BALDINI, Bernardino
Nato nel 1515 sul lago Maggiore, a Intra o a Suna (sedi successive della sua famiglia), entro la giurisdizione dei Borromeo, studiò filosofia, medicina e "matematiche" per sette anni a Bologna, poi per un anno a Pavia. Insegnò quindi le complesse discipline simbolico -speculative, comprese allora nella matematica, a Milano fin dal 1553, secondo una sua testimonianza del 1572, confermata dal Ghilini, che lo ricorda anche come professore di medicina allo Studio di Pavia (dove insegnò poi il nipote Francesco Imperatorio Baldini).
Degli studi bolognesi il B. conservò buona memoria ("hospes/indigenas inter septem non duriter annos / exegi vestris opibus civiliter usus"), come afferma un epigramma riferito dal contemporaneo Morigia, il quale lo descrive "buono humanista, eccellente matematico, filosofo raro, dottor fisico e poeta delle prime classi; di vita intero, ed amato e riverito da tutti i professori di lettere". In una dedica del 1574 al cardinale G. Paleotti il B., menzionava l'accademia che "prendeva nome modestamente dal fumo" (probabilmente una prima forma dell'Accademia degli Accesi, fondata dal senatore C. Paleotti, fratello del precedente), e che sembra identificablile con l'accademia conviviale ricordata nello stesso periodo per la presenza di C. Galeotti e di un Maggi. Un giovane di questa famiglia è nominato infatti dal B. nella seconda parte del suo maggior lavoro (Dialogi duo, in quorum uno agitur de multitudine rerum atque de unitate eius quod est, in altero vero de materia omnium disciplinarum earumque communione diversitateque disputatur,Milano 1558, parte 2, cc. i v e ss.), in cui è descritta l'accademia e sono nominati alcuni soci, immaginati come interlocutori del dialogo: il giureconsulto Tonsus, principe degli Accademici, il vescovo Ottaviano Raverta, M. Antonio Maioragi, professore di retorica a Milano, il giureconsulto Ferdinando Abduense, Francesco Castiglioni, il cavalier Vendramin, il medico e filosofo F. Raveslato, Andrea Camuzio, professore di filosofia e medicina a Pavia, il giureconsulto Rolando Curzi, e vari altri giovani, fra cui Giuliano Gosellini che nelle sue Lettere lascerà testimonianza di collaborazione e di stima per il B., ancora nel 1577 e 1580.
Questa società di dotti, specializzati in più discipline, sembra che assumesse un tema metodologico interessante sulla relazione e interdipendenza reciproca delle varie discipline e sull'indagine dei caratteri distintivi di ogni arte o scienza. Nel primo dei due Dialogi il B. aveva messo in scena due interlocutori altrettanto interessanti: il minorita, poi eretico, Benedetto Locarnio, che non compare nelle opere posteriori e di cui si ignorano i rapporti col B., e Ludovico Boccadiferro, il celebre aristotelico, ma propenso anche a indagare dottrine platonizzanti, che, dopo aver commentato a Bologna Fisica, Meteora, De anima e Parva naturalia,compendiò le Leggi di Platone. Alla sua influenza va probabilmente fatto risalire l'atteggiamento dei B., traduttore e compendiatore poetico di Aristotele, ma con un gusto e con figurazioni simboliche più comuni nei platonici. Alle teorie del Boccadiferro (e del suo maestro Achillini, "fedele averroista"), circa l'unità, bontà e verità proprie esclusivamente dell'essere, e sulla possibilità di astrarre, nella considerazione della natura, da certi caratteri come numero e grandezza, il B. si richiama del resto nel più tardo Dialogus de praestantia et dignitate iuris civilis et artis Medicae (Milano 1587, pp. 9 e 17). Nel Discorso breve intorno all'utilità delle scienze e delle arti,Milano 1586, riprende il suo tema filosofico principale, sui caratteri e gli scopi delle varie discipline, che deriva senza originalità da discussioni umanistiche quattrocentesche. Fra gli autori più recenti ricorda Antonio Andrea e Anton Francesco Fabi, "singolare filosofo", di cui era stato allievo a Bologna (come Carlo Sigonio, pure legato a un altro maestro del B., A. Carnuzio di Pavia): nomi che si ricollegano all'ambiente milanese della Controriforma, di cui il B. fece parte stringendo relazioni con i magistrati e i letterati più in voga.
Nelle poesie latine e volgari composte in vecchiaia (Stanze, Milano 1571; De bello a Christianis et Othomanicis gesto, ibid. 1571, e De bello Othomanico, ibid. 1572; Carmina varia, ibid. 1574; Inpestilentiam,ibid. 1577; De Stellis, iisque qui in stellas et Numina conversi dicuntur homines,Venezia 1579; Lusus,Milano 1586; De deis fabulosis antiquarum gentium, ibid. 1588) sono spesso dediche a personaggi illustri; così anche nei Deorum Consilia e nel carmen dedicato nel 1595 al cardinale F. Borromeo (inediti, alla Bibl. Ambrosiana, con due lettere allo stesso del 1594 e 1597: mss. N 76 sup., G 166 inf., G 164 inf. e G 178 inf.) e negli inediti Quattro componimenti cavati nella passata Quadragesima dalle prediche del Gran Padre Oliva,dedicati al cardinale A. Barberini (Vat. Reg. lat. 2021). I Lusus del 1586 recano (p. 79) un epigramma in lode del Tasso e una curiosa protesta contro ignoti contraffattori che avrebbero pubblicato un'epistola e un libello falsamente attribuiti al Baldini.
Fra le altre opere del B. vanno ricordati i perduti commentari In libellum de sphera Procli e In communis optice librum, citati come anteriori ai Dialogi del 1558; le Epistolae variae in quibus cum aliarum artium praecepta tum Philosophiae potissimum illustrare contendit,Milano 1558; i Problemata excerpta ex comm. Galeni in Hippocratem, Venezia 1567; la rara Regola certissima di misurare giustamente ogni spacio fatto dalli naviganti in mare, Milano 1556, e infine le interessanti esposizioni verseggiate della Poetica, Milano 1576, dell'Economica, ibid. 1578, e della Fisica, ibid. 1574-75, sotto il titolo ispirato da Ammonio di Humana philosophia Aristotelis. Soprattutto queste opere, nelle quali il B. ripristinava un elegante linguaggio filosofico-scientifico di tradizione lucreziana e ciceroniana, gli valsero l'approvazione di Alessandro Piccolomini, di G. B. Giraldi Cinzio, di Agostino e Francesco Panigarola.
Secondo il Morigia, nel 1595 il B. ancora "attendeva alli studi e alla pubblica lettura con bonissimo senno e memoria tenacissima". Mori presumibilmente il 12 genn. 1601, sebbene alcuni autori propendano per il 1600. L'esecutore testamentario, il canonico C. Millefanti, ne pubblicò a Milano nel 1601 un'Appendix carminum.
Fonti e Bibl.: S.Foliani, Epistolae,Milano 1573, s. p.(carmen del B.); G. Gosellini, Lettere,Venezia 1592, pp. 99, 146; P. Morigia, La nobiltà di Milano,Milano 1595, p. 159; Id., Historia della nobiltà... del Lago Maggiore,Milano 1603, pp. 123-28; G. Ghilini, Teatro d'uomini letterati, II, Venezia 1647, p. 44; F. Picinelli, Ateneo de' letterati milanesi,Milano 1670, p. 85; P. Freher, Theatrum virorum eruditorum clarorum, II, Noribergae 1688, c. 1307; G. B. Bianchini e Rime di diversi eccellenti autori, IV, p. 254, in L. A. Cotta, Museo Novarese,Milano 1701, c. 82; B. Corte, Notizie istoriche intorno a medici e scrittori milanesi,Milano 1718, p. 101; J. J. Manget, Bibliotheca Scriptorum Medicorum, I, Genevae 1731, c. 223; L. A. Muratori, Vita C. Sigonii,in c. Sigonio, Opera,Mediolani 1732, I, pp. II, X-XIII: Michele da S. Giuseppe, Bibliografia critica, I, Madrid 1740, p. 461; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione di ogni poesia, I, Bologna 1739, pp. 55-57; P. Prodi, L'organizz. diocesana... del card. G. Paliotti,in Vita religiosa in Italia nel Cinquecento,Padova 1960, pp. 323 ss.; F. Argelati, Bibl. Scriptorum Mediolanensium, I, Mediolani 1745, coll. 112 ss.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 134-36 (con bibl.); G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi,I, Bologna 1781, pp. 6 s.; G. A. Oldelli, Diz. del Canton Ticino,Lugano 1807, I, pp. 51 s.; G. Tiraboschi, Storia della letter. italiana, VII, 3, Firenze 1812, pp. 1204, 1456; G. Bonino, Biografia medica piemontese, I, Torino 1834, p. 332; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, I, Torino 1841, pp. 157, 249; G. B. Finazzi, Notizie biografiche, raccolte ad illustraz. della Bibliografia novarese, Novara 1890, p. 10.