BERILARD (Baylard, Bailardus, Baialardus, Abaylardus)
Di origine franca, vissuto tra la fine del secolo XI e la prima metà del XII, fu cardinale diacono della Chiesa romana, ma non risulta né tra i sottoscrittori di privilegi pontifici incardinati a una delle diaconie romane, né tra il personale della Curia. Al principio del 1122, o tutt'al più sul finire dell'anno precedente, fu destinato da Callisto II alla cattedra arcivescovile delle diocesi unite di Brindisi ed Oria e ricevette la consacrazione episcopale dallo stesso pontefice: ne dette notizia il papa, con lettera del 22 febbr. 1122, a Sichelgaita, vedova di Goffredo, conte di Conversano, e contessa di Brindisi, e al figlio di costei, Tancredi, conte di Conversano.
La situazione della diocesi brindisina in tale periodo non è delle più chiare, tanto che la maggior parte degli autori fa iniziare l'arcivescovato di B. già nel, 1118, in base ad una errata notizia della Vita Gelasii di Pandolfo da Pisa, secondo la quale egli sarebbe stato presente, con il titolo di arcivescovo di Brindisi, alla consacrazione papale di Gelasio II, avvenuta a Gaeta il 10 marzo di quell'anno; ma il 29 agosto dello stesso 1118 il pontefice si rivolgeva all'arcivescovo Guglielmo (da alcuni autori ricordato erroneamente come Giuliano) che, abbandonata la sede di Brindisi, esercitava le funzioni episcopali soltanto ad Oria, per ingiungergli di rispettare le disposizioni in materia impartite da Urbano II; inoltre, nel privilegio rilasciato da Callisto II all'arcivescovo Bisanzio di Trani il 6 nov. 1120, di cui fu valido intercessore B., questi è ricordato ancora quale "Romane Ecclesie diaconus cardinalis ". Probabilmente il mutamento di sede da Brindisi ad Oria per opera di Guglielmo è servito a radicare la convinzione di una vacanza della cattedra brindisina e ha facilitato l'equivoco, che la Vita Gelasii sembrava confermare, di una anticipata promozione di Berilard.
Il giorno stesso in cui comunicava a Sichelgaita e a Tancredi di aver provveduto alla Chiesa brindisina (22 febbr. 1122), Callisto II confermò al nuovo arcivescovo l'uso del pallio e i privilegi della sua Chiesa secondo il tenore di un documento di Pasquale II (18 ott. 1104), aggiungendo ai possessi ivi menzionati la località di Carovigno. Tra il 1119 e il 1124 1 lo stesso papa attribuiva alla mensa arcivescovile di Brindisi la chiesa di S. Andrea.
Tra le scarse notizie relative al pontificato di B. emerge la contesa tra l'episcopio e il monastero benedettino femminile di S. Maria che, fondato e incrementato dalla contessa Sichelgaita, aveva ottenuto dall'arcivescovo Godino, in cambio della chiesa di S. Basilio di Monopoli, il privilegio dell'esenzione dalla giurisdizione vescovile: sembra che B. non intendesse riconoscere tale esenzione e pretendesse esercitare le prerogative vescovili sul convento. La contessa Sichelgaita ricorse al pontefice Onorio II e, tra il 1126 e il 1129, ebbe da lui l'incarico di congregare i vescovi delle diocesi vicine per demandare loro la composizione della controversia; poco tempo dopo, alla presenza di Formoso, vescovo di Lecce, di Ambrogio, abate di S. Stefano di Monopoli, di Arnono, priore dei S. Sepolcro di Brindisi, e di Adelardo, priore dell'ospedale di Ognissanti, il legato di Onorio II, Pietro, cardinale diacono di S. Maria in Via Lata, definiva la causa sentenziando in favore del monastero: B. accettò il verdetto e concesse alle benedettine un nuovo privilegio.
Nel 1130 il conte Tancredi di Conversano, in memoria del padre Goffredo e della madre Sichelgaita, anche ella morta nel frattempo, concesse a B., per la Chiesa di Brindisi, il casale di S. Donaci. Nel 1136 l'arcivescovo fu tra i testimoni menzionati nel diploma di Ruggero II in favore del monastero della SS. Trinità di Venosa; il 4 ott. 1142 sarebbe stato presente alla traslazione delle spoglie di s. Nicola Pellegrino nella nuova cattedrale di Trani.
B. morì non molto dopo, poiché nel 1144 Lucio II consacrava arcivescovo di Brindisi il successore di B., Lupo.
Fonti e Bibl.: Pandulphi Vita Gelasii, in Liber Pontificalis,a c. di J. M. March, Barcinone 1925, p. 172; Ph. Jaffé-S. Löwenfeld, Regesta Pontif. Romanorum…, I, Lipsiae 1885, nn. 6952 s.; A. de Leo, Codice diplomatico brindisino, I, a cura di G. M. Monti, Trani 1940, pp. xiv e 23 s. (dove bisogna correggere l'anno 1113 in 1130); P. F. Kehr, Italia Pontificia…, IX, Berolini 1962, pp. 292, n. 7, 392 s., nn. 27-32; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra…, IX, Venetiis 1721, coll. 31-33; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XXI, Venezia 1870, p. 117; P. B. Gams, Series episcoporum…, Ratisbonae 1873, p. 862; A. P. Coco, Collectoria Terrae Idronti…,Taranto 1926, p. 47.