracini, in Enc. Ital., VII, Roma 1930, p. 55; Id.,Guida allo studio della linguistica storica, Roma 1949, p. 126; Id.,Pagine e appunti di linguistica storica, Firenze 1957, p. 43; T. Boielli,Per una storia della ricerca linguistica, Napoli 1965, p. 175; S. Timpanaro,Classicismo e illuminismo nell'Ottocento italiano, Pisa 1965, pp. 253-58 e pp. 316, 324, 326 (rapporti con l'Ascoli).

Vedi anche
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    Linguista (Verona 1804 - Milano 1886). Si occupò di lingue indigene americane (Glossarium aztecum - latinum et latino - aztecum, 1869), di linguistica comparata (Sullo svolgimento delle lingue indoeuropee, primo volume di un progettato Atlante linguistico d'Europa, 1841) e di dialetti italiani (Saggio ...
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    Glottologo, nato a Verona il 14 marzo 1804, morto a Milano l'11 luglio 1886. Dopo aver insegnato matematica, storia e geografia a Verona e in altre città del Veneto, nel 1839 si stabilì a Milano, dove trascorse il resto della sua lunga vita, tutto occupato dai suoi studî linguistici e, più tardi, dalla ...
Vocabolario
bernardino
bernardino s. m. (f. -a) e agg. – Nome di appartenenti a congregazioni religiose che hanno come eponimo s. Bernardo di Chiaravalle (come i cistercensi in Francia e in Belgio, e le religiose riformate francesi e belghe), o s. Bernardino...
biondèlla
biondella biondèlla s. f. [der. di biondo]. – Nome pop. di due piante, la centaurea minore e l’erba guada.
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