FONTENELLE, Bernard Le Bovier de
Scrittore francese, nato a Rouen l'11 febbraio 1657, morto a Parigi il 9 gennaio 1757. Sua madre era sorella dei Corneille. Il F. fece le sue prime prove nel Mercure galant - giornale letterario di cui suo zio Thomas Corneille era l'anima e che ospitava volontieri la letteratura preziosa e burlesca in ritardo - pubblicandovi tra l'altro il suo Ruisseau amant de la prairie, elegia piena d'una galanteria tutta cerebrale, perfettamente rappresentativa del gusto prezioso. La stessa aridità poetica è negli altri suoi versi lirici, nelle ecloghe, nelle tragedie e nei melodrammi (Aspar, 1680, che ebbe un clamoroso insuccesso e ispirò a Racine un epigramma atroce; Bellérophon; Brutus; Idalie; Thétis et Pélée; Enée et Lavinie). Il F. del resto sembrò insinuare più volte che la poesia è come un passatempo o gioco di società, la cui essenza è nell'abilità con cui il poeta riesce a superare le difficoltà tecniche. Cartesiano come il suo amico Lamotte, come lui non sa uscire dall'intellettualismo e quindi presentire l'autonomia dell'arte, e nei suoi scritti di critica riduce l'arte alla tecnica, sia che svolga quel suo concetto dell'arte-gioco, sia che preconizzi l'avvento d'una poesia filosofica o scientifica, che si serva di mezzi espressivi chiari, precisi, diretti, e si sollevi a immagini puramente intellettuali o metafisiche. Si capisce pertanto che egli dovesse preferire la prosa al verso. Più personali delle opere già ricordate appaiono infatti le Lettres du Chevalier d'Her... (1683), dove si manifesta un delicato spirito d'osservazione psicologica, e soprattutto i Dialogues des Morts (1683) e il Jugement de Pluton (1684), dove il senso del relativo che già volge allo scetticismo preannunzia il Settecento. La nota si accentua negli Entretiens sur la pluralité des mondes (1686), dove finge d'insegnare le nuove scoperte astronomiche a una marchesa, passeggiando con lei per sei notti consecutive nei viali d'un parco sotto il cielo stellato, e dove svolge l'idea che la terra e l'uomo non sono il centro dell'universo, e nella Histoire des Oracles (1687), dove utilizza un'opera in latino dell'olandese Van Dale per dimostrare che gli antichi oracoli, lungi dall'essere ispirati dal demonio come sostenevano alcuni teologi, furono accreditati dalla pigrizia e dall'ignoranza degli antichi che non si curarono o non ebbero il coraggio di verificare quelle pretese meraviglie. In tutti questi scritti la prosa del F. si sveltisce e si chiarifica sino a divenire, come richiedeva il gusto ormai mutato del secolo, un perfetto strumento di divulgazione scientifica e filosofica. Di questi anni è la sua partecipazione alla "querelle des anciens et modernes". Fautore dell'idea di progresso e portato a identificare arte e scienza, il F. prese apertamente posizione a favore della superiorità dei moderni sugli antichi con una programmatica Digression sur les Anciens et sur les Modernes (1688). È molto probabile che da conversazioni nel salotto della marchesa de Lambert, presso la quale in questo tempo egli era assiduo come più tardi presso Madame de Tencin e Madame de Geoffrin, sia nato il trattatello Du Bonheur, che ci fa conoscere il moderato e delicato stoicismo del proverbiale egoista che fu il F. Di poco dopo sono altri due trattatelli, De l'origine des Fables, indiretta e cauta critica delle religioni rivelate, e De la Patience, pagine quasi devote, scritte per ingraziarsi l'Académie française, che infatti conferì al F. il premio d'eloquenza (1689), e lo ammise nel proprio seno (1691). Nel 1697 il F. fu chiamato a far parte dell'Académie des sciences, di cui due anni dopo, alla morte di Du Hamel, divenne segretario perpetuo. In questa qualità curò i resoconti dei lavori accademici e compose gli elogi dei suoi colleghi defunti, sostituendo al latino il suo snello, limpido e squisito francese. Questi elogi rappresentano forse il maggior titolo di gloria del F. Si legano più o meno alla sua attività di segretario perpetuo la Histoire de l'Académie royale des sciences depuis 1666 jusqu'en 1699 (1733), gli Èléments de la géométrie de l'infini (1727) e la Théorie des tourbillons cartésiens (1752). Ma anche negli ultimi anni continuò a interessarsi di letteratura (Sur la poésie en général, Vie de Pierre Corneille, ecc.). È stato giustamente notato da Sainte-Beuve che nel F. s'intrecciano il "bel esprit", il prezioso attardato, e il cartesiano, il razionalista, il divulgatore di idee nuove e audaci. Non solo per la sua vita eccezionalmente lunga, che tocca il secolo, egli si presenta come il mediatore tra due età, ma per le qualità diverse se non opposte che si fondono nella sua fredda, limpida, intelligentissima prosa.
Opere: L'ultima edizione curata dall'autore è del 1752-54; le migliori edizioni posteriori sono: Øuvres complètes, Parigi 1758-66; in 8 voll., Parigi 1790; e, in 5 voll., 1824-1825. Per l'Histoire des Oracles, cfr. ediz. critica di L. Maigron, Parigi 1908. Fra le raccolte di scritti scelti v. F., textes choisis et commentés, a cura di È. Faguet, Parigi 1912.
Bibl.: Abbé Trublet, Mémoires pour servir à l'histoire de la vie et des ouvrages de M. de F., Amsterdam 1759; J.-P.-M. Flourens, F. ou de la philosophie moderne relativement aux sciences naturelles, Parigi 1847; Sainte-Beuve, Causeries du lundi, III; J. Bertrand, L'Académie des sciences de 1666 à 1793, Parigi 1869; F. Brunetière, Études critiques: La formation de l'idée de progrès, Parigi 1893; V. Glachant, Causerie sur F., Parigi 1904; A. Laborde-Milaa, F., Parigi 1905; L. Maigron, F., Parigi 1906; G. Maugain, F. et l'Italie, in Revue de litt. comp., III (1923), pp. 541-603; W. Folkierski, Entre le classicisme et le romantisme, étude sur l'esthétique et les esthéticiens du XVIIIe siècle, Cracovia-Parigi 1925; I.-R. Carré, La philosophie de F. ou le sourire de la raison, Parigi 1932.