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BERLINO

di Emma Ansovini, Ludovica Scarpa - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)
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BERLINO

Emma Ansovini
Ludovica Scarpa

(VI, p. 723; App. II, I, p. 386; III, I, p. 226; IV, I, p. 253)

Storia. - Nel corso degli anni Settanta e Ottanta B. ha beneficiato del clima di distensione seguito all'accordo quadripartito del 1971 e gli scambi tra i due settori della città sono divenuti via via più agevoli e intensi. A Ovest la città è stata governata dal 1971 al 1975 dai socialdemocratici, dal 1975 al 1981 da una coalizione composta da socialdemocratici e liberali e negli anni Ottanta da cristiano-democratici e liberali. Nel novembre 1989, nell'ambito del processo di liberalizzazione che ha segnato la fine del regime comunista nella Repubblica Democratica Tedesca, veniva abbattuto il muro costruito a B. nel 1961, simbolo della divisione delle due Germanie. La vittoria, nelle elezioni tenutesi nella RDT nel marzo 1990, di Alleanza per la Germania, gruppo di partiti dominato dai cristiano-democra tici, e il conseguente avvio di un rapido processo di riunificazione delle due Germanie ha posto le premesse per una soluzione definitiva della questione di Berlino.

Nelle elezioni del 2 dicembre 1990, le prime dal 1946 per una amministrazione unica della città, l'Unione cristiano-democratica guidata da E. Diepgen ha avuto una netta affermazione contro la coalizione (guidata da W. Momper che aveva governato B. Ovest dalle ultime elezioni del gennaio 1989) tra i Verdi della lista alternativa e il Partito socialdemocratico. La CDU, infatti, si è aggiudicata il 40,3% dei voti, mentre la SPD ha ottenuto il 30,5% e la lista alternativa il 5%.

Il 20 giugno 1991 il Bundestag ha scelto B. come capitale della Germania unificata (v. anche germania, in questa Appendice). Vedi tav. t. f.

Bibl.: Berliner Demokratie, ii. Hauptstadt im Nachkriegsdeutschland und Land Berlin 1945-1985, a cura di G. Kotowski e H. J. Reichardt, Berlino 1987; G. Keiderling, Berlin 1945-1986. Geschichte der Hauptstadt der DDR, Berlino (Est) 1987; R. Hildebrandt, Kampf um Weltmacht. Berlin als Brennpunkt des Ost-West-Konflikts, Wiesbaden 1987.

Architettura. - L'architettura del dopoguerra a B. è spiegabile solo a partire dalla divisione politica della città. Le distruzioni belliche di dimensioni eccezionali videro concentrare in entrambi i settori gli sforzi della ricostruzione. Nel settore sovietico della città, se in una prima fase l'architettura funzionalista sembrò riprendere lo spazio sottrattole dal nazismo, ben presto direttive statali la hanno emarginata di nuovo in quanto ''stile del capitalismo'', reazionario e dell'Ovest. Tipica di questa seconda fase è la realizzazione dello Stalin Allee (oggi Frankfurter Allee), gigantesco complesso residenziale realizzato a partire dal 1952 da un gruppo coordinato da H. Henselmann. Si tratta di un'architettura monumentale, in blocchi continui sul fronte stradale, in cui il realismo socialista celebra il valore essenzialmente ornamentale dell'architettura. Un nuovo corso si avrà nel 1959 con il varo da parte del governo di un grande piano di ricostruzione del centro e di edilizia prefabbricata economica, dove i principi funzionalisti sono affiancati da contenuti simbolici (la torre della televisione, 1965, da un'idea di Henselmann).

Nel settore occidentale della città l'architettura funzionalista s'impone (un esempio importante è la sala di concerti della scuola di musica di P. Baumgarten del 1954). Nel 1953 iniziano i preparativi per l'Interbau del 1957: il concorso per la realizzazione del quartiere Hansa, accanto al Tiergarten.

La città ottocentesca, troppo densamente costruita, deve venir sostituita dalla città moderna: in questa ottica le distruzioni belliche sono una sorta di occasione unica, come sostiene H. Scharoun. La sua idea di ''città-paesaggio'' è esemplificata oggi dal Kulturforum, con la filarmonica e la biblioteca di stato, di Scharoun, e la galleria nazionale di L. Mies van der Rohe. Secondo questi orientamenti, nel quartiere Hansa i maggiori architetti internazionali riprendono la tradizione del moderno, che già negli anni Venti aveva arricchito la città con i quartieri residenziali di B. Taut, E. A. Gutkind, W. Gropius, P. Mebes & P. Emmerich, realizzando un quartiere modello dove gli edifici sono distribuiti nel verde, senza alcun rapporto con il profilo della strada. I principi funzionalisti sono alla base anche del quartiere Märkisches Viertel (17.000 appartamenti costruiti dal 1963 da un team di architetti guidato da H. C. Müller, G. Heinrichs, W. Düttmann) all'estremo Nord della città, o nel quartiere Gropiusstadt, su piano generale di W. Gropius, all'estremo Sud.

La visione funzionalista della città − demolizioni di quartieri centrali e decentralizzazione di residenze in enormi complessi nel verde − s'interrompe nella prima metà degli anni Settanta. Dal 1979 l'IBA (Internationale Bauausstellung) promuove concorsi cui partecipano architetti di tutti il mondo (Neubauiba) e una nuova strategia (Altbauiba) per il recupero conservativo del quartiere ottocentesco della Luisenstadt, a Kreuzberg. In questo quadro sono sorti edifici, fra gli altri, di A. Rossi, R. Krier, G. Grassi, H. Hollein, O. M. Ungers, V. Gregotti, P. Derossi, J. Sawade, O. Bohigas, R. Koolhaas, R. Abraham, P. Eisenmann, G. Valle, J. Stirling, A. Siza, O. Steidle.

Nel 1979 il governo di B. Est vara un concorso per la ricostruzione del Nikolaiviertel, la zona circostante la chiesa di San Nicola, in pieno centro. Il progetto, realizzato da G. Stahn, presenta una sorta di tessuto storico, pur utilizzando in modo estremamente spregiudicato elementi prefabbricati accanto a citazioni dalla tradizione, nel tentativo di restituire un'identità storica al centro della capitale della DDR. IBA e Nikolaiviertel sono entrambe iniziative organizzate per il 750° anniversario della fondazione della città, nel 1987: architetture che, pur singolarmente molto distinte, esprimono un ripensamento profondo rispetto alla tradizione del moderno.

Ma con la caduta del muro (9 novembre 1989) B. è tornata a essere un'unica città: l'architettura e l'urbanistica, a partire dalla larga pista occupata dal ''muro'' con la sua tristemente nota ''striscia della morte'', sono coinvolte nella ricostruzione di un'immagine unitaria. I numerosi lotti mai edificati per la prossimità al muro e la costellazione di aree rimaste vuote per la condizione straordinaria della città hanno spinto il Deutsches Architektur-Museum in collaborazione con la Frankfurter Allgemeine Zeitung - anche in virtù della investitura di B. a capitale della Germania unita − a invitare 17 architetti di provenienza internazionale con lo scopo di far loro elaborare proposte per una nuova sistemazione globale e puntuale dell'area compresa tra la Porta di Brandeburgo, la Alexanderplatz, il Lutsgarten e la Mehringplatz: M. Bellini, Coop Himmelbau, N. Foster, G. Grassi, V. Gregotti, Z. Hadid, J. Herzog e P. de Meuron, J. Hejduk, J.P. Kleihues, H. Kollhoff, D. Libeskind, J. Nouvel, M. de SolàMorales, A. Rossi, O.M. Ungers, B. Tschumi, R. Venturi e D. Scott Brown suggeriranno rimedi e soluzioni, pur parziali, al fabbisogno complessivo della nuova città di circa 200.000 abitazioni e di quasi 750.000 m2 di locali per uffici. Vedi tav. f. t.

Bibl.: Architekturführer DDR, Berlin, Berlino DDR 1974; G. Trebbi, La ricostruzione di una città: Berlino 1945-1975, Milano 1978; B. Flierl, Architektur und Kunst, Dresda 1984; G. Stahn, Das Nikolaiviertel am Marx-Engels-Forum, Berlino DDR 1985; Industriekultur in Berlin, a cura di Boberg, Fichter, Gillen, vol. ii, Monaco 1986; Internationale Bauausstellung Berlin, Projektübersicht, Berlino 1987; M. Mamoli, G. Trebbi, Storia dell'Urbanistica. L'Europa del secondo dopoguerra, Roma-Bari 1988.

Vedi anche
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