BERNARDI, Francesco, detto il Senesino
Nacque a Siena intorno al 1677 (Cellesi, 1933) o intorno al 1680 e fece i suoi studi musicali a Bologna sotto la guida del sopranista Antonio Maria Bernacchi. Evirato con voce di mezzosoprano, iniziò la sua carriera nei piccoli teatri di Roma e cantò poi a Genova (1709) e a Venezia (1714), cominciando ad acquistare larga notorietà verso il 1715. Nell'autunno del 1717 era al servizio della corte di Dresda in qualità di primo sopranista con 7000 talleri di stipendio; vi si trattenne fino ai primi del 1720, quando, in seguito ad un "rozzo colpo da virtuoso" contro il maestro di cappella e compositore Johann Heinichen, il B. fu licenziato insieme con tutti gli altri cantanti italiani. A Dresda era stato ascoltato, nell'estate del 1719, da G. F. Haendel, che, iniziate allora le trattative, lo scritturò poi per il King's Theatre con uno stipendio di 500 sterline, portato in seguito sino a 1.500 ghinee e, secondo il Fétis, a 3.000 ghinee l'anno.
A Londra, dove il B. giunse verso la fine dei settembre 1720, divenne rapidamente uno degli idoli della società elegante: bello di aspetto, dotato di una voce penetrante e flessibile, impeccabile nell'intonazione, egli si fece assai ammirare per la sua arte, mentre divenne oggetto dei commenti del giorno per il suo carattere vanitoso ed arrogante. Il suo esordio londinese ebbe luogo il 19 nov. 1720 con l'opera Astarto di G. B. Bononcini, che fudata per trenta sere. Egli cantò poi in molte opere di Haendel, protagonista in diverse (Muzio Scevola e Floridante nel 1721, Crispo e Griselda nel 1722, Ottone e Flavio nel 1723, Giulio Cesare e Tamerlano nel 1724, Rodelinda nel 1725, Scipione e Alessandro nel 1726, Adineto e Riccardo primo nel 1727, Siroe e Tolomeo nel 1728), nonché in varie opere di G. M. Orlandini, G. B. Bononcini, A. Ariosti e "pasticci" di altri compositori; successi parficolarmente calorosi ebbe nel Giulio Cesare (2 febbraio 1724) e nell'Alessandro (5 maggio 1726).
Nell'estate del 1726 il B. si ammalò e partì per l'Italia, promettendo, però, di ritornare per il prossimo inverno; infatti, il 7 genn. 1727 fu protagonista della prima esecuzione dell'opera Lucio Vero dell'Ariosti e il 31 dello stesso mese dell'Admeto di Haendel. Interpretò poi altre opere fino al 1° giugno 1728, quando la Royal Academy of Music, fondata da Haendel, e che nel frattempo era venuta a trovarsi in cattivissime acque per dissesti finanziari, chiuse catastroficamente la stagione. Alla riapertura del teatro, il 2 dic. 1729, il B. si trovava a Venezia, dove si era recato con la celebre Faustina Bordoni e suo marito J. A. Hasse (in compagnia della Faustina il B. era già stato a Parigi nel 1727), dopo un violento litigio con Haendel. Si è parlato a tale riguardo di una irreparabile rottura dei rapporti fra il cantante e il compositore, ma ciò è smentito dal fatto che nell'ottobre 1730 il B. tornò a Londra, scritturato per Haendel da F. Colman, per 1.400 ghinee. Negli anni successivi egli cantò in altre opere haendeliane (Poro, Rodelinda e Rinaldo nel 1731, Ezio, Sosarme, Lucio Papirio dittatore nel 1732, Orlando nel 1733) ed anche nell'oratorio Esther e nella cantata Acie Galatea (ambedue nel 1732) e nell'oratorio Deborah (nel 1733). La rottura definitiva con Haendel si ebbe nel giugno 1733: il B. passò allora al teatro Lincoln's Inn Field, diretto dal rivale di Haendel Nicola Porpora, del quale interpretò alcune opere, insieme con lavori di altri autori. Restò col Porpora sino ai primi dei 1736, quando, accumulata ormai una fortuna ammontante a 15.000 sterline, tornò a Siena, dove visse sontuosamente.
Per la partenza da Londra del B. fu scritta una lunga e satirica poesia da cantarsi, intitolata The Ladies Lamentation for the Loss of Senesino, preceduta da una caricatura allusiva alla ricchezza del B. e al fascino da lui esercitato sulle dame inglesi e sui nobili.
In Italia il B. ebbe ancora successi per la stagione 1738-39 fu scritturato a, Teatro S. Carlo di Napoli - con 800 doppioni di onorario -, dove le sue interpretazioni suscitarono l'ammirazione del presidente francese Charles de Brosses. Nel 1739 a Firenze cantò in palazzo Pitti, in duetto con l'arciduchessa Maria Teresa, futura imperatrice d'Austria. Si ignora la data precisa della sua morte; doveva essere ancora vivo intorno al 1756-57, se un anonimo redattore delle Novelle letterarie pubblicate in Firenze l'anno 1757 (torno XVIII, 18 marzo 1757, n. 11, coll. 175 s.) scriveva annunciando un volume di Tragedie di diversi Autori, ridotte ad uso del Teatro Italiano da Oresbio Agieo P. A. e dal medesimo dedicate al Sig. Francesco Bernardi, detto il Senesino, Tomo I, In Siena l'anno 1756, Per Francesco Rossi Stampatore, "…Francesco Bernardi… è molto bravo Musico, avendolo sentito ancora io e merita veramente gran lode".
A quel che riferiscono i contemporanei, soprattutto il flautista e compositore J. J. Quantz, che lo udì cantare a Dresda, il B. ebbe una voce di mezzo soprano quasi contralto, limitata nell'estensione (nella prima giovinezza. però), ma di qualità finissima, superiore secondo alcuni anche a quella del celebre sopranista Carlo Broschi detto Farinelli, con cui d'altra parte egli ebbe occasione di prodursi, realizzando la migliore combinazione di voci del suo tempo. Alla bellezza dei mezzi naturali, all'abilità tecnica (il Quantz lasciò scritto che il B. "…aveva un bel trillo… Non sovraccaricava mai troppo l'adagio con ornamenti arbitrari. Per contro, emetteva le note essenziali con la più grande finezza. Cantava l'allegro con molto fuoco e doveva marcare [scolpire] i rapidi passaggi col petto, abbastanza velocemente e con un'arte piacevole…" [Fürstenau]) alla purezza dell'intonazione corrispondeva una naturalezza di espressione unita a singolari doti di attore composto ed aggraziato, cui si addicevano meglio, però, le parti di eroe che quelle di amante. Fu molto amico del poeta Paolo Rolli.
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